“a tu per tu con…” Franco Forte e i “suoi Re di Roma”

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Franco Forte e i “suoi Re di Roma”

Franco Forte nasce a Milano nel 1962 e vive a Dresano, nella provincia meneghina.

Dopo gli studi in ingegneria elettronica si dedica al giornalismo, alla scrittura e alle traduzioni.

È sceneggiatore, nonché direttore editoriale delle collane da edicola Mondadori, i Gialli Mondadori, Urania e Segretissimo, e sempre per Mondadori è uno degli editor degli Oscar.

Come autore ha pubblicato i romanzi “La bambina e il nazista”, “Romolo – Il primo re”, “Cesare l’immortale”, “Caligola – Impero e Follia”, “Ira Domini – Sangue sui Navigli”, “Gengis Khan – Il figlio del cielo”“Il segno dell’untore”,  “Roma in fiamme”, “I Bastioni del Coraggio”, “Carthago”, “Operazione Copernico”, opzionato da Dino De Laurentiis per una riduzione cinematografica, “La Compagnia della Morte”, “La stretta del Pitone” , “Il figlio del cielo”, “L’orda d’oro”, da cui Forte ha tratto uno sceneggiato TV su Gengis Khan prodotto da Mediaset,  “China Killer”, un thriller di ambientazione milanese dai toni forti, Caligola – Impero e Follia, La bambina e il nazista.

Il suo esordio risale al 1990, con il romanzo “Gli eretici di Zlatos”.

Per Delos Books ha pubblicato “Il Prontuario dello Scrittore”, un interessante ed essenziale manuale di scrittura creativa per gli autori esordienti, giunto alla settima edizione e i saggi “Come partecipare ai premi letterari (e vincere)” insieme a Fabrizio Bianchini, “Come si scrive un film” e “Agenzie letterarie – Quali sono, come operano, come contattarle”.

Dall’inglese ha tradotto “Aristoi” e “Metropolitan” e “L’era del flagello”  di Walter Jon Williams, “Meglio non chiedere” di Donald E. Westlake, “Il segreto dei Donovan” di Frederik Pohl , “La guerra dei robot” di Harry Harrison e, dal tedesco, “Q come Caos” di Falko Blask .

Per Mediaset è stato autore per le serie TV “Distretto di Polizia” e “RIS: Delitti imperfetti“ e ha scritto la sceneggiatura del film TV “Giulio Cesare“.

Come giornalista collabora a diverse importanti testate: ha una rubrica settimanale di opinione sul quotidiano Il Cittadino di Lodi ed è direttore responsabile della rivista “Writers Magazine Italia“ e del “Delos Network“, il network di siti di Delos Books.

Intanto ha dato il via un intrigante cantiere letterario, il cui scopo è mettere in campo la storia della Roma antica correndo tra il mito e la realtà con fascino e semplicità e con uno stile scorrevole, ricco di emozioni da portarti a leggere tutto d’un fiato i volumi.

Si tratta dell’opera I Sette Re di Roma, pensata da Franco Forte e composta da sette romanzi storici che, dallo scorso novembre, sono in libreria nella collana Mondadori Oscar Bestseller Historica con la riedizione di “Romolo – Il primo re”, scritto dallo stesso Franco Forte in collaborazione con Guido Anselmi.

Lo scorso febbraio sono usciti Numa Pompilio – Il Re dei Numi”  della triade Forte, Imperi, Roncari di cui ScrepMagazine  ha avuto modo di occuparsene nel recente “a tu per tu con…”  con Flavia Imperi e Beppe RoncariTullio Ostilio scritto da Forte, Mina Alfieri e Scilla Bonfiglioli.

A giugno toccherà ad Anco Marzio e a Tarquinio Prisco, a novembre a Servio Tullio e a Tarquinio il Superbo.

Un’avvincente cavalcata tra la storia, il mito e la leggenda guidata da quattordici ottimi scrittori italiani che fanno rivivere le origini di una Città che, da piccolo agglomerato di capanne, divenne la capitale di un grande  Impero e di un’imponente civiltà.

Fiore – La domanda, caro Franco Forte, nasce spontanea.

Visto che sui sette Re di Roma esistono pochissime tracce storiche come avete fatto a cercare le fonti e a selezionarle?

Forte – Ecco spiegato il motivo per cui era impossibile che scrivessi da solo questa saga sui sette re di Roma. Sarebbe stato un compito improbo, visto che per quanto esistano ben poche fonti storiche relative a quel periodo, gli scrittori antichi che ne hanno parlato, mixando gli eventi reali con le mille leggende fiorite intorno alla fondazione di Roma, sono veramente tantissimi, e occorreva una vera e propria task force per studiare e sviscerare tutto, cercando di capire che cosa potesse essere raccontato e, soprattutto, quali eventi reali avessero in qualche modo generato gli episodi di cui la leggenda di Roma è ricchissima. Ho così riunito intorno a questo progetto un gruppo di giovani e bravi autori emergenti, usciti da un importante training con il sottoscritto finalizzato a costruire autori di buon livello, e insieme a loro abbiamo dato avvio al lungo e complicato lavoro di cernita delle fonti storiche. In totale hanno lavorato su questa serie 14 autori, in un collettivo di lavoro che penso non abbia eguali in Italia, e forse anche nel resto del mondo.

Fiore – Parlando da CT del gruppo, quali sono stati i criteri per comporre questa squadra?

Forte – Come ho detto, mi sono rivolto ad autori che conoscevo già abbastanza bene e che avevano seguito un percorso di lavoro importante, frequentando corsi con il sottoscritto, pubblicando racconti su testate di rilievo, cimentandosi nel romanzo o nella traduzione a ottimi livelli. Autori che dovevano avere carattere, talento e il desiderio di cimentarsi in un’impresa quasi impossibile. E capaci di dialogare tra loro per sostenersi e alimentarsi a vicenda, cosa che è puntualmente accaduta. Da parte mia ho coordinato tutto come se fossimo al lavoro su una serie televisiva, e poi sono intervenuto nella scrittura dei singoli romanzi per dare al tutto una fluidità espressiva facilmente riconoscibile e non troppo diversa da libro a libro.

Fiore – Quanto sta giocando la fantasia e l’immaginazione nello scrivere questi sette volumi e sino a che punto la loro asticella è possibile alzarla per evitare di andare in rotta di collisione con i lasciti della storia?

Forte – Ovviamente quando si scrive un romanzo la fantasia è necessaria per colmare i buchi enormi che lo studio della storia e l’archeologa non riescono a riempire. Soprattutto quando si parla di emozioni. Perché alla fine un romanzo è questo che gestisce: le emozioni dei personaggi, che vengono trasmesse ai lettori. Grazie a esse si possono colmare i buchi che la storiografia ufficiale non riesce a definire, sfruttando l’immaginazione in modo sempre coerente e credibile, in riferimento al contesto storico in cui ci si muove. Un’operazione delicata e complessa, che costringe gli autori a studiare a fondo i lasciti storici, per poi ricamare di fantasia e immaginazione per dare sostanza ai personaggi, agli eventi e ai luoghi in cui si muovono.

Fiore – Qual è stata l’idea che le ha fatto scattare la molla di dare vita alla saga dei Sette Re di Roma?

Forte – Be’, io scrivo di Roma antica da molto tempo, e nei miei romanzi ho approfondito personaggi straordinari come Nerone, Caligola, Publio Cornelio Scipione, Annibale, Giulio Cesare… era normale che cercassi di capire come questa straordinaria civiltà fosse nata, da quali eventi si fosse sviluppata, andando oltre quanto ci narra la leggenda. Per farlo occorreva raccontare i primi sette re di Roma, che tutti conosciamo per averli studiati a scuola, ma di cui in realtà sappiamo poco o nulla. Per cui da molto tempo covavo questa idea impossibile: scrivere sette romanzi sui sette re di Roma. Adesso finalmente il mio sogno si è tramutato in realtà, e posso dire con orgoglio che questa è una serie unica al mondo, visto che non esiste nulla di simile.

Fiore – Non c’è che da complimentarsi con lei che ha avuto questa idea geniale e con gli altri componenti della squadra anche perché, da quanto ho letto sinora, siete riusciti a fare luce su “un’epoca buia e tormentata, che ben pochi avevano raccontato in modo così approfondito.”

Forte – Il Lazio primordiale era un luogo davvero difficile e misterioso in cui vivere, e le colline attraversate dal Tevere su cui si è sviluppata Roma erano un agglomerato di capanne sparse circondate da mefitiche paludi. Uno scenario quasi da girone dell’infero, in cui l’unica regola era cercare di sopravvivere a ogni costo. Grazie all’intuizione di un uomo, a cui la storia ha assegnato il nome di Romolo, da quel gruppo di capanne si è sviluppata la più grande civiltà della storia, che ha gettato le basi per il mondo moderno. Quell’epoca andava raccontata…

Fiore – Chi era Romolo?

Forte – Un visionario. Un uomo che non si è accontentato di lottare per sopravvivere, e che aveva esteso il suo orizzonte ben più lontano del semplice domani. Voleva costruire qualcosa di grande e duraturo per la sua gente, e si è battuto per farlo, anche a costo di versare il sangue di chi gli era più caro, come per esempio Remo, suo fratello.

Fiore –  E’ stato particolarmente difficile cucire la storia e il mito di Romolo e scrivere il romanzo storico del primo Re di Roma?

Forte – È stato difficile fare reverse engineering, partendo da quello che ci dice la leggenda e cercando di capire quali eventi reali potessero averla ispirata. Abbiamo dovuto fare questo lavoro per ogni singolo evento narrato nel romanzo di Romolo, e non è stato facile. Tutti sanno, per esempio, che il simbolo di Roma è una lupa che allatta i due gemelli, Romolo e Remo. Ma cosa può avere generato questa leggenda? Abbiamo scoperto, confrontando gli scritti degli storici antichi, che esisteva una donna, in quell’epoca, chiamata la Lupa, che viveva in una caverna chiamata Lupercale. La donna era una prostituta, e fu lei a trovare Romolo e Remo abbandonati poco dopo la nascita. È stata quindi una donna chiamata Lupa ad allattare Romolo e Remo, e da qui… è nata la leggenda. Immagina questo processo per TUTTO quello che riguarda la storia mitizzata della fondazione di Roma…

Fiore – Scrivere un libro a quattro o a sei mani è complicato?

Forte – Pe me no, ci sono abituato, avendo scritto a lungo per le serie televisive, dove il lavoro di squadra e multi-autore è la normalità. E poi io sono anche un editor professionista, e dunque è il mio lavoro coordinare autori e storie per ricavarne qualcosa di omogeneo e compiuto.

Fiore – Avete un metodo per dividervi i compiti della ricerca delle fonti e della scrittura?

Forte – Si lavora sempre in team, dove tutti fanno un po’ tutto: le ricerche, lo studio, la scrittura, la revisione, il confronto, la lettura incrociata. Il segreto è mettere in comune la propria creatività e la professionalità che deve contraddistinguere chi vuole arrivare ai piani alti dell’editoria.

Fiore – Il romanzo storico è un genere letterario che riscosse notevole fortuna nei primi decenni dell’ottocento. Oggi, la bandiera della fortuna è tornata a sventolare?

Forte – Il romanzo storico è un settore che non ha mai subito forti crisi e si è sempre mantenuto su ottimi livelli di interesse da parte del pubblico. Quando poi parliamo di Roma antica, il successo è quasi sempre assicurato, e non solo in Italia.

Fiore – “Il prontuario dello scrittore” è un suo manuale di scrittura creativa per esordienti, e ce ne sono tanti, pubblicato  con Delos Books. Quale consiglio, al di là di quanto da lei scritto nel “prontuario”, darebbe a chi ha il sogno o il desiderio di diventare scrittore?

Forte – Be’, di consigli ne do tantissimi nei video che metto a disposizione degli autori e che sono disponibili in libera consultazione sul canale Youtube Scuola di Scrittura. Lì entro nello specifico su molti argomenti. Per parlare in generale, dico che non si può essere scrittori se non si è anche forti lettori, particolare questo che purtroppo in tanti disattendono.

Fiore – A posteriori, quale dei suoi libri non avrebbe voluto scrivere?

Forte – Nessuno, senza alcun dubbio. Semmai, ce ne sono troppi che avrei voluto scrivere ma che ancora non sono riuscito a realizzare…

Fiore – Mi hanno parlato molto bene del suo romanzo scritto a quattro mani con Scilla Bonfiglioli: “La bambina e il nazista”, libro che non ho ancora letto. Me ne vuole parlare?

Forte – Anche questa è una storia che volevo scrivere da molto tempo, perché meritava di essere raccontata. Lavorando per uno sceneggiato Mediaset ho avuto modo di consultare le carte del processo di Norimberga per i crimini nazisti, e mi sono imbattuto in una testimonianza secondo cui una bambina ebrea di 8 anni è stata salvata da due campi di sterminio polacchi da un ufficiale delle SS. Non c’era molto di più, e per anni mi sono chiesto perché quel nazista avesse salvato la bambina, e come avesse potuto farlo. L’incontro con Scilla è stato provvidenziale per trovare un’anima affine con cui condividere il desiderio di raccontare questa storia. Ci siamo basati su ciò che sapevamo di vero e abbiamo ricostruito l’epoca e i fatti in cui gli avvenimenti si sono svolti, poi abbiamo dato la nostra personale interpretazione delle motivazioni che possono avere spinto quell’ufficiale delle SS a salvare una bambina innocente. E naturalmente anche i modi brutali e spesso amorali con cui è riuscito a farlo, perché dall’inferno si esce solo versando lacrime e sangue.

Fiore – E a proposito di bambini, ha desiderato fare lo scrittore sin da bambino?

Forte – Certamente. Un sogno che pian piano è diventato ossessione e poi si è trasformato in realtà. Mi considero una persona fortunata, per questo, anche se non mi ha mai regalato niente nessuno e ho dovuto combattere con i denti e con le unghie per ogni risultato conseguito. Ma non avrei potuto fare altrimenti.

Fiore – Fantasia e realtà: qual è preponderante  nei suoi libri?

Forte – Dipende dal tipo di libro, però è chiaro che in ogni romanzo è la fantasia dell’autore a dare vita alle emozioni vissute dai personaggi, e dunque si tratta di una componente essenziale. Dopodiché, se si riesce a incastrare questi voli di fantasia in un substrato reale e realistico, si ottiene il romanzo storico, campo in cui mi cimento ormai da anni con un certo successo e gran divertimento.

Fiore – Nel ringraziarla per il tempo che mi ha dedicato, mi piace chiudere l’intervista con una provocazione. Scriverebbe una piccola storia per ScrepMagazine e i suoi lettori?

Forte – Va bene, però lo faccio tornando alle mie origini, cioè con un raccontino di fantascienza. Una storia un po’ demenziale, tanto per sorridere:

Gommodroidi

Aria, 10 anni, si avvicinò a Elio.

— Ehi, cos’hai lì?

— Lì dove?

— Sulla guancia. Aspetta! Sembra un foruncolo.

— Che schifo…

— È bello giallo e maturo. Fammelo schiacciare!

— Stai scherzando.

— Ma no, mi diverto un mondo. Vedrai che schizzo!

Prima che Elio potesse fermarla, Aria allungò le mani e gli strizzò il foruncolo.

PAF! PSSSSSSSSSTPRRRRRRT!

Elio schizzò via come un palloncino bucato.

— Accidenti — sbuffò Aria, irritata. — Non li fanno più come una volta, questi gommodroidi.

Franco Forte e i “suoi Re di Roma”

a cura di Vincenzo Fiore

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

“a tu per tu con…” Flavia Imperi, Beppe Roncari e…

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Vincenzo Fiore
Sono Vincenzo Fiore, nato a Mariotto, borgo in provincia di Bari, il 10 dicembre 1948. Vivo tra Roma, dove risiedo, e Mariotto. Sposato con un figlio. Ho conseguito la maturità classica presso il liceo classico di Molfetta, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bari con una tesi sullo scrittore peruviano, Carlos Castaneda. Dal 1982 sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti. Amo la Politica che mi ha visto fortemente e attivamente impegnato anche con incarichi nazionali, amo organizzare eventi, presentazioni di libri, estemporanee di pittura. Mi appassiona l’agricoltura e il mondo contadino. Amo stare tra la gente e con la gente, mi piace interpretare la realtà nelle sue profondità più nascoste. Amo definirmi uno degli ultimi romantici, che guarda “oltre” per cercare l’infinito e ricamare la speranza sulla tela del vivere, in quell’intreccio di passioni, profumi, gioie, dolori e ricordi che formano il tempo della vita. Nel novembre 2017 ho dato alle stampe la mia prima raccolta di pensieri, “inchiostro d’anima”; ho scritto alcune prefazioni e note critiche per libri di poesie. Sono socio di Accademia e scrivo per SCREPMagazine.

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