Spose in ostaggio

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“Sposala a nove anni e grande sarà la felicità” Così dice Maometto. La domanda sorge spontanea: felicità per chi?

Il tema delle spose bambine purtroppo, è tutto da riscrivere. Anche se alcuni governi hanno alzato l’asta sull’età matrimoniale delle giovani, i genitori e gli uomini se ne fregano e le costringono a sposarsi lo stesso.  Condannando le bambine ad essere schiave e ignoranti. È proprio l’ignoranza alla base di tutto. Ignoranza del padre  e del marito, che giustificano le proprie azioni, citando il matrimonio di Maometto con la piccola Aisha. È una terribile ingiustizia, quella che subiscono le bambine, che a quell’età dovrebbero giocare e ridere. Dovrebbero innamorarsi e vivere anche quelle delusioni che la vita regala, per renderle più forti e determinate. Dovrebbero poter scegliere il lavoro o gli studi. Voglio raccontarvi una storia accaduta nello Yemen di circa quindici anni fa. Protagonista è la giovane Najoud Alì, la quale, a soli dieci anni, viene data in sposa ad un uomo adulto, che fin dalla prima notte la picchia e abusa di lei. Dopo tre settimane da incubo, la piccola riesce a scappare e, con grande forza e caparbietà, raggiunge un giudice che l’ascolta e le dà ragione. In tribunale, l’avvocato che difende la giovanissima yemenita, denuncia la morte di migliaia di bambine a causa dei rapporti sessuali  e conseguenti emorragie, e di parti precoci. All’età di undici anni, Najoud è già divorziata e ha una vita tutta da scrivere. Riprende a studiare, aveva interrotto gli studi per diventare sposa, come tutte le spose bambine condannate ad una vita di reclusione mentale e spesso, anche fisica. A diciotto anni, pur non diventando economicamente indipendente, si sposa e diventa mamma. Questa volta, per scelta!

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