C’è una celebre canzone di Raf che dice :” Cosa resterà di questi anni ’80?”.
Ecco, si potrebbe tornare indietro nel tempo e cantare “Cosa resterà di questi anni ’70?”.
E sì signori miei, da ricordare non è solo il Sessantotto, ma anche gli anni Settanta hanno avuto un ruolo importante, ricco di fermenti, mutazioni sociali e rivoluzioni personali . Benché attraversati da una grande degenerazione dell’ideologia e dal terrorismo, furono prolifici di pensieri e di incontri che cambiarono il destino di un’intera generazione. La nostra, quelle persone nate negli anni ’60.
Fu proprio in quegli anni che le donne scoprirono l’uso della libertà e gli omosessuali uscirono dai ghetti in cui purtroppo erano nascosti. Furono l’arte, la musica e la cultura in genere che divennero parte del cambiamento.
Furono anni di grandi battaglie sociali, di grandi manifestazioni di piazza e di confronti “politici” che coinvolgevano la vita pubblica e privata. Senza pregiudizi.
E in questo contesto arriva Lei… Loredana.
Una delle voci più amate della musica italiana è quella di Loredana Bertè, diva rock per eccellenza con un carattere forte, fuori dagli schemi, una vera bad girl. E anche oggi, a quasi settantadue anni, è uguale a quando, appena ventenne, esordì nello storico Piper Club di Roma in via Tagliamento .
Sempre fuori da schemi, categorie, oggi la vediamo con capelli blu, un look da vera rocker e tanta grinta da vendere.
È da 40 anni sulla scena musicale era la fine degli Anni ’60, quando Loredana ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo dello spettacolo, prima come ballerina e poi come cantante.
Ed era il 1974 quando ha fatto scandalo con Streaking, con alcune foto in cui posava completamente nuda. È stata proprio lei a dare il via a quello che è stato definito cantaerotico, un genere decisamente sovversivo a cui si uniranno poi, tra gli altri, Amanda Lear e Patty Pravo.
Ma è con i dischi successivi, e grazie alla collaborazione con il produttore Mario Lavezzi, che Loredana è entrata di diritto nell’olimpo della musica italiana, facendosi largo tra colleghe del calibro di Mina, Ornella Vanoni, Rita Pavone (del cui corpo di ballo faceva parte una giovanissima Loredana), Caterina Caselli e molte altre. Nel 1975 incide Sei bellissima, che mette in risalto tutte le sue capacità vocali, e che in poco tempo diventa uno dei classici italiani più famosi.
Nel 1978, poi, Ivano fossati scrive per lei Dedicato, brano che la consacra tra le grandi interpreti del nostro Paese grazie alla sua interpretazione che è più volte stata definita “seria” e “toccante”, uscendo da quello stereotipo di donna ribelle che le era stato cucito addosso.
Come dimenticare poi “E la luna bussò”, la prima canzone reggae mai pubblicata in Italia, nata dopo un viaggio in Jamaica durante il quale Loredana è rimasta folgorata da questo genere di musica. O l’album “Made in Italy”, registrato a New York, dove ha conosciuto Andy Warhol e ha rimediato il soprannome di Pasta Queen (datole proprio dall’artista).
Ma il brano più iconico di Loredana Bertè è sicuramente Non sono una signora: non solo una canzone, ma una filosofia di vita, che la cantante ha sempre adottato.
Come abbiamo già detto, Loredana Bertè è ancora oggi una bad girl, con i suoi capelli blu elettrico che sono diventati il suo marchio di fabbrica degli ultimi anni. Ma fin dai suoi esordi la cantante si è imposta come icona di quella ribellione, di quell’anticonformismo e, perché no, di quell’emancipazione femminile che tanto si rivendicavano negli Anni ’70. Loredana non usciva mai senza una minigonna o un paio di hot pants che mettessero in mostra quello che è sempre stato il suo punto di forza: le gambe da sabato sera, come lei stessa amava definirle.
Ma sono anche gli outfit che indossava sul palco ad essere diventati iconici: stravaganti, eccentrici, sopra le righe, a volte anche provocatori.
Come per esempio quella volta in cui si è presentata al Festival di Sanremo del 1986 sfoggiando un finto pancione da gravidanza, strizzato sotto un mini abito in latex nero, attillatissimo e con tanto di borchie. Un’esibizione che aveva l’intenzione di esaltare la bellezza delle donne in dolce attesa, ma anche di denuncia: una donna che balla un inno all’uomo, re e padrone.
La stessa esibizione, però, le è costata la fine del suo contratto discografico.
O come quando, nel 1982, arriva sul palco del Festivalbar per cantare Non sono una signora indossando un vestito da sposa ampio e vaporoso precedendo di qualche anno la regina del pop, Madonna, con la sua Like a Virgin.
Da giovanissima, nei primi Anni ’70, ha avuto una relazione con il tennista Adriano Panatta, per poi legarsi negli anni successivi a uomini dello spettacolo, come Red Canzian e Mario Lavezzi, il suo produttore discografico.
Nel 1983 il primo matrimonio. Loredana ha sposato Roberto Berger, figlio dell’imprenditore miliardario fondatore del marchio del caffè Hag. La loro storia è durata, però, soltanto quattro anni. Tra i motivi che hanno portato alla rottura, la cantante annovera anche il fatto che lui avesse ben dieci anni meno di lei.
Ma la storia più tormentata è stata certamente quella con Björn Borg, il tennista più famoso al mondo (ovviamente insieme al rivale McEnroe). Presentatole dall’ex compagno Panatta nel 1973, dopo una lunga relazione Borg diventa suo marito, nel 1989, e i due si trasferiscono in Svezia.
Ha inizio per Loredana uno dei periodi più bui della sua vita: dopo il duro arrivato dopo il controverso Sanremo ’86, decide di abbandonare la musica e dedicarsi esclusivamente al suo matrimonio. Matrimonio che, però, si trasforma in un inferno: la cantante è malvista nella famiglia di Borg, lui non ha voluto darle il figlio che tanto desiderava e, soprattutto, il tennista era completamente assuefatto dalla cocaina. Una vita difficile, che ha portato la giovane Bertè a spegnersi lentamente, a perdere (per un attimo) quella grinta che da sempre la caratterizzava.
E l’epilogo non poteva che essere quello di lasciarlo.
L’ho rivista con piacere in concerto pochi giorni fa nella mia città, Loredana è ancora oggi la regina del rock, la sua voce è quella di sempre, graffiante, unica. Gli anni su di lei non portano grandi cambiamenti, ha sempre le gambe più belle della musica italiana nonostante sia un po’ appesantita nel corpo ma ohimè gli anni cominciano a pesare anche per una come lei.
Eravamo più di ventimila in piazza quella sera, io come faccio di solito quando si tratta di artisti che adoro, mi sono recata sul posto nel primo pomeriggio con le mie amiche, eravamo tutte “Figlie di Loredana”. Parrucca azzurra come i suoi capelli, per ore abbiamo cantato le sue canzoni mentre i musicisti provavano. Ma chi sono i “Figli di Loredana”?
Siamo noi, il suo popolo cresciuto insieme alle sue canzoni, alla ribellione degli anni 70 80, donne indipendenti mentalmente, senza gabbia imposta dalla società.
Angela Amendola
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