Tenetevi le mimose

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Ho visto, un paio di giorni fa, la trasmissione di Rai3, sulle discriminazioni delle donne relative al lavoro e la cura nei confronti dei genitori.

Mentre i figli maschi, hanno la possibilità di emigrare, cambiare casa e città costruendo una carriera lavorativa con relativi guadagni, le figlie spesso, devono rinunciare per prestare cure e attenzioni ai genitori anziani.

Qualcuno le obbliga? No!

Il punto è proprio questo: noi donne non abbiamo bisogno dell’obbligo, gli uomini, sì.

Il problema della suddivisione dei compiti, non riguarda solo le coppie ma l’intera famiglia di provenienza e la parità non è una questione da risolvere solo nelle relazioni amorose.

Quindi, la suddivisione dei compiti non riguarda solo la coppia!

Si parla in continuazione della disparità di ripartizione nel lavoro di cura dei figli, ma il lavoro di cura degli anziani è completamente occultato.

L’avidità dei fratelli non si ferma neanche davanti allo stato di malattia (cronica o neurodegenerativa) della sorella in questione, la quale si è sempre spesa per il benessere della famiglia.

Vedono solo l’appoggio economico o fisico in quel momento, quando loro invece hanno preso, preteso e mai dato.

Non dovrebbe essere la donna a battagliare per ottenere l’esenzione dalle attività che alla fine rappresentano la vita e quei valori positivi come l’aiutare un familiare, la capacità di mettere in moto una casa e renderla viva veramente.

Io non voglio abbassarmi al livello di uomini il cui atteggiamento non condivido, solo per invidia o per un senso di rivalsa.

Perché il fulcro poi, diventa questo. Si parla di interessi, di retribuzione, di eredità!

Anche questo avvelenamento dei sentimenti è figlio del patriarcato, ma serve?

Serve solo a creare ulteriore alienazione, ulteriore stress, nervosismo, cattiveria.

C’è un esercito di sorelle sfruttate dai fratelli. Questa è la verità!

Gli uomini non solo faticano a condividere i compiti con le partner, ma non dividono nemmeno i compiti con le sorelle.

Non ne sentono il bisogno perché sanno che le sorelle si occuperanno dei genitori.

E se la sorella non può? Pazienza.

Questo accade anche nelle famiglie più progressiste, dove i genitori sono sessantottini e hanno cresciuto i figli senza discriminazioni di genere.

Tuttavia, la minore empatia maschile fa sì che questi uomini non percepiscano le necessità altrui, nemmeno quelle dei genitori.

Questo squilibrio è noto a tutte noi, esistono leggi che compensino le donne per il loro contributo in famiglia? No. Il patriarcato è tutto qui.

Si considerino, per esempio, le leggi sull’eredità.

Ai figli spetta l’eredità in parti uguali, anche se è stata solo la figlia femmina a occuparsi del lavoro di cura. Questa idea secondo cui è giusto fare parti uguali, deve finire.

Serve equità e ciascuno deve avere in base al suo contributo, perché lo Stato non ragiona così?

Perché lo Stato si è appena evoluto dal concetto secondo cui l’eredità spetta solo ai maschi!

Questo è solo un esempio generico e non serve che l’eredità sia milionaria.

Basta una umile casa, che verrà divisa in parti uguali tra la sorella che ha perso il lavoro per stare vicino ai genitori e il fratello che ha potuto accumulare ricchezza restando fuori.

Ho imparato negli anni, a riconoscere queste situazioni come ingiustizie.

Prima mi sembrava tutto normale, non ci riflettevo, ma se ci soffermiamo sulle disuguaglianze del quotidiano, ci accorgiamo che la discriminazione di genere, va ben oltre il mondo del lavoro e del matrimonio e riguarda ogni singolo aspetto della vita umana, anche le relazioni fra fratello e sorella e per questo non c’è nessun congedo.

“Gli uomini non percepiscono le necessita altrui”, il nocciolo sta qui!

O meglio, non le percepiscono come problemi che li debbano riguardare.

E se le donne cominciassero a comportarsi come loro?

Se curassero i figli solo quanto i partner?

Se curassero la casa quanto il partner?

Se curassero le relazioni con le famiglie (spesso di entrambi!) come fa il partner?

Se curassero i genitori come e quanto fanno i fratelli?

La società collasserebbe su se stessa, perchè il lavoro di cura sommerso femminile fa andare avanti tutto quanto. Fa si che i figli crescano e facciano sport, fa si che gli anziani siano curati (spesa, lavori domestici, varie ed eventuali), fa si che il compagno si realizzi sul lavoro.

Fin da piccole alle donne si insegna a prendersi cura di un bambolotto, di un fratellino, del prossimo.

Lo stesso però non si insegna ai maschi, che crescono con molte meno aspettative degli adulti, rispetto al loro contributo nella cura del prossimo.

Giocare con le bambole è una forma di “role playing” che mette da subito la bambina nella condizione di prendersi cura di qualcosa.

Eppure ai maschi questo gioco viene tutt’ora proibito.

Regalare un cicciobello ad un bambino, viene ancora visto come assurdo.

Ecco, il risultato è che quando poi quei bambini crescono e si trovano a diventare padri, sperimentano per la prima volta nella loro vita, quel ruolo di cura e ci arrivano completamente analfabeti.

Per esempio, perché non si insegna ai maschi, fin da piccoli, a prendersi cura di un bebè?

Perché sebbene le adolescenti conoscano già il significato di “postpartum”, gli adolescenti non sanno nulla per esempio del risentimento che quasi tutte le donne provano verso il compagno dopo il parto?

Non sanno nulla di ciò di cui può avere bisogno la donna o il bambino in quella fase.

Le femmine si misurano con l’idea del parto fin da piccole. I maschi no.

Direte voi “ma loro mica partoriscono”! Vero, ma in una coppia il parto travolge entrambi anche se in modi diversi, eppure questo non fa minimamente parte dell’educazione maschile.

La nostra cultura demanda alle donne l’educazione in materia del proprio compagno, ma ormai è troppo tardi.

Nessuno insegna agli adolescenti maschi a stare vicino alla donna che partorisce, però si insegna alle bambine di 3 anni a prendersi cura di un bambolotto, questa è la realtà!

Ecco quando si parla di educazione sessuale non si può pensare che questa riguardi solo gli aspetti legati all’atto sessuale e al concepimento/contraccezione, ma devono includere aspetti più ampi di cura del prossimo, soprattutto nell’ educazione dei maschi che ne sono digiuni.

Le bambine arrivano all’adolescenza avendo già introiettato il ruolo di cura, i maschi no.

E dei diritti delle madri spesso calpestato dai padri assenti, perché non se ne parla?

Perché non si dice che a più della metà dei padri va bene che il lavoro di cura sia solo sulle spalle delle madri, cosicché possano continuare le loro vite?

Perché vedo che nessuno ne parla, perché giudici e servizi fanno finta di cadere dal pero quando li metti di fronte alla realtà?

Praticamente tutti uomini a dire che gli affidi e le leggi sul divorzio devono essere cambiati perché troppo a favore delle donne.

Donne che, ovviamente, non fanno altro che vivere sulle spalle degli ex grazie all’assegno di mantenimento (che in realtà non esiste più se non casi particolari), con il nuovo tipo e nella casa dell’ex, mentre i poveri ex finiscono a mangiare alla Caritas e senza fissa dimora. Insomma, la solita storia della donna asso pigliatutto e del povero uomo maltrattato.

Come se non bastasse, c’è pure la versione secondo la quale le madri single, crescono delinquenti mentre i padri single, crescono bravi ragazzi di successo e ben integrati. Insomma, come la giri la giri è sempre colpa delle donne.

Le cose non saranno mai eque ed è inutile appellarsi a un’utopia che vorrebbe anche le donne inette.

Si può cercare di migliorare? Certo, ma l’uguaglianza non esiste.

Ognuno farà i conti con la propria coscienza e questa è la cosa più importante.

 

2 COMMENTS

  1. Mio dio, quanta autoreferenzialità in questo testo!
    Una sequela di lamentele e pure mal scritta, condita di semplificazioni prive di qualsivoglia ragionamento.
    Questa donna sembra rimasta indietro di almeno 30 anni.

    • Si vede che lei non ha di questi problemi, beata lei. la realtà è ben diversa, si guardi intorno…

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