8 settembre 1943 ed altro

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Nel 1943, l’Italia, stremata da una guerra che durava ormai da tre anni, visse uno dei periodi più difficili della sua storia. Il 3 settembre a Cassibile, in Sicilia, fu firmato l’armistizio tra gli Italiani e gli anglo-americani ma il generale Badoglio, capo del governo, ne diede notizia solo la sera dell’8 settembre mentre a Salerno sbarcavano gli anglo-americani.

L’annuncio fu dato per radio e il generale, premessa l’impossibilità di continuare a combattere contro la potenza soverchiante degli avversari, aveva chiesto ed ottenuto l’armistizio quindi <<Ogni atto di ostilità contro le forze anglo-americane deve cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo>>.

L’annuncio provocò il caos: il re abbandonò Roma per rifugiarsi a Brindisi mentre i tedeschi iniziarono ad occupare la parte centro settentrionale dell’Italia. Ciò che colpì, già in quei giorni, fu l’ambiguità dei comandi, si parlò anche della possibilità di interrompere la guerra e forse questo era il progetto dei dirigenti politici: uscire dal conflitto senza troppi problemi, soprattutto evitando scontri con i tedeschi.

L’unico che, in questo difficile momento, avrebbe potuto essere un punto di riferimento era il re in quanto capo delle forze armate, egli, però, pensò bene di salvare se stesso abbandonando Roma. Badoglio, capo del governo, probabilmente aspettava l’evolversi degli avvenimenti per decidere il da farsi, mentre anche nei comandi militari si agiva in modo diverso: lo stato maggiore della Marina continuò ad operare mentre il Ministero della guerra fu abbandonato dal personale.

Tutto ciò avveniva perché aver comunicato che non si combatteva più a fianco dei tedeschi per molti equivalse ad un << tutti a casa >>; non si sapeva ancora che la guerra sarebbe continuata con l’alleanza degli italiani con gli anglo-americani.

 La reazione dei tedeschi non si fece attendere, chiesero agli italiani di restituire le armi, cosa che gli italiani fecero, con rare eccezioni. Da quel momento un’Italia disarmata, talvolta vile, altre volte acquiescente entrò in uno dei periodi più umilianti della sua storia. Molti militari furono deportati in Germania, è noto l’eccidio di Cefalonia in cui una divisione italiana fu sterminata per non essersi arresa ai tedeschi, altri eccidi furono in Italia e il 16 ottobre del 1943, oltre mille ebrei furono deportati ad Auschwitz. I tedeschi forse intuivano che avrebbero perso la guerra, Hitler non avrebbe voluto perdere anche la guerra contro gli ebrei.

I fatti di settembre mostrano il disfacimento del regime fascista ed evidenziano l’incapacità della classe dirigente di prendere decisioni o assumersi responsabilità. Gli antifascisti ebbero la capacità di decidere da che parte stare e fu questo l’inizio della lotta di liberazione lunga e sanguinosa; solo dopo due terribili anni, finalmente la guerra finì. In questi giorni ricorre l’anniversario di questi avvenimenti ma perché ci sto pensando così insistentemente? Perché sento parlare di dittatura, perché vedo giovani che fanno impunemente il saluto fascista e mi chiedo se sappiano qualcosa di storia coloro che parlano di dittatura o coloro che scimmiottano il fascismo.

Non credo che sia una dittatura l’insieme delle norme di comportamento che il governo impone a tutela della salute dei cittadini. La dittatura è altro, passa attraverso la concentrazione del potere, dal non rispettare le libertà fondamentali e dall’uso sistematico della violenza. Il fascismo, che era una dittatura, concentrò il potere nelle mani di Mussolini; limitò le libertà fondamentali come la libertà di esprimere il proprio pensiero, di formare un partito politico o il diritto di sciopero; eliminò con la violenza gli oppositori politici.

Quando leggo che la mascherina produce asservimento e disumanizzazione, trasfigurazione dell’umano, mi viene da ridere. Quando leggo che abbiamo criticato le donne islamiche perché coprono il volto e noi oggi lo copriamo con la mascherina, penso di trovarmi di fronte ad un ignorante o ad uno che sa ma pensa così di essere originale. Quando sento dire che è una dittatura della scienza e che l’app Immuni è fatta per controllarci, penso che non hai diritto di dirmelo tu che sui social quotidianamente spiattelli la tua vita, da ciò che mangi, a come ti vesti, a quello che stai pensando, a meno che tu non sia in contraddizione con te stesso.

Penso quindi che le mascherine non possano portarci alla dittatura, penso invece che siano indispensabili per proteggersi da un possibile contagio. Esco con la mascherina, con il gel disinfettante e non mi sento schiavizzata, piuttosto mi sento libera di esercitare il mio diritto di difendermi e di rimanere in salute.

Ai nostalgici del fascismo vorrei chiedere che senso abbia esaltare il ricordo di una persona che avendo compreso la stanchezza dell’Italia dopo la guerra (I guerra mondiale) e la debolezza della classe politica raccolga arditi, delinquenti, irregolari che costituiranno la manovalanza della sua ascesa politica. Un uomo spregevole nel rapporto con le molte donne che subirono il suo “fascino” e che come premio, quando le abbandonò, ebbero poche lire o un ricovero coatto in ospedale psichiatrico. Un uomo che è stato una grande sciagura per l’Italia, che aveva come unico interesse il potere personale e che strinse uno scellerato patto di alleanza con il suo grande amico A. Hitler.

Se qualcuno sostiene che…però…qualcosa di buono ha fatto, gli direi che i conti con la Storia si fanno alla fine e ciò che ho imparato dai libri, o visto nei filmati o ascoltato nei racconti di carissimi testimoni mi dicono solo distruzione, distruzione materiale per le conseguenze della guerra (II guerra mondiale) e distruzione morale di un popolo, considerando quanti attacchi alla vita democratica ci siano stati nell’Italia repubblicana.

Quindi, quelli che indossano la camicia nera e vanno a Predappio a rendere omaggio alla tomba del Duce, a fare il saluto romano, a ripetere parole trite e ritrite, slogan del fascismo, cosa vogliono dimostrare? Cosa stanno costruendo?

Nella nostra bella Costituzione è scritto:<< E’ vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista>>. Trovo che ci sia troppa indulgenza nei confronti di tali nostalgici del fascismo, sembrano solo folcloristici, io li trovo pericolosi perché in questi terreni paludosi si annidano pensieri inquietanti. La classe politica, almeno una parte, è responsabile di ciò perché quando era al governo strizzava l’occhio ai movimenti di destra, in qualche modo legittimandoli; l’altra parte, antifascista, non ha fatto e non fa abbastanza per stigmatizzare le intimidazioni e le violenze che sono solo l’aspetto più eclatante, la storia però insegna che molte volte il consenso si ottiene strisciando nell’ombra.

Non credo che il fascismo tornerà ma in momenti come questi in cui la democrazia viene quotidianamente svilita, derisa, criticata, si possono creare sogni di avventure autoritarie di cui non sentiamo il bisogno. I miei timori anche perché, dopo l’8 settembre da cui sono partita, l’Italia non ha fatto mai i conti con la sua storia.

Alla fine della guerra, alcuni proposero di epurare i funzionari statali e gli industriali che avessero sostenuto il fascismo, i politici del tempo ne parlarono ma alla fine delle discussioni decisero di lasciare le cose come stavano e ognuno al proprio posto per non creare ulteriori motivi di attrito. Così le varie situazioni non realizzarono la chiarezza e la distinzione di cartesiana memoria che avrebbero determinato la condanna inappellabile di una ideologia e di un regime. La generale amnistia credo non abbia fatto bene alla moralità italiana.

Gabriella Colistra

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