“a tu per tu con”… Ennio Cusano e la sua fotografia

166795

Ennio Cusano e la sua fotografia

Nella città del Virtuale, al numero 4258 di via Facebook incontro Ennio Cusano, nato in quel di Bari nel 1972.

Un incontro non casuale, ma voluto e cercato per la curiosità natami da alcune foto incrociate in rete.

Di curiosità in curiosità scopro…

… che Ennio ha amato sin dall’adolescenza immortalare attimi, prima in video e poi in fotografia, è sempre stato attratto dalla macrofotografia, dai ritratti, dai nudi, da tutto ciò che con le macchine compatte non fosse possibile fare, dalla ricerca del nuovo, del pazzo, dell’esperimento, dal disegno con la luce al foro stenopeico.

… che, pur non essendo il suo lavoro, la fotografia occupa gran parte della sua vita.

… che, dopo un periodo di fotografia giornalistica, rafforzate le basi tecniche, ha continuato a percorrere la sua evoluzione fotografica senza aderire strettamente a qualche corrente o tema specifico, ritenendo che la fotografia fosse un metodo per immortalare l’attimo che fugge, che non si può e soprattutto non si deve prevedere a tavolino.

Le ultime realizzazioni di Ennio Cusano sono state esposte nell’atrio della Camera di Commercio di Bari nell’ambito della mostra fotografica VALOREASSOLUTO – openVISION, nella mostra “At full blast!” di Acquaviva delle Fonti, nella mostra “FEDElmenteARTE” a Casamassima, nelle mostre di Foggia, Fotografia – La Puglia senza confini, di Mola di Bari presso Palazzo Roberti, “Autori in Frame”, nelle mostre “ALLAT-Ti-Amo!”,  contro la violenza sulle donne in una manifestazione della P.S. , “VoxArt – Terra d’aMare”, “Fotografiamo il lavoro delle donne”, “non ti scordar di Melo”, “visioni Metropolitane”, “Strade 5”, “La famiglia in Italia”, “Intrecci di pace”“Cartes de visite”, “L’alba di un nuovo giorno”, “Gli orizzonti non sono confini”, “Naturalmente in natura”, “stand with refugees”, “Said mondo”, “Wiki loves monuments”, “Non me lo ricordo”.

Diverse sono state le sue partecipazioni a concorsi in giuria, l’ultima agli inizi di quest’anno  in Wiki for Monuments.

Ha collaborato per anni alle iniziative e ai programmi del Museo della Fotografia del Politecnico di Bari dove lavora.

Ed eccomi a tu per tu con Ennio, che, dopo avermi fatto sgolare ben bene,  accetta di sottoporsi al mio fuoco di fila di domande…

Fiore – Nel tempo come si sviluppa la scoperta del tuo interesse per la fotografia?

Cusano –  Sono partito a 16 anni facendo video in VHS, quando poter montare un

video ed avere un prodotto finito non era facile.

Era necessario un mixer esterno e più videoregistratori. A 18 anni mi feci regalare la prima reflex e passai dalle immagini in movimento a quelle “apparentemente” statiche.

Fiore – Una foto scattata da fotografo alle prime armi di cui sei orgoglioso?

Cusano –  Un’alba sul nostro lungomare di Bari, con tanto di lampione e barca, che poi ho fatto stampare in dimensioni 70×100 cm e che non ha nulla da invidiare alle foto digitali di oggi.

Ritengo che l’odierna caccia al numero sempre maggiore di megapixel, spesso inutili o inutilizzati, non sia la chiave per una buona foto.

Oggi, fortunatamente, i costi  di  acquisto   di   apparecchiature   fotografiche   hanno abbracciato   il   mercato   più   economico   supportandolo   con   automatismi   e tecnologia.

Ma, purtroppo, c’è una scarsa consapevolezza di ciò che si ha in mano o dei termini che si devono trattare in fotografia digitale come DPI, PPI o MB.

Fiore – Da uno a cento quanto gioca in te l’emozione quando fotografi?

Cusano –  L’emozione è fondamentale.

In questo periodo della mia vita, in cui il mio soggetto preferito è quello umano, l’intesa con il soggetto è primaria. Un ritratto è facile che diventi una fototessera se non c’è feeling.

Fiore – Le tue foto cosa vogliono comunicare?

Cusano – Le mie foto devono piacere soprattutto a me e al soggetto.

Non inseguo i lettori per dare loro ciò che desiderano ma esprimo ciò che desidero esprimere in quel momento.  

Quindi   talvolta   pubblico   immagini   che   non   sempre   vengono gradite o comprese ma non mi tange.

La sessione di scatto è già per me una soddisfazione di allontanamento dalla realtà ed uno svago per come intendo vivere io la fotografia.

Fiore – Secondo te una foto o un reportage riesce a  far “passare il messaggio” che ti proponi quando punti l’obiettivo? E se sì, come ci riesci?

Cusano – Ogni foto viene interpretata da chi legge.

Ognuno veste ciò che vede sulle proprie esperienze o emozioni. L’importante è che crei emozioni. Ho fatto esperimenti   a   riguardo   e   sulla   stessa   immagine   ci   sono   sempre   molte interpretazioni, sempre in funzione del lettore.

Una frase che ripeto spesso è: “Il peccato è negli occhi di chi guarda”

Fiore – Nella vita lavori come impiegato ma, allo stesso tempo, sei anche diventato un fotografo con i fiocchi. Il segreto di tutto questo?

Cusano –  Sono stato fortunato a poter portare la mia passione anche nel lavoro.

Ognuno di noi può approfondire le proprie passioni in un settore affrontandolo con costanza, impegno, dedizione, studio e, non per ultimo, con il cuore.

Fiore – Considerato che non ti posso chiamare “fotografo professionista”, posso definirti “artista della fotografia”?

Cusano –  Mi piace definirmi scherzosamente fotoamatore professionista.

Ovvero un professionista dell’amore per la fotografia.

La amo, ma non ne voglio fare un lavoro. Mi piace potermi esprimere come voglio senza dover avere l’obiettivo di soddisfare un cliente.

Fiore – Da quanto ne so, tu ami soprattutto fotografare in bianco e nero. La ragione?

Cusano –  Esperti dell’immagine potrebbero produrre interi saggi su una domanda del genere. 

Per  me la fotografia contiene in sé un messaggio.  In alcuni  casi preferisco togliere il colore perché in alcuni casi potrebbe addirittura fuorviare il lettore dall’interpretazione che desidero esprimere.

Una foto bella non è una bella foto.

Fiore – Quando ti scatta la molla di fotografare l’attimo di una situazione o di una persona ti lasci guidare dall’improvvisazione o dallo studio dell’immagine?

Cusano –  Se si tratta di immortalare l’attimo non c’è il tempo di studiare l’immagine e ci si lascia guidare dalle emozioni cercando di immortalarle con la tecnica acquisita negli anni. Oggi il digitale consente agevolmente di correggere gli errori volutamente ignorati per poter congelare l’attimo.

Fiore – Quali sono i tuoi soggetti preferiti e perché?

Cusano –  Nella vita di un artista ci si evolve, si imparano nuove tecniche, si studia, si sperimenta.

E’ una metamorfosi continua, a volte impercettibile dall’esterno ma c’è sempre.

Segue la nostra vita.

Ultimamente mi son tuffato sul soggetto umano e volendomi allontanare dalle foto classiche beauty, che non disdegno tuttora, sto seguendo   una   ricerca   verso   l’insolito,   il   nudo,   la   demolizione   dell’immagine imposta dalla società, cercando temi sempre più estremi.

Non mi interessa essere il primo a farlo, ma fotografo per soddisfare le mie aspettative. La nostra società è vittima di chiavi di lettura imposte.

Come lo è lo standard, il giusto, il politically correct.

Ma la nostra libertà è ampia e possiamo fare e dire tutto finché non lede quella degli altri. In fotografia non si deve giudicare il soggetto, il fotografo, il tema, il contenuto. Ma ci si deve limitare a dire se ci piace o no, se ci emoziona o no.

Purtroppo il genere umano è più portato a giudicare che apprezzare.

Fiore – La tua opinione sulla  fotoritocco. Ne hai mai fatti?

Cusano –  Una fotografia è un’inquadratura, ovvero, una selezione della realtà.

Il fotografo sceglie cosa fotografare.

La scelta di quella parte e del momento dello scatto è già una modifica della realtà. Un tempo, in camera oscura, si potevano variare tantissimi parametri.

Anche oggi, in camera chiara, si può modificare tanto un’immagine.

Questi sono rudimentali “ritocchi” della realtà, insieme alla scelta dell’inquadratura.

Una fotografia immortala un istante, che un attimo dopo non esiste più.

Abbiamo una immagine che congela a modo nostro quell’istante.

E man mano che la tagliamo, schiariamo, correggiamo, ritocchiamo ci allontaniamo dalla realtà.

Personalmente cerco di fermarmi alla fase della camera chiara.

A volte il fotoritocco è necessario.

Talvolta, invece, è preferibile non utilizzarlo.

Ritengo che non ci sia una strada corretta in assoluto ma che tutto debba essere deciso in base all’obiettivo che vogliamo conseguire.

Fiore – Ritieni lecito intervenire per migliorare luci e toni di una foto?

Cusano – Sicuramente sì. Così come dal vivo si utilizzano luci artificiali o pannelli riflettenti, si può decidere di correggere una fotografia in un secondo momento.

Fiore – Per le tue foto estemporanee chiedi sempre il permesso prima di scattare? Oppure vai in scioltezza?

Cusano –  Nonostante il tenore delle mie foto, a volte sfacciate, sono una persona molto timida.  Non mi piace “rubare” le immagini, come avviene nella  street photography, quindi chiedo sempre l’autorizzazione a scattarle o a pubblicarle.

Fiore – Quali sono i temi sociali e culturali a cui vorresti dedicare un reportage per farne una mostra dedicata?

Cusano – Ho già affrontato temi sociali come la violenza sulle donne, integrazione sociale, allattamento materno. In questi ultimi anni sto seguendo il tema “cancro”, cercando di offrire una visione positiva e di speranza a chi ne è colpito.

Fiore – Hai dei riferimenti particolari in campo fotografico? Ci sono autori a cui ti ispiri particolarmente?

Cusano –  Ce ne sono tanti che mi affascinano. Tra tutti ammiro particolarmente E. Newton, ma sono attratto da ogni immagine, di ogni tempo, di ogni autore.

Tutto può essere fonte di ispirazione.

Fiore – Il tuo sogno nel cassetto?

Cusano –  Ho tanti sogni nel cassetto. Uno di questi è quello di portare la fotografia nelle scuole per permettere a bambini e ragazzi di esprimere e affrontare le loro emozioni.

Fiore – Leggi riviste di fotografia? Se si, quali?

Cusano –  Per anni sono stato un divoratore di riviste del settore. Ultimamente preferisco informarmi sui vari social media o libri degli autori.

Fiore – Come si è evoluto nel tempo il corredo delle tue attrezzature?

Cusano –  Attrezzatura video fino a 18 anni, poi son passato a reflex analogica fino a quando è nato il digitale. Marca e modelli sono superflui. L’attrezzatura serve per mettere in atto ciò che si ha nella testa.

Senza “l’idea” l’attrezzatura non basta.

Fiore – Un incontro con un “maestro” che si rivelato importante per la tua crescita?

Cusano –  Ho avuto il piacere di conoscerne diversi. L’unione di tutti ha generato in me la consapevolezza che in arte non c’è il giusto e lo sbagliato. Sicuramente vanno seguite delle regole base ma, spesso, è proprio la consapevolezza di violarle a generare il proprio stile.

Ogni Maestro ci ha dato la sua visione, una visione soggettiva di un insieme non definito. Ed ognuno di essi ha contribuito a farci conoscere una diversa realtà della fotografia.

Fiore – Un libro o un film sulla fotografia che ti ha particolarmente colpito?

Cusano –  Helmut Newton – Polaroids.

Rappresenta l’immediatezza dello scatto, la tipologia di soggetti che amo.

Fiore – Cosa pensi della fotografia fatta con gli smartphone?

Cusano –  Il mezzo non ha importanza se c’è l’idea.

Ma, spesso, la qualità è necessaria e oggi come oggi la tecnologia ha raggiunto ottimi risultati. Quindi, seppure con grosse limitazioni, ha il vantaggio dell’immediatezza e della portabilità.

Fiore – Un consiglio per chi fotografa paesaggi.

Cusano –  Di cercare un soggetto, di far “parlare” una parte dello scatto, e di non dimenticare che l’anno ha 365 giorni e il giorno 24 ore.

La scelta del momento giusto è fondamentale per il risultato.

Fiore – La foto vincitrice del 1° concorso “Uno scatto per la vita” lanciato da LILT Bari in occasione della Campagna LILT FOR WOMEN, è tua…Mi racconti della sua nascita?

Cusano –  È uno scatto tra tanti che ho fatto seguendo Daniela, colpita dal cancro, che mi ha affascinato sin da subito per la sua energia e per la positività con cui ha affrontato la malattia.

Seguo fotograficamente Daniela dal 2014 immortalando tutte le sue evoluzioni.

Dal primo cancro inaspettato, dalla demolizione del primo seno, alla scelta preventiva di demolire anche il secondo.

La cosa che mi ha colpito sin dall’inizio è stata la sua visione positiva. L’affrontare con energia da combattente una cosa che abbatte persino le persone più forti.

​Ha affrontato col sorriso ogni set e ogni racconto del suo percorso.

Il mio desiderio sin dall’inizio, in accordo con lei, è stato quello di sottolineare e condividere questa sua visione ottimistica di questa sua battaglia, anche al fine di trasmetterla a chi sta affrontando lo stesso percorso.

Abbiamo   così   creato   immagini   che   rappresentassero   la   realtà,   il   dolore,   ma sempre con il sorriso. In un paio di occasioni, invece, abbiamo voluto mostrare la tristezza per il saluto ad una compagna di percorso che non ce l’ha fatta.

Nel mese di Ottobre 2020 ci siamo imbattuti nel concorso fotografico della LILT con

l’obiettivo di rappresentare la battaglia di chi non si arrende al male.

È nata così “la guerriera”, una foto che racchiude tutta una serie di simboli, vincitrice del concorso, che ha dato l’ennesima sferzata positiva al percorso di Daniela.

L’immagine è nata dall’unione di vari temi.

Il nudo: classico mio tema ricorrente degli ultimi anni in cui desidero esprimere la realtà delle persone, senza i condizionamenti del ruolo e “dell’abito”.

Cercando, soprattutto in questo caso, di mettere in evidenza le cicatrici della vita portate con fierezza.

Abbiamo voluto portare alla vista del lettore la parte interiore di Daniela.

Le cicatrici: sono il fulcro della fotografia, mostrate in modo che rappresentino ogni momento del percorso, ogni tentativo di risoluzione del problema.

Le cicatrici sono il simbolo di ogni singola sconfitta, ma allo stesso tempo, anche di ogni singola vittoria.

Il   seno:   dimostrazione   visiva   del   cambiamento.   Non   più   com’era   nato,   ma martoriato e in fase di ricostruzione.

La katana: simbolo di guerra, combattimento. L’opposto della resa.

La fede ed il bracciale: l’amore delle persone più vicine ed importanti per Daniela, il marito Vito e la figlia Aurora, che non l’abbandonano mai in nessun momento del suo percorso.

Lo sguardo: Daniela!

Amando i ritratti, ho cercato nel suo sguardo l’essenza del suo   essere   e   del   suo   messaggio:   “Ce   la   farò!”.  

La   sua   energia,   convinzione, impegno. Ciò che sento spesso dire da lei: “Andiamo avanti! Ce la farò. A che serve piangersi addosso?”.

Ho scelto il bianco e nero perché, questo sarebbe stato uno di quei casi in cui il colore avrebbe distolto il lettore dal messaggio base.

In questo periodo della mia vita sto prediligendo il formato 1:1 per il mio amore verso le simmetrie e i rapporti equilibrati.

Fiore – Vuoi presentare a ScrepMagazine alcuni tuoi scatti?

Cusano –  Certamente. Ve ne allego alcuni presi casualmente dal mio archivio.

Fiore – Grazie, caro Ennio, per le foto e per questa chiacchierata!  Buon tutto e alla prossima…

Cusano –  È stato un piacere e grazie a te per avermi riservato uno spazio nella tua rubrica…

Ennio Cusano e la sua fotografia

                                                                                                          … a cura di Vincenzo Fiore

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

Previous articleL’impossibile sogno: intervista “immaginaria” a Van Gogh (seconda e ultima parte)
Next articleTrofie cremose al pesto di pistacchio
Vincenzo Fiore
Sono Vincenzo Fiore, nato a Mariotto, borgo in provincia di Bari, il 10 dicembre 1948. Vivo tra Roma, dove risiedo, e Mariotto. Sposato con un figlio. Ho conseguito la maturità classica presso il liceo classico di Molfetta, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bari con una tesi sullo scrittore peruviano, Carlos Castaneda. Dal 1982 sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti. Amo la Politica che mi ha visto fortemente e attivamente impegnato anche con incarichi nazionali, amo organizzare eventi, presentazioni di libri, estemporanee di pittura. Mi appassiona l’agricoltura e il mondo contadino. Amo stare tra la gente e con la gente, mi piace interpretare la realtà nelle sue profondità più nascoste. Amo definirmi uno degli ultimi romantici, che guarda “oltre” per cercare l’infinito e ricamare la speranza sulla tela del vivere, in quell’intreccio di passioni, profumi, gioie, dolori e ricordi che formano il tempo della vita. Nel novembre 2017 ho dato alle stampe la mia prima raccolta di pensieri, “inchiostro d’anima”; ho scritto alcune prefazioni e note critiche per libri di poesie. Sono socio di Accademia e scrivo per SCREPMagazine.

2 COMMENTS

  1. Grazie Vincenzo e grazie a tutta la redazione per avermi concesso l’opportunità di esprimere la punta dell’iceberg che risiede nel cuore di ogni artista.
    Arrivederci alla prossima puntata!
    Ennio

    • Grazie a te per aver raccolto la mia esca e aver abboccato all’amo del giornalismo: hai tirato fuori la grinta fotografica che alberga in te e fa di te un bravo professionista!
      Un caro saluto…

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here