“a tu per tu con…” Danilo Vignola e il suo ukulele

202909

Confesso! Sono colpevole… e merito la giusta punizione per colmare una mia lacuna musicale!

La non conoscenza di uno strumento, l’ukulele.

Come colmare questa lacuna?

Come pagare il giusto pegno?

Ecco venirmi incontro il direttore editoriale del presente blog, l’ing. Giuseppe De Nicola, che, forse, avendo intuito la mia lacuna, mi “assegna la giusta punizione“: intervistare il campione mondiale di ukulele, Danilo Vignola.

Ma cos’è l’ukulele?

L’ ukulele, lo dico per me, è uno strumento musicale, un cordofono, appartenente alla famiglia delle chitarre, di forma minuscola con il corpo e il manico piccolo, quasi una padella, inventato nella seconda metà dell’Ottocento da immigrati portoghesi trasferitisi nelle Hawaii per lavorare nei campi di canna da zucchero.

Il   nome significa pulce   saltellante  e   sembra   sia   collegato   alla   velocità  con   cui abitualmente questo strumento viene suonato.

Esiste, da quanto ho letto, in almeno cinque diverse versioni, a seconda della lunghezza della tastiera e della grandezza del corpo.

Ha quasi sempre quattro corde singole, anche se negli anni sono stati prodotti modelli a sei corde e quattro doppie.

L’accordatura più comune è sol-do-mi-la.

Alcuni lukulelisti preferiscono accordare il sol un’ottava  più in basso rispetto alle altre corde, in modo che l’accordatura possa rispecchiare le quattro corde superiori con un capotasto   sul quinto tasto.

L’ukulele è comunemente associato con la   musica delle Hawaii, tuttavia ha goduto di un ampio  utilizzo  anche   nella musica   rock e pop, grazie ad artisti soprattutto britannici e statunitensi che ne hanno apprezzato il suono singolare.

Al  giorno  d’oggi  sono  sempre  più  numerosi  i gruppi  che  scelgono di  utilizzare l’ukulele nei propri arrangiamenti.

La storia dice che tra gli immigrati di origine portoghese c’erano anche Augusto Dias, Jose do Espirito Santo e Manuel Nunes, che, essendo esperti liutai, inventarono l’ukulele dalla combinazione della braguinha di Madeira e del rajao.

​Divenuto molto popolare in Polinesia, nei primi anni del 1900, lo strumento ebbe un periodo di grande successo grazie ad artisti come Roy Smeck  tanto che spesso le partiture delle musiche contemporanee riportavano la tablatura per ukulele.

Negli anni   trenta,   la crisi   che   investì   gli Stati   Uniti coinvolse   anche   il   piccolo strumento   che,   però, continuò a fiorire in Gran Bretagna grazie alla musica di George Formby.

Negli anni sessanta riacquistò una certa popolarità grazie ad interpreti come Tiny Tim che conferivano all’ukulele un carattere più scherzoso e gruppi come i Beach Boys che lo utilizzavano talvolta per comporre le proprie canzoni.

Con il passare del tempo nacquero innumerevoli gruppi e club dedicati all’ukulele, sparsi in tutto il mondo.

Nel frattempo le Hawaii, aperte ad una rinnovata giovinezza grazie ad una nuova ondata di turismo, si affermavano sulla scena mondiale come patria indiscussa dell’ukulele.

Ad oggi si contano numerosi festival dedicati a questo strumento: il più importante si tiene ogni anno ad Honolulu ed è organizzato da Roy Sakuma sin dalla prima edizione tenutasi nel 1971.

E mentre scrivo queste riflessioni, mentre mi attardo a colmare la mia lacuna musicale, imperdonabile questa carenza, anche se nel passato molto remoto ho strimpellato   con   una chitarra   acquistata in quel di Roma, mi raggiunge una telefonata…

Sì, è lui, Danilo Vignola, il miglior suonatore di ukulele elettrico al mondo…

Vignola – Ciao, Vincenzo, sono Danilo… sono pronto per essere sottoposto al tuo fuoco   di   fila   di   domande e soprattutto a sanare la tua carenza conoscitiva sull’ukulele.

Fiore – Ciao, Danilo, è un piacere conoscerti e poter scambiare con te qualche battuta per meglio conoscere il mondo dell’ukulele.  A proposito com’è fatto?

Vignola – Indubbiamente in legno dalle produzioni di alta liuteria a quelle industriali; anche se si stanno facendo strada nuove alternative sonore che propongono ukulele interamente in fibra di carbonio. Soluzione supportata da grandi marchi che sta avendo un ottimo successo di vendite fra semplici amatori e grandi professionisti. Gli   ukulele   più   economici   sono   generalmente   fatti   di   legno   laminato o compensato   solitamente con il top in legno di risonanza in acero o mogano. ​Il legno tradizionalmente più rilevante nella composizione dell’ukulele è un tipo di acacia tipica delle Hawaii chiamato Koa.

Fiore –  Con quale forma si presenta l’ukulele?

Vignola – La forma è un otto orizzontale, il simbolo dell’infinito che usano i matematici, quattro corde, dimensioni ridotte, nella sua immagine racconta in maniera diretta ed immediata una sensazione di serenità e di gioco.     

Fiore –  Quanti modelli di ukulele esistono?

Vignola – In ordine di dimensione crescente: sopranino, soprano, concerto, tenore, baritono e basso.

Fiore – Tu, da quello che so, sei di origine pugliese, salentina in particolare. Perché “hai espatriato” in Basilicata?

Vignola – Sono nato nel Salento, ho fatto molti concerti lì, il resto della mia vita l’ho vissuto da sempre in Basilicata per scelte di famiglia.

Fiore  – Dopo   la   laurea   in   lingue   ti   sei   dedicato   a   studi   sperimentali   di etnomusicologia ed antropologia per lo più fra Spagna e Francia. Un periodo, leggo nel tuo curriculum vitae, in cui in collaborazione con l’università di Barcellona e della Basilicata hai collaudato nuovi linguaggi basati sulla tradizione e le culture antiche attraverso l’uso di mezzi non convenzionali, come la fusione di strumenti musicali tipici appartenenti a costumi e a culture differenti e la tecnologia. E’ in questo periodo che hai messo le mani sull’ukulele?

Vignola  –  Assolutamente   sì!   Incontro   agevolato   dai   miei   studi   di   musica mediterranea che ho avuto la fortuna di approfondire direttamente con grandi maestri internazionali di origine gitane del flamenco e non solo. L’ukulele, però, mi ha fatto esplorare e vivere esperienze che sono andate oltre la mia immaginazione e la mia fantasia, ho cominciato da subito ad esibirmi   in pubblico. Infatti, era una novità per la sua originalità e la sua scarsa popolarità, si era nel 2008, lo strumentino a quattro corde fu immediatamente ben accetto negli ambienti alternativi,   culturali   e   d’avanguardia   in   cui   mi   esibivo:   dai   reading   poetici   ai vernissage di pittura ai grandi  palchi dei festival gitani di musica etnica e word…

Fiore – Così ti fu possibile sperimentare nuove creazioni musicali viaggiando in solitaria in mezza Europa dai palchi ai caffè letterari, accompagnando poeti, dj, band, orchestrine, rapper…Giusto?

Vignola –  Più o meno sì, solo negli ultimi sei anni avrò  tenuto oltre 600 concerti per ukulele in tutto il mondo, esclusivamente in grandi festival, jazz club, accademie… ho portato l’ukulele fuori dagli ambienti tipici del cordofono hawaiano, dando allo strumento una nuova identità e dignità.

Fiore – E   grazie   al   tuo   instancabile   contributo   messo   a   disposizione   nei   tanti prestigiosi Jazz club internazionali, l’ukulele diventa uno dei principali promotori del movimento   Ethno-Jazz,   nei   centri   sociali   più   attivi   del   fermento   culturale d’avanguardia fino ai festival alternativi, impensabili per un ukulele, di  musica Punk ed Heavy Metal.

Vignola –  Hai pienamente ragione e dimostri di aver colmato in brevissimo tempo la tua lacuna “ukulelistica” . In effetti, il mio progetto musicale ha una dimensione culturale che non ha nulla a che vedere con la vecchia tradizione dell’ukulele. Nelle mie melodie ci sono le radici, c’è il mio animo salentino e lucano, quindi le mie origini, ma c’è anche la cultura spagnola, quindi la mia formazione classica, ma anche la sperimentazione elettronica.  Origini e formazione si fondono e danno vita a suoni e generi così eterogenei da rendere assolutamente personale ed unica la mia musica. Sono andato a trovarli i miei maestri, uno ad uno, per poter apprendere direttamente dai migliori, per me, quelle tecniche che insieme potessero rendere originale il mio stile. Del resto “esprimersi è il diritto di essere se stessi, sperimentare nuove possibilità rende autentici”.

Fiore – Fra i vari riconoscimenti accademici di conservatori ed accademie di musica, il tuo   ukulele   ethno-antropologico   diventa   oggetto   di   studio   delle   Università   di Basilicata e Palermo in collaborazione con Cambridge, Oxford e la Normale di Pisa, strumento di riferimento negli ultimi Festival World ed Etnici del sud Italia per gruppi ed orchestre folk…A cosa è stato dovuto tutto questo?

Vignola – In partenza erano le riviste specializzate di settore, a dedicarmi interi capitoli nelle antologie didattiche pubblicate in Giappone e Stati Uniti ma anche qui ​in Italia, poi sono subentrate le università a dedicarmi piccoli spazi come oggetto di studio  studi in vari settori: da quello antropologico a quello sociale ed economico oltre che etnomusicologico. Attraverso tecniche e sound di pizzica, taranta, bulerias, soleà,  rumba ed elettronica l’ukulele   diventa testimonianza artistica, sociale, lavorativa ed economica delle mie radici e dunque mezzo di comunicazione culturale fra i popoli nel mondo.

Fiore – Mi   stai   confermando   quello   che   ho   respirato   ascoltando   alcune   tue performance ovvero il profumo delle tue radici, della tua terra, della tua Basilicata…

Vignola – Hai respirato bene, hai respirato l’odore della mia terra o forse trattenuto l’aria a pieni polmoni per il troppo vento che turba il mare nel suo intonar d’onde infinito. Nel   volgere   delle   note   dell’ukulele, chissà, diventa identità artistica e creativa, anche grazie ai miei studi universitari che mi hanno fatto scandagliare nel profondo la ormai parte del mediterraneo e delle sue tradizioni.

Fiore – Questo significa esportare in tutto il mondo la tua Lucania…

Vignola – Già! Dalla Cina, Giappone ed America vari artisti e maestri hanno in repertorio alcune mie tarante. Quando tengo i workshop in tutto il mondo (oltre ai concerti) cerco di ridurre al minimo lo sforzo di apprendimento di alcune complesse tecniche di esecuzione con aneddoti popolari. L’apparente semplicità della musica tradizionale è un inganno divertente, molti grandi professionisti ci cascano; del resto come diceva Leonardo “la semplicità è la più elevata delle sofisticazioni”.

Fiore –  Il 5 febbraio 2019, come Ambasciatore della Cultura del Mezzogiorno, ti sei esibito a Bruxelles davanti al Parlamento Europeo…

Vignola – Sì, grazie ai docenti di antropologia ed economia delle Università di Bari, Napoli, Palermo e Foggia che mi dedicarono un capitolo intero dal titolo “un lucano nell’olimpo dell’ukulele” dedicato al mio particolare approccio all’ukulele, e inserito nel complesso volume universitario “Mezzogiorno in Progress”.

Fiore – Qualcosa di meraviglioso e inimmaginabile…L’ukulele non più uno strumento scanzonato e da spiaggia… ma uno strumento di cultura.

Vignola – Attualmente circolano artisti, anche giovanissimi, da brivido; questo strumento in termini di creatività e tecniche esecutive è un costante stimolo neuronale. Questo giocattolo apparente sembra sapersi esprimere in qualsiasi genere musicale con molta più immediata efficacia.

Fiore – Come le emozioni che ti avvinghiarono quando fosti inserito nella prima antologia italiana dedicata all’ukulele internazionale, dal titolo “Saltellando qua e la intorno all’ukulele”, fra gli artisti più importanti e rappresentativi nel panorama attuale mondiale anche per i numerosi premi internazionali che hai vinto…

Vignola –  Sì, nel 2010 dagli Stati Uniti ricevetti il primo premio nel contest mondiale “Eleuke ”, come miglior tecnica per ukulele elettrico al mondo “Fingers of Fury”, nell’ottobre del 2015 il premio MEI, Meeting delle etichette indipendenti, di Faenza, nella sua ventesima edizione, riconosciuto dalle più influenti case discografiche nazionali come miglior artista innovativo d’Italia grazie anche ad “Ukulele Revolver”, disco strumentale per ukulele classico ed elettrico che ad oggi vanta migliaia di copie vendute. Un disco che proietta l’ukulele in dimensioni del tutto inesplorate. Premiato in Cina, nella metropoli di Canton, come miglior performer, premio Kai, ed in   Canada,   città   di   Calgary,   miglior   musicista   per   ukulele   solo   al   Festival Internazionale di ukulele del Canada. 

Fiore – Insomma sei un campione del mondo, anzi il campione del mondo.

Vignola – No, le gare non potranno mai essere assolutamente obiettive, sono inutili se fini a se stesse. Mi sento parte di una grande realtà artistica nel mondo che è l’universo   dell’ukulele, attualmente il   più   venduto   e   suonato   fra   gli  strumenti musicali. I contest servono per pubblicizzare questo fenomeno e per tenerti in allenamento. Mi piace pensare di aver dato, in minima parte, il mio contributo.

Fiore – Accidentaccio, da non sapere nulla dell’ukulele ad intervistare il campione del mondo… posso andare fiero ed orgoglioso di tutto questo! Wow…Ma non è tutto, confessa, c’è ancora qualcosa che ti rende ancora più campione… la tua passione per il disegno!

Vignola – In realtà dipingo da prima di suonare, ma, paradossalmente, ho imparato a farlo meglio proprio durante i tour concertistici, nei tempi morti fra un’esibizione e l’altra avrò riempito centinaia di taccuini da viaggio con esercizi anatomici, studi di prospettiva e varie illustrazioni. Ho illustrato   tantissimi progetti musicali, libri e attualmente collaboro con molti quotidiani e giornali.

Fiore – Cari   amici   lettori,   io   ho   pagato   il   prezzo   per   la   mia   lacuna   musicale, l’intervista è conclusa e da oggi ho un nuovo amico, e che amico… ho nella mia rete di amicizie il campione del mondo di ukulele.

Grazie, Giuseppe De Nicola, grazie Vignola…

Vignola – Grazie a voi per avermi dato la possibilità di farmi conoscere anche dal pubblico di ScrepMagazine.

  https://www.youtube.com/watch?v=RjsH8MCU0RY

          https://youtu.be/OX1ZxotR0s4

Vincenzo Fiore

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Vincenzo Fiore
Sono Vincenzo Fiore, nato a Mariotto, borgo in provincia di Bari, il 10 dicembre 1948. Vivo tra Roma, dove risiedo, e Mariotto. Sposato con un figlio. Ho conseguito la maturità classica presso il liceo classico di Molfetta, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bari con una tesi sullo scrittore peruviano, Carlos Castaneda. Dal 1982 sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti. Amo la Politica che mi ha visto fortemente e attivamente impegnato anche con incarichi nazionali, amo organizzare eventi, presentazioni di libri, estemporanee di pittura. Mi appassiona l’agricoltura e il mondo contadino. Amo stare tra la gente e con la gente, mi piace interpretare la realtà nelle sue profondità più nascoste. Amo definirmi uno degli ultimi romantici, che guarda “oltre” per cercare l’infinito e ricamare la speranza sulla tela del vivere, in quell’intreccio di passioni, profumi, gioie, dolori e ricordi che formano il tempo della vita. Nel novembre 2017 ho dato alle stampe la mia prima raccolta di pensieri, “inchiostro d’anima”; ho scritto alcune prefazioni e note critiche per libri di poesie. Sono socio di Accademia e scrivo per SCREPMagazine.

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