SULLA COSCIENZA CHE STRIDE
Ho temuto per me,
per la caducità
dei miei stati emozionali,
ho temuto di non rivederti
nella monotonia dei giorni grevi,
brevi ed infestati dall’apatia virulenta,
tutti maledettamente standardizzati ,
tutti in decomposizione
sulla coscienza che stride.
Temo ancor che la mia esistenza
sia deficitaria di un colore
pregnante dell’arcobaleno,
come se dovesse
offuscarsi l’universo all’improvviso,
come se non fossi più
lo stesso di quando
potevamo decantar la vita.
M’adagio con pazienza sull’arido terreno,
sono una foglia che non s’arrende
all’autunno delle circostanze amare
e mi domando perché
non arrivi ancora ad estirparmi
da sotto queste macerie incolte…
È così lontana la primavera,
come resisteremo?
Ho uno scrigno che contiene
un po’ d’amore che non accenna
a tacitar la sua parvenza,
una lettera che composi svogliatamente
chissà in quale anno remoto
e centinaia di rimembranze rigogliose
che mostrano te mentre mi baci,
mentre mi cogli, mentre mi mordi…
Te ne ricordi?
“Ti aspetto” di Maria Cristina Adragna