Un giusto rancore non esiste

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Spesso la gente che ci circonda ha atteggiamenti che troviamo sgradevoli o che possono nuocere alla nostra persona. Magari ci feriscono a parole o si permettono di giudicare i nostri errori, e capita che queste azioni possano danneggiarci seriamente o semplicemente ci deludono. Tutto ciò, man mano che passa il tempo, cresce e lentamente proviamo un sentimento, il rancore.

L’essere umano ha solo bisogno di essere compreso, desidera che l’altro sia gentile e tollerante nei suoi riguardi davanti agli errori che può commettere, perché tutti possiamo sbagliare, non si è la somma dei propri errori.

Molti, spendono la maggior parte del loro tempo e delle energie a rimuginare sulle offese e i torti subiti, così facendo, un episodio successo anche molti anni prima, non si spenga mai e alimenti la fiamma del rancore.

Quando alimentiamo il rancore, attiviamo nel nostro cervello quelle parti specializzate per le critiche. In questo modo, i neuroni coinvolti stabiliscono più connessioni e rafforzano la risposta rancorosa.

Quando un torto viene fatto a noi succede che il nostro cervello salta alla critica e al giudizio, facendo crescere ancora di più questo processo.

Nonostante sia umano provare rancore verso qualcuno che ci ha ferito volutamente o meno, c’è un prezzo da pagare, perché le stesse parti che criticano gli altri criticano anche noi stessi.

Si diventa così sempre più spietati davanti i nostri errori, diventa sempre più difficile piacerci e l’auto-accettazione pian piano svanisce.

Portare rancore non fa altro che innescare un ciclo di critiche tra noi e chi ci sta attorno, diminuendo le relazioni di supporto di cui tutti abbiamo bisogno.

La soluzione per rompere questa catena è regalarsi il perdono.

Bisogna innanzitutto chiedersi quale avvenimento ha scatenato dentro di noi il meccanico del rancore; trovare le spiegazioni per capire perché lo hai fatto e andare avanti; il dono del perdono si può espandere a tutti, riconoscendo che tutti gli esseri umani sono vulnerabili e possono fallire, sbagliare; ricordarsi di essere gentili con sé stessi durante la pratica del perdono, sforzo che richiede del tempo, pratica e pazienza affinché possa diventare qualcosa di automatico.

Il perdono non è la stessa cosa della riconciliazione con una persona che ci ha ferito. La riconciliazione è il processo di fiducia reciproca, il che richiede un ulteriore step, quello della negoziazione.

Il perdono può avvenire a prescindere dalla riconciliazione e dalla fiducia reciproca, è solo una comprensione più profonda che ci permette di liberarci dal peso emotivo legato a determinate situazioni, e a lasciar andare.

Il Buddha dice: “Trattenere la rabbia è come bere il veleno e aspettarsi che l’altra persona muoia”.

Questo cosa significa? Che la rabbia fa male, in quanto il proprio corpo risponde in base alle emozioni (battiti accelerati, pressione sanguigna che aumenta, attiva la reazione “combatti o fuggi”, che aumenta il lavoro delle ghiandole surrenali, le quali rilasciano gli ormoni dello stress come adrenalina e cortisolo).

Le persone rancorose si trascinano dietro dei pezzi di brace ardenti, e sono pronte a scagliarle contro chi le offende. A bruciarsi però non sono gli altri, ma ci si brucia da soli automaticamente tenendo tra le mani quei pezzi che scottano.

Non è peccato litigare. Peccato è il rancore” sostiene Papa Francesco.

Non c’è niente di positivo nel provare rancore, perché spesso chi ci ha provocato un dolore non si sente minimamente in colpa e continua a vivere la propria vita serenamente; chi invece continua a soffrire è il ferito.

Per eliminare il rancore basta davvero poco:

  • Sfogarsi (esternare tutto ciò che si prova dentro a qualcuno di cui si ha fiducia o semplicemente scrivendo, buttare via i pensieri aiuta ad eliminare buona parte del peso che portiamo);
  • Non tornare indietro (dopo essersi sfogati è importante non tornare indietro, la causa potrebbe solamente essere ulteriore dolore. Bisogna dimenticare ed andare avanti);
  • Accettare ed imparare (accettare significa proprio liberarsi dai sentimenti quali l’odio, il rancore o qualunque cosa di negativo si possa provare e accettare che il passato non può essere cambiato, quindi imparare la lezione che quella determinata situazione ci ha regalato);
  • Vivere in pace con sé stessi (praticare nuove abitudini per vivere bene con la propria persona, dedicarsi del tempo in attività rilassanti e piacevoli per il nostro corpo e la nostra mente cercando di mantenersi sempre attivi).

Bisogna tenere a mente che ciò che proviamo non dipende dalla situazione esterna, ma da come gestiamo le emozioni. Non bisogna permettere agli avvenimenti negativi di nuocere il nostro benessere interiore… dipende solo da noi e dobbiamo ricordarlo sempre.

“Perché cerchi la vendetta, o uomo? Per quale scopo la insegui? Credi di provocare dolore al tuo avversario con essa? Sappi che tu stesso sentirai il più grande dei tormenti.”

Faraone Akhenaton.

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