Antonio Conte, attore di teatro, cinema e televisione, nasce a Taranto il 1 novembre 1956.
Fin da giovanissimo inizia a lavorare nei teatri della sua regione fino a diventare un attore professionista e lavorare così, per la televisione e per il cinema.
Il suo curriculum è veramente vasto.
Ha lavorato per grandi registi cinematografici come Carlo Verdone, Diego Abatantuono,Giorgio Panariello e tanti altri…
Ci vuoi raccontare com’è nata la tua passione per la recitazione?
La passione per il teatro è nata fin da piccolo. Mia madre mi ha sempre portato a vedere tutte le rappresentazioni che venivano effettuate a Taranto. Poi in secondo superiore, la mia professoressa di lettere, Italia Olivieri De Gennaro, ci fece leggere l’Antologia di Spoon River. L’entusiasmo e l’interesse che nacque in noi studenti furono talmente forti, che in men che non si dica fondammo il gruppo teatrale “Teatro per Noi”. Gruppo che operò non solo nei rimanenti anni di scuola, ma che continuò anche a studi conclusi.
Quando e come è avvenuta la tua prima apparizione in televisione?
La prima apparizione televisiva risale al 1983 nel “Guido Gozzano” con P.Pitagora, R.Herlitzka e B.Tosco per la regia di G.Casalino prodotto dalla sede RAI di Torino.
Hai lavorato al cinema con grandi registi e attori come Verdone, Abatantuono… Ci vuoi raccontare questa tua esperienza?
In cinema, così come in televisione, ho avuto il privilegio di lavorare con attori e registi di altissimo calibro. C.Verdone, E.Montesano, G.Panariello, T.Brass, L.Wertmuller, A.Benvenuti, C.Insegno, P.Insegno, P.Bonacelli. L’elenco potrebbe ancora continuare. Parlare di un’unica esperienza è difficile. Per come vivo io il rapporto con il lavoro e con i colleghi ogni esperienza è unica. Certo, senza nulla levare a nessuno, ma quando ho lavorato con G.Landi, C.Croccolo, M.Merlini, R.Vianello, S.Mondaini, P.Ferrari, D.Scala, M.Merlini, G.Bramieri, L.Goggi, J.Dorelli l’emozione è stata grandissima. Loro facevano parte della mia giovinezza, di quella parte della mia vita che io definisco “il periodo in bianco e nero”.
Oltre al cinema e al teatro, sei stato l’interprete di molti spot televisivi. Raccontaci questa tua esperienza.
La pubblicità mi diverte molto. Ho avuto l’occasione di partecipare a importanti campagne pubblicitarie. Ho girato il primo spot “McDONALD’S” ideato espressamente per il mercato italiano. Il fortunatissimo spot” Chante Claire” è stato programmato per ben cinque anni. Girare la pubblicità è molto impegnativo specialmente se giri per società italiane. In uno, massimo due giorni devi aver realizzato tutto. E non sempre è possibile. Con gli stranieri, specialmente inglesi e americani si lavora molto meglio.
Il set cinematografico dove hai lavorato meglio e l’attore o l’attrice con i quali hai legato maggiormente?
Due grandi incontri hanno segnato la mia carriera. Mario Carotenuto, con cui ho lavorato per cinque anni consecutivi. E’ stata una grande scuola. Mario era di una serietà, di un rigore e di una professionalità, che difficilmente ho ancora incontrato. e E poi c’è stato l’incontro con il grande maestro Gino Landi. Con Gino ormai ci lega un’amicizia trentennale. Con lui ho fatto sia televisione, “Serata d’onore”,”Bellezze al bagno, ma anche la commedia musicale “Un mandarino per Teo” così come le operette, “La vedova allegra” ” La principessa della Czardas” “La principessa Sissi”, “Paganini”
Hai lavorato in Italia e anche all’estero nel cinema americano. Esistono delle differenze importanti tra il cinema italiano e quello americano?
Gli americani, come gli inglesi, investono nel lavoro. Non importa quello che costerà, perché loro partono dal presupposto che la qualità ripagherà. In Italia non è sempre così. Certo ci sono le eccezioni, ma non salvano tutto il mercato.
Cosa ti porti dentro dal teatro, televisione e cinema?
Se parliamo di emozioni quelle del teatro sono uniche irripetibili. Ogni replica è un fatto a se. Le variabili sono tante e cambiano tutte la sere. Ci vuole una grande concentrazione. Tutte le sere è un triplo salto mortale senza rete. In cinema, o in televisione, si ripete finché non viene bene. Certo anche li devi essere bravo. Ma il cinema, e la televisione, offrono più escamotage. La ripetizione, le luci, le inquadrature, il montaggio, la sonorizzazione, il trucco, l’effetto speciale, la post produzione, e via discorrendo. Però il cinema e la televisione danno grande notorietà e visibilità. In una sera a teatro, mediamente, possono vederti 400, 600 persone. La stessa sera al cinema o in televisione ti possono vedere milioni di spettatori. E non tocchiamo l’aspetto economico, perché non sono assolutamente comparabili.
L’esperienza più simpatica che ti è capitata durante una ripresa cinematografica e quella che ti ha maggiormente emozionato?
Le più grandi emozioni le ho provate quando ho lavorato con i grandi del passato, quando esser bravi era fondamentale. Quando ho lavorato con coloro, come ho già detto, che “facevano parte della mia giovinezza, di quella parte della mia vita che io definisco, il periodo in bianco e nero”.
È mai nato un amore sul set o in teatro?
Ho sempre evitato. Tendo sempre a dividere la vita privata dai rapporti professionali.
A volte nel lavoro nascono rapporti di “necessità” e non sono mai costruttivi.
Ultimamente sei apparso nella soap italiana “Un Posto Al Sole”. Ci vuoi raccontare il tuo personaggio?
Espedito Altieri è un dinosauro, potrei dire. E’ una testimonianza fossile di un modo di pensare che non dovrebbe esserci più. E’ un maschilista convinto, un padre padrone. Non è cattivo, ma ha un carattere esuberante e ovviamente si crede un maschio alfa. E’ legato a vecchi schemi di gestione dei figli, e delle vite dei figli, con particolare riguardo per quella della figlia. Ma ripeto non è cattivo, va lasciato sfogare e poi torna mansueto e ragionevole. E comunque mi diverto molto a farlo, anche perché ho trovato grande collaborazione da parte dei colleghi e dei registi con cui ho avuto il piacere di lavorare. Ha rotto un po’ gli schemi classici della soop, e in particolar modo quelli della comicità.
A quali progetti stai lavorando ora e quali sono i tuoi progetti per il prossimo futuro…
Prossimi impegni sono “Uno, nessuno, centomila” di L.Pirandello, “Donnacce” di G.Clementi, e “Colloquio notturno con un uomo disprezzato” di F. Durrenmat.
Io, lo staff di ScrepMagazine e il direttore Giuseppe De Nicola ti ringraziamo per la gentilezza nell’aver raccontato di te.
Grazie
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