Una di loro

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Se fossi stata una di loro, mi sarei svegliata di buon mattino ed avrei immediatamente riflettuto sulle mie opportunità, guardando al nuovo giorno come ad un dispensatore di quelle uniche possibilità che mi avrebbero consentito di combinare qualcosa di buono.

Se fossi stata una di loro, sarei uscita di casa col mio abito migliore, perché di certo le cose importanti richiedono un’enorme sostanza, ma è pur vero che una gradevole forma conferisce un maggior tocco di credibilità alla partecipazione agli aventi di spessore.

E allora ci sarebbe stato chi avrebbe concordato con le mie scelte di libertà e chi indubbiamente, di contro, mi avrebbe guardata in malo modo.

Ma io me ne sarei fregata come sempre e avrei seguitato a fare ciò che più mi fosse apparso congeniale.

Se fossi stata una di loro, avrei varcato quella soglia con il cuore da puledro scalpitante e una volta giunta dietro la tendina, avrei usato la matita con la stessa enfasi con la quale la impugno quando mi accingo a scrivere una poesia.

Perché quel giorno fu davvero poesia, poesia pura, ineguagliabile poesia.

Se fossi stata una di loro, mi sarei tolta il rossetto dalle labbra per sigillare quel documento che avrei stretto tra le mani, perché qualsiasi segno visibile avrebbe invalidato l’espressione della mia volontà…
E io dico che la mia volontà è sacra!

Se fossi stata una di loro, avrei spiegato a mio figlio che sua madre era uscita di casa così presto perché sentiva l’esigenza di compiere finalmente il proprio dovere, per la primissima volta nella storia, per la primissima volta in cui le fu consentito.

Perché essere una donna, ahimè, a volte non sortisce esiti così scontati, e purtroppo dovemmo attendere sino al 1946.

Ed avrei anche aggiunto che, quando ci si assume la responsabilità delle proprie scelte, bisogna sempre assicurararsi che queste ultime siano state mosse da un incondizionato e disinteressato sentimento d’amore, misto ad un senso di profonda e leale solidarietà nei confronti di tutti.

Non sono stata una di loro, ma sono certamente una di noi…
Una che ad ogni modo, proprio come le sue antesignane, ha da tempo compreso che con una matita in mano si possono realizzare grandi cose.

Buona festa della Repubblica Italiana!

Maria Cristina Adragna

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Maria Cristina Adragna
Siciliana, nasco a Palermo e risiedo ad Alcamo. Nel 2002 conseguo la Maturità Classica e nel 2007 mi laureo in Psicologia presso l'Università di Palermo. Lavoro per diverso tempo presso centri per minori a rischio in qualità di componente dell'equipe psicopedagogica e sperimento l'insegnamento presso istituti di formazione per operatori di comunità. Da sempre mi dedico alla scrittura, imprescindibile esigenza di tutta una vita. Nel 2018 pubblico la mia prima raccolta di liriche dal titolo "Aliti inversi" e nel 2019 offro un contributo all'interno del volume "Donna sacra di Sicilia", con una poesia dal titolo "La Baronessa di Carini" e un articolo, scritti interamente in lingua siciliana. Amo anche la recitazione. Mi piace definire la poesia come "summa imprescindibile ed inscindibile di vissuti significativi e di emozioni graffianti, scaturente da un processo di attenta ricerca e di introspezione". Sono Socia di Accademia Edizioni ed Eventi e Blogger di SCREPmagazine.

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