Toro di Falaride

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Il Toro di Falaride è stato uno strumento di tortura e di esecuzione capitale dell’Antica Grecia.

La sua invenzione viene attribuita a Perillo di Atene, un fonditore di ottone, il quale propose a Falaride, tiranno di Agrigento, un nuovo sistema per giustiziare i criminali.

La leggenda narra che Perillo realizzò la riproduzione di un toro metallico, vuoto e con una porta su un fianco. La vittima veniva rinchiusa al suo interno e un fuoco veniva acceso sotto di esso per riscaldare il metallo fino ad arroventarlo; così la vittima si bruciava lentamente fino a morire.

Il toro era costruito in modo tale che il suo fumo si levasse in profumate nuvole di incenso. La testa era dotata di numerosi tubi e fermi, i quali convertivano le urla dei criminali in suoni simili a quelli emessi da un toro infuriato.

Si narra che le ossa dei cadaveri fossero talmente brillanti da essere poi utilizzati come bracciali.

Falaride fu entusiasta dell’invenzione e chiese allo stesso Perillo di provarlo. Quando egli entrò all’interno del toro, venne immediatamente chiuso e venne acceso il fuoco; Falaride potè sentire con le sue orecchie le urla di Perillo.

Prima che morisse ordinò però di farlo uscire.

Perillo sperava di essere ricompensato per la sua invenzione, ma il destino crudele lo portò alla morte, dopo essere stato gettato dalla cima di una rupe, come ordinato da Falaride (stessa morte che toccò successivamente anche a lui).

Un’altra versione, riportata dai testi greci, riguardanti l’operato di Terone, sostiene che Falaride, sconcertato dall’invenzione di Perillo, ordinò che dovesse morire con lo stesso toro e che, senza rimuovere il suo corpo dall’interno, fosse gettato tutto in mare a pochi chilometri dalla costa antistante Akragas.

Le cronache cristiane narrano che i Romani avrebbero usato questo strumento di tortura per uccidere alcuni martiri cristiani (come Sant’Antipa, vescovo di Pergamo o Santa Pelagia di Tarso).

Il toro di Falaride viene citato in molte occasioni (Umberto Eco nei capitoli finali del suo libro “In nome della rosa”, lo show televisivo 1000 modi per morire ha dedicato una delle prime morti al toro ma con delle inesattezze, nel videogioco Assassin’s Creed: Origins, nel videogioco Amnesia:The Dark Descent…).

[…] Come ‘l bue cicilian che

mugghiò prima

col pianto di colui, e ciò fu

dritto,

che l’avea temperato con sua

lima,

mugghiava con la voce de

l’afflitto,

sì che, con tutto che fosse

rame,

pur el pareva dal dolor trafitto

[…]

Dante Alighieri, Inferno, canto XXVII, vv. 7-12

Un giusto rancore non esiste

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