Viandanti nel lungo viaggio della vita

112042

Il viaggio come metafora della vita

Il viaggio è una metafora della vita: ci si muove lungo il tracciato di binari  o di lunghe strade. Possiamo avere una meta ben precisa o lasciarci trascinare dalla corrente. Lungo il tragitto incontriamo varie persone, qualcuna lascia il segno, altre ci lasciano indifferenti.  La letteratura, fin dalla sua alba, ci ha raccontato una miriade di viaggi, reali o immaginari ; tutti hanno lasciato dentro di noi il senso profondo e sacro del viaggio come rappresentazione della vita.

Strade che si intrecciano…vite che si incontrano

I libri di cui vi parlerò oggi sono lontani tra loro nel tempo e nello spazio eppure il loro significato profondo è molto affine: l’umanità rappresentata è varia e realistica, il senso di dolore profondo pervade entrambi i romanzi. I personaggi si muovono avanti e indietro lungo un percorso tracciato, gli uni sull’Orient Express, gli altri sulle autostrade   Svizzere. Le strade dei personaggi si intrecciano, si perdono, l’umanità rappresentata è varia come diversi e uguali sono i pregiudizi. Derelitti, impostori, cacciatori di uomini, creature fragili e super eroi si muovono tra i vagoni del treno e tra gli autogrill dell’autostrada, in attesa che si compia il loro destino. Entrambi classificabili come noir, sono qualcosa di più perché contengono un ritratto della loro epoca

Graham  Green  “Il Treno per Istanbul” Sellerio

 Il romanzo, definito dall’autore “un divertimento” come per minimizzarne il contenuto, ha aperto a Green, scrittore , giornalista ma anche Agente Segreto di Sua Maestà Britannica, le porte del successo.

Graham Greene

La nuova edizione di Sellerio  , si avvale di una mirata nota introduttiva di Antonio Manzini e di una bella post fazione di Domenico Scarpa che arricchiscono e offrono spunti di riflessione sul romanzo, uscito in Gran Bretagna nel 1932 e ambientato nello stesso periodo.

Si racconta di…

Nel1932 Hitler non era ancora salito al potere, la seconda guerra mondiale era ancora lontana ma ne erano già presenti i germi.In un cupo paesaggio freddo e invernale corrono le ruote del treno da Ostenda a Istanbul, passando da Colonia, Vienna, Subotica. Ogni stazione, un capitolo, un nuovo personaggio, le storie e i destini si intrecciano.Il lieto fine non ci sarà per tutti ma solo per i personaggi più cinici e crudeli.

L’umana varietà è qui rappresentata con le varie qualità che la caratterizzano: il  dottor Czinner ,medico idealista, la bella e ingenua ballerina Coral, la giornalista  senza scrupoli Mabel Warren e la sua ormai disaffezionata  amante Janet Pardoe, il ricco commerciante ebreo Myatt e il ladro e assassino Grunlich.

Ci sono personaggi che non sembrano quelli che sono e personaggi che non sono quelli che sembrano. Regnano nel treno i pregiudizi tipici dell’epoca e non solo di allora: il commerciante ebreo, pur essendo ricco viene guardato sempre con disprezzo per la sua etnia, la ballerina Coral ,dolce e piena di illusioni viene ritenuta per il suo lavoro “una donna di facili costumi” e il destino si farà beffe di lei, il ladro Grunlich è all’apparenza un signore rispettabile.

Non tutti arriveranno ad Istanbul perché il loro destino ha in serbo finali diversi: basterà un gesto, la scelta di entrare in uno scompartimento o di scendere per poco tempo dal treno per cambiare le sorti dei personaggi.

Un nuovo assassinio sull’Orient Express?

Il romanzo è ambientato nello stesso luogo del capolavoro di Agata Christie “Assassinio nell’Orient Express” ma le somiglianze si fermano al treno e al bianco delle nuvole di neve . Nel romanzo di Green c’è uno spaccato di umanità completamente differente e mosso da forze e da ragioni che si intrecciano con la Grande Storia e con la fragilità ed imprevedibilità della vita. Il finale ci dispiacerà un poco, perché i buoni non vincono sempre ma questo succede anche nella vita reale.

Un romanzo intenso che tocca le corde dell’anima e spinge a riflettere sulla vita , sulle relazioni umane e sulle conseguenze delle proprie azioni . 

Un altro viaggio

Joseph Incardona : La metà del Diavolo NNE


“Il mondo piccolo dell’area di servizio.
Ma lui li vede
Li osserva. Analizza. Senza mai perdere il suo sorriso di falsa cordialità “(….)
Ma nessuno lo guarda (…)
Ma lui resta (…)

Frasi brevi, spezzate, come spezzate sono le vite dei protagonisti, aggrovigliate intorno ad una autostrada, metafora della vita frenetica contemporanea

Un doloroso thriller mozzafiato

Lui è il predatore, un brutale assassino . Non ha un volto, sa dove sono le telecamere di sorveglianza, inganna tutti  : nascosto nell’ombra   rapisce e uccide bambine e contemporaneamente distrugge per sempre la vita dei loro genitori.

Un padre cerca vendetta e non troverà pace finché non realizzerà il suo proposito. L’assassino deve necessariamente confrontarsi con la disperazione e il dolore di un padre e con un disperato e ricercato lieto fine..  

Intorno c’è un’umanità dalle mille sfaccettature: diseredati accanto a ricchi antipatici , madri distrutte dal dolore; tutti insieme in un vortice compulsivo che li trascina verso l’epilogo finale.

Tutti i personaggi si muovono in circolo lungo l’autostrada, chi con un itinerario, chi senza una meta.

Il dolore è il sentimento dominante e ci avvolge nelle sue spire: diventiamo noi quei genitori, sentiamo la loro sofferenza e corriamo con loro verso la liberazione

“La metà del diavolo”  è un noir realistico e coinvolgente, un romanzo originale di grande potenza narrativa che lascia il segno.

Joseph Incardona

L’autore , nato nel 1969 , è uno scrittore e  sceneggiatore di madre svizzera e padre siciliano e questo è il suo  primo libro pubblicato in Italia .

Previous articleUma Thurman: la Sposa e i suoi primi 50 anni
Next articleLa storia d’amore di Tristano e Isotta
Maria Fiorenza Virgallito
Sono Maria Fiorenza Virgallito, professoressa di italiano e storia in un istituto tecnico. Sono nata a Matera, cresciuta a Torino, vivo da più di trent'anni a Roma: insomma, radici meridionali, rigida impostazione piemontese stemperata da un pizzico di allegra romanità. Convinta di fare il lavoro più bello del mondo, “sempre in trincea” per cercare di far appassionare i ragazzi alla lettura, al cinema e al teatro. Sono una lettrice onnivora e scrittrice sporadica. In realtà sognavo davvero di fare la scrittrice ma poi, come la mia eroina Jo March di "Piccole Donne", ho lasciato il mio sogno nel cassetto e sono diventata per scelta e non per ripiego un'insegnante. Con ScrepMagazine posso far sì che il mio sogno esca finalmente dal cassetto per volare tra le pagine di un giornale di qualità che fa cultura sul web. In fondo il mio motto è "La cultura è il mondo".

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here