UN PADRE
Un Padre semina passi per la strada irta,
lungo un tragitto ispido e governato da rovi.
Al transito di un figlio senza bussola nè riferimenti,
le impronte si faranno medicine per angosce e smarrimento.
Un Padre non completa mai un lauto pasto
prima che il figlio si sia saziato più di lui stesso
e, qualora il cibo non bastasse per sfamare entrambi,
egli si renderebbe totalmente privo di quel pane.
Un Padre sopprime ricordi infausti
perchè il figlio non incroci mai lo sguardo di un dolore bruto
e, se mai narrasse di accadimenti grigi come un cielo di Novembre,
lo farebbe unicamente per offrirgli insegnamenti.
Un Padre parcheggia la sua vita ai margini dell’esistenza:
guai se quel posto fosse avvistato per primo da suo figlio,
guai se quest’ultimo si impantanasse laddove la luce non arriva,
guai se le sofferenze si accanissero per errore
contro la fragilità del suo esile germoglio in balia dei venti.
Un Padre è un figlio non più in erba
che non riesce mai a perdonarsi facilmente.
E così, senza che nessuno nutra ombra di sospetto,
attende pazientemente conferme rincuoranti
da parte del suo piccolo uomo sognate e dalle ginocchia sbucciate.
Un Padre contiene tra le braccia
molteplici e variopinte sfumature della memoria
e, per ogni anno in cui non fummo presenti,
avrà sempre un aneddoto affascinante da raccontare,
un particolare remoto, che profuma d’antico.
Maria Cristina Adragna