Cosa rimane di un sentimento quando è l’amore a rifuggire dai sensi? E le emozioni? Che fine fanno le emozioni forti, folli, a volte quasi subite di buon grado, accettate, rigettate, incontenibili ed esondanti? Probabilmente permangono in sospeso, come dichiarazioni poco enfatiche alle quali si è negata una risposta, come parole mai pronunciate e represse con decisione, come funamboli impauriti che non godranno mai dell’ebrezza che travolge ad alta quota.
Rimangono ricordi poco chiari ed ovattati a causa del tempo, inaffidabili, inattendibili, imprecisi, funestati dagli eventi inattesi.
Ci si domanda, sovente, se esista qualcosa che riesca a sopravvivere alla morte.
Di certo, l’arte non subisce gli effetti del deterioramento, men che mai ne sono soggette le sue innumerevoli e ricche sfaccettature.
Mi chiedo se una ralazione di coppia possa essere identificata attraverso la musica, se veramente i grandi cantautori detengano la singolare capacità di intercettare le caratteristiche peculiari di un rapporto e di assurgere al firmamento dell’immortalità delle rimembranze.
La risposta è senza dubbio affermativa e credo che mai conosceremo il riflesso speculare del volto della vita, fino a quando sette note risuoneranno con impertinenza a dispetto degli anni.
E cosa lasciare in eredità a chi abbiamo tanto amato, se non una canzone che riconduca il pensiero all’esclusiva immagine di noi?
Un lungimirante Gino Paoli accompagna gli ascoltatori lungo il percorso che è in grado di avvolgerli in eterno ,ed in maniera simbiotica, al disparato universo delle sonorità.
Ti lascio qualcosa che non ha costi, qualcosa che può avere un prezzo ma che non richiede contributi, qualcosa che in tanti hanno condiviso ma che in pochi hanno compreso, qualcosa che indosserai quando diamanti e paillettes non ti basteranno più.
“Ti lascio una canzone”.
Si volta per sempre pagina a suon di melodie nostalgiche, trite e ritrite, all’insegna di chiavi di violino sbilenche che introducono brani in battere e levare, in nome di una musica che può essere mediocre o sopraffina, poiché ogni valutazione è soggetta alle capacità critiche detenute dagli orecchi.
Non ho la presunzione che il mio dono rimanga solo tuo per sempre poiché, il trascorrere del tempo, ti imporrà un’impellente necessità di condivisione.
E allora potrai generosamente regalarla, se quest’atto saprà affievolire gli effetti del tuo bisogno, a chi sarà stato capace di monopolizzare il tuo buon cuore.
L’unico che non ne beneficerà più sarò proprio io, sembra affermare Paoli, io che ho scelto di affidare ogni parola al tuo buon senso e all’inadeguata capacità di comprensione di un perfetto estraneo.
E tu hai reso te stessa una devotissima schiava della convinzione che tutti sapranno di me e di te.
E invece, la verità è che il testo di quella canzone fornirà risposte identitarie a milioni di altre storie simili o dissimili dalla nostra, perché trattasi di una banalissima e scontata canzone d’amore e l’amore non si discosta molto da un concetto univoco e standardizzato che accomuna i più.
Ti lascio tutto quello che hai e che non hai mai avuto di me, ti lascio quello che non hai mai capito e che ti chiedo di approfondire, ti lascio indizi che ti aiutino a trovare una soluzione a questa grande beffa che è l’esistenza e che un giorno lontano ti invogliò ad illudere un pover’uomo in merito alla veridicità dell’eternità e della bellezza.
Ma tu, chi amerai dopo di me?
Nessuno che sia mai esistito, nessuno!
Non ho la presunzione di essere l’unico, non voglio essere il solo, per carità.
Non confido nel fatto che avrai cura di rispettare con zelo gli spazi del mio pentagramma.
Anzi, mi aspetto che tu ascenza e ridiscenda dalle sue linee equidistanti, come faresti se ti muovessi sulle rampe di una scala.
Ma l’esperienza mi suggerisce che difficilmente ci si affida ciecamente ad una novità quando si è stati travolti da un vecchio , obsoleto e rassicurante sentimento d’amore.
“Ti lascio una canzone” è un brano datato 1988.
Lo stesso Paoli, in un primo momento, la incise da solista.
Ebbe modo di riscontrare un ulteriore successo in seguito alla proposta di un duetto con Ornella Vanoni.
Il brano, non a caso, rappresenta una sorta di testamento profondamente intimo, che Paoli ha formulato proprio per la brillante ed ex compagna Ornella Vanoni, in un momento dominato dal dramma, poiché gli era stato diagnosticato un male irreversibile .
A voi auguro una buona lettura ed un ascolto coinvolgente…
Finito è il tempo di cantare insieme
Si chiude qui la pagina in comune
Il mondo si è fermato, io ora scendo qui
Prosegui tu, ma non ti mando solo
Ti lascio una canzone per coprirti se avrai freddo
Ti lascio una canzone da mangiare se avrai fame
Ti lascio una canzone da bere se avrai sete
Ti lascio una canzone da cantare
Una canzone che tu
Potrai cantare a chi
A chi tu amerai dopo di me
A chi tu amerai dopo di me
Ti lascio una canzone da indossare sopra il cuore
Ti lascio una canzone da sognare quando hai sonno
Ti lascio una canzone per farti compagnia
Ti lascio una canzone da cantare
Una canzone che tu
Potrai cantare a chi
A chi tu amerai dopo di me
A chi non amerai senza di me…
Maria Cristina Adragna
Bellissima recensione. Bravissima come sempre
Grazie mille. Gentilissimo
[…] “Ti lascio una canzone” […]