…il senso della vita e i timori per il futuro del Paese
12 aprile 2020, Pasqua di Resurrezione
13 aprile 2020, Pasquetta
Una Pasqua ed una Pasquetta che rimarranno scolpiti nei nostri cuori: oggi citati come cronaca nei vari mass media, domani, quando la cronaca sarà storia, nei libri di storia e di medicina.
Di certo giorni che difficilmente saranno dimenticati e che, per il loro essere così dolorosi, saranno tramandati a chissà quante generazioni.
Una Pasqua integralmente vissuta da casa, una Pasquetta vissuta senza gite fuori porta, obbligati nelle nostre abitazioni per evitare il contagio e non compromettere la vita altrui e la nostra.
Abbiamo vissuto una reciprocità a distanza, un modo di pensare, di pregare e di vivere la fede che non ci apparteneva e per certi aspetti inconcepibile sino a qualche mese fa.
Abbiamo vissuto momenti, ore, tempo di preghiera nelle nostre case, come se le stesse si fossero trasformate in tante chiese, in tanti luoghi di culto dove si è accesa in maniera dirompente e prepotente, grazie alla commozione di Papa Francesco, la fiamma della speranza e della solidarietà e la consapevolezza dell’importanza di essere uniti, di sostenerci a vicenda, anche con una semplice ed elementare telefonata, perché improvvisamente abbiamo avvertito tutta la nostra fragilità, la nostra non onnipotenza, tutti i nostri limiti.
E ha preso campo lo slogan: “Se mi vuoi bene, stammi a distanza”.
E a distanza in questi giorni è proseguito il nostro viaggio per scandagliare sempre più il sentiment e le emozioni che albergano nel cuore del Paese Italia.
Luciana Di Bella di Alcamo, attualmente a Londra, cantante lirica
Fiore: Come stai vivendo questo momento?
Di Bella: Come un funambolo che cerca di stare in equilibrio sulla sua corda.
Da contagiata e guarita sono grata per la vita, sento forte il distacco dalle persone amate e sul futuro nutro grandi paure ma anche grandi speranze.
Magari non si capisce molto da che parte sto, ma non saprei spiegare meglio il mio stato interiore al momento.
Fiore: Ora stai bene?
Di Bella: Per fortuna sì.
Fiore: Dove vivi?
Di Bella: A Londra.
Fiore: Ti sei ammalata a Londra?
Di Bella: Si, ed ho scelto di restare, nonostante il momento così difficile.
Fiore: Se vuoi, puoi descrivere per ScrepMagazine la tua battaglia per sconfiggere il contagio?
Di Bella: Io scrivo in genere, ma ancora non mi sono sbloccata.
Iniziamo da questo e poi magari, con calma, scriverò di questa esperienza se per te va bene.
Fiore: Grazie, sei gentilissima.
Di Bella: Grazie a te per avermi coinvolta.
Fiore: Una grande grande Buona Pasqua…
Di Bella: Grazie, ricambio…
Ascolta Luciana cantare: https://www.youtube.com/watch?v=nJjsjfpR59I
Michela Nocco di Bari, 48 anni, avvocato
Esprimere sentimenti in questo momento non è facile.
Soprattutto perché quello che mi passa per la testa, e per il cuore, è un coacervo di sensazioni, paure, emozioni.
Quello che mi angoscia non è tanto il presente, visto che rispettando le regole, siamo a casa al sicuro, ma è il futuro.
Penso che quello che ci sospetta sarà una dura prova, alla quale siamo meno preparati di quanto non lo si fosse nel dopo guerra, in quanto non abbiamo visto in faccia il nemico e, almeno noi, non abbiamo neanche visto gli effetti della guerra in termini di vite umane spezzate.
Ce ne accorgeremo una volta ripresa la normalità.
Sono certa, comunque, che ce la faremo, ci rimboccheremo le maniche, e ce la faremo.
Forse sarà la spinta giusta per le generazioni di giovani che abbiamo cresciuto un po’ viziati e bulimici, avranno più mordente con la pancia meno piena.
La storia va letta alla distanza, quindi, vedremo.
Un caro saluto.
Teresa Ceglie di Conversano
È l’ora più buia di tutta la mia Vita… alcuni giorni sono arrabbiata, altri giorni triste.
Vincenza Bisceglia di Bitonto, 45 anni, insegnante
“E chi ha detto che per restare uniti bisogna vedersi e sentirsi tutti i giorni?
L’amicizia, come l’amore, quando è vera, sincera, resiste alla distanza, a tutto.
Sai che ti dico? Molte volte è vicino chi è lontano!!!”
Per me rimangono indelebili in tutti i periodi queste sacre parole.
Da sempre e per sempre.
Vincenzo Giacalone di Alcamo, 58 anni, notaio
Ciao Vincenzo, a seguito del nostro recente colloquio telefonico, ho molto apprezzato la tua lodevole iniziativa di dare ai posteri una testimonianza concreta del momento storico che tutti noi stiamo vivendo.
Il tuo appello mi gratifica molto perché la mia professione per i media “non esiste”.
Finora non ho mai sentito o letto una parola di apprezzamento per la categoria dei notai: ma pur non pretendendo plausi, mi sarei accontentato di un semplice cenno agli sforzi che la categoria, in un momento così difficile, sta mettendo in atto.
Ad onor di cronaca occorre dire che la legge notarile, (trattasi di un provvedimento che risale al 1913), punisce con la destituzione, (ovviamente la sanzione più grave in assoluto), il notaio che abbandona la sede particolarmente in occasione di epidemia o malattia contagiosa.
Il che significa che dovrebbe essere emanato un provvedimento di pari forza cogente per escludere l’obbligo di assistenza alla sede.
Ma tale provvedimento non è stato nemmeno richiesto dagli organi di vertice della categoria, proprio perché si è ritenuto opportuno fornire alla popolazione questo servizio, ritenendolo servizio pubblico essenziale.
Questo obbligo è stato semplicemente mitigato limitando la stipula ai soli affari ritenuti dai clienti urgenti ed indifferibili.
E così noi notai giornalmente ci rechiamo nei nostri studi, assolutamente deserti nella stragrande maggioranza dei casi, aspettando di venire chiamati dai clienti che abbiano bisogno urgente del nostro servizio notarile, garantendo comunque consulenza telefonica (gratuita), rilasciando, su richiesta, le copie dei nostri atti, rispondendo alle numerose e-mail che riceviamo e, soprattutto, (molto importante), garantendo ai nostri impiegati il pagamento dello stipendio.
E’ chiaramente una situazione molto critica perché il bilancio è assolutamente negativo ma siamo speranzosi (come categoria) che “tutto andrà bene”.
Ecco, questo è il mio modesto e sintetico contributo che posso darti per la tua meritoria opera che stai realizzando, sperando di poterla leggere in tempi brevi.
Un abbraccio affettuoso, caro Vincenzo.
Daniela Logrieco di Palese Macchie, Bari, 58 anni, docente
La sospensione dell’attività scolastica, che mi tocca in prima linea, e di quella lavorativa disposta dal governo, è un chiaro segnale che non si tratta di attendere che il clima cambi per tornare a muoversi liberamente ma che il nemico è più insidioso e minaccioso.
Questo significa che le relazioni con le persone e gli spazi esterni sono impedite.
E questa sospensione ha prodotto in alcuni l’angosciosa condizione di un vuoto di senso.
Forse l’assenza di relazioni fisiche ha determinato un aumento fuori misura di contatti e informazioni virtuali.
Ma invece mi chiedo: perché non approfittare di questa distanza sociale per praticare anche una “distanza tecnologica”?
Almeno un’oretta al giorno: niente internet, niente Tv, niente telefonate e Whatsapp per abituarci quando torneremo, spero quanto prima, alla normalità. Certo non tanto facile da farsi, ma forse più facile del ritrovarsi soli, terribilmente soli con se stessi.
Non isolati, ma soli.
Anche questo è un segno dei tempi, bello e brutto, utile e dannoso allo stesso tempo.
La condizione attuale costituisce però anche una nuova possibilità perché vivere nei nostri rifugi casalinghi, con servizi comunque funzionanti e viveri che non scarseggiano, consente di ripensare al valore delle cose che fondano il nostro stare al mondo.
Una cosa mi è abbastanza chiara: la saggezza nel tempo di crisi spinge a un ritorno alla propria interiorità, che sembra essere il più potente farmaco contro i virus di paure, stupidaggini, cattiverie, invidie, egoismi.
In questi giorni, così spiritualmente particolari e persino in questa vicenda, faccio una riflessione… tutto ciò è un’occasione per riconoscere e sperimentare i segni della presenza di Dio.
Adesso si è diventati tutti uguali, quella ricerca di uguaglianza, da sempre auspicata, si è concretizzata: siamo tutti ugualmente piccoli, fragili e impotenti innanzi ad un nemico, invisibile.
Siamo stati privati di tutto: il futuro è sospeso, in quiescenza, dentro la fragile e potente bolla della quarantena e non è rimasto che sognare quello che si sarebbe potuto costruire…
Emanuela Vincenti di Milano, 68 anni, ex pubblicitaria, ora casalinga
La mia vita è in una bolla.
Giulia Molinari di Adelfia, Bari, 58 anni, organizzatrice di eventi
Il mio personale augurio Pasquale per tutti i conoscenti, e non, nasce da una riflessione…
Dopo il 9 marzo abbiamo conosciuto la PAURA del contagio, abbiamo temuto per la nostra salute e ci siamo riuniti in un grande abbraccio virtuale: canti sui balconi, bandiere e messaggi amorevoli…
Ci siamo sentiti tutti più buoni e umani.
Dopo poche settimane da quel 9 marzo abbiamo conosciuto un’altra PAURA: quella che ci fa temere per la nostra economia personale, per il nostro lavoro, per le nostre aziende…
E ci siamo immersi in un grande caos dove regna la voglia di proteggere quello che abbiamo costruito negli anni, con sacrificio, e, comprensibile, dove tutti chiediamo allo Stato risposte che forse ora non può dare.
E ci sentiamo un po’ più soli.
E allora penso che dovremmo imparare a gestire le paure, dovremmo imparare che alcune di queste aiutano a salvarci, a migliorarci, altre ci rendono meno umani.
A tutti noi resta il grande impegno di discernere le une dalle altre.
Penso che dovremmo prendere esempio da chi con grande impegno, a rischio della propria salute, sta combattendo in prima linea, non solo perché è obbligato a farlo, ma perché c’è una forte coscienza umana che li guida.
Facciamo in modo di essere uniti dalla stessa coscienza, usciremo prima da questa emergenza e ne usciremo migliori.
Claudia Minenna di Roma, psicologa psicoterapeuta
Nell’essere umano agiscono due forze contrastanti: Eros e Thanatos, ovvero una forza costruttiva e una distruttiva.
Tali forze sono presenti in ciascuno di noi, ogni giorno, e in modo particolare in questo periodo storico molto delicato.
La forza costruttiva, Eros, ci spinge ad agire, reagire, ad affrontare le difficoltà, a riempire ogni atto d’ amore.
La forza distruttiva, Thanatos, può delinearsi in tristezza, angoscia, depressione, pensieri suicidari…
Questi due tipi di forze stanno agendo sia nella popolazione in generale, costretta a restare a casa, che nelle persone che abbiamo chiamato “Eroi” che lottano ogni giorno al nostro fianco: parecchi di loro, purtroppo, hanno perso la vita per salvare la nostra.
C’è un’altra forza che non dobbiamo trascurare, la figlia di queste due forze contrastanti: l’ingegnosità o la creatività.
Quest’ ultima è l’espressione più elevata dell’Eros.
L’ abbiamo vista in coloro che, si sono prodigati per il popolo italiano,
facendo donazioni, cucendo mascherine, inventando ventilatori, creazioni che derivano dal singolo individuo, dalle medie e grandi case di moda.
La medesima forza creativa la riscontriamo anche in coloro che, stando a casa, hanno saputo reinventare il loro tempo intrattenendo se stessi e i propri bambini con giochi o nuove ricette.
Questo periodo di dolore, lacrime, perdite, paure, angosce, incertezze è riuscito a tirar fuori, nella maggior parte di noi, un istinto primordiale, l’istinto di sopravvivenza, che deriva dall’ Eros, dall’amore verso se stessi, verso gli altri, dalla spinta alla costruzione.
L’ istinto di sopravvivenza si declina anche in spirito di solidarietà e altruismo. Possiamo annoverare tanti atti di altruismo, che sono stati fotografati e resi noti.
Ad esempio le cassette piene di viveri per i bisognosi.
Siamo in quarantena ma non siamo soli.
Riusciamo a “sentire” che l’altro c’ è.
Essere uniti ci dà forza.
Non siamo soli. Ci siamo.
Auguri di cuore, Buona Pasqua…
E a proposito di doni e solidarietà dodici aziende pugliesi del settore oleario, impegnate nella produzione e commercializzazione di olio, si sono unite per sostenere il sistema sanitario pugliese alle prese con l’emergenza Coronavirus.
Le aziende Agridè, Giuseppe Vacca Olii e Olearia Desantis di Bitonto, l’Azienda Olearia Basile di Andria, la Casa Olearia Italiana di Monopoli, l’Industria Olearia F.lli Rubino e Patano di Bari, la Medsol Olio Luglio di Molfetta, la Nicola Pantaleo di Fasano, Olio Ribatti e Sud Italia Alimentari (F.lli Cassetta) di Corato e un’altra che ha preferito rimanere nell’anonimato hanno donato dodici ventilatori polmonari ad alcuni ospedali pugliesi.
I ventilatori sono stati forniti a tempo di record dalla MedicAir Sud.
Oltre ai ventilatori, le aziende si sono impegnate nell’acquisto e nella distribuzione agli ospedali di dispositivi di protezione individuale (mascherine facciali, guanti, visiere, occhiali) e di test rapidi per la diagnosi del Covid-19.
… a cura Vincenzo Fiore