Non solo eccessivo consumo di cibo tra i comportamenti abituali nati dalla precedente infausta e obbligatoria quarantena da coronavirus: la “dipendenza” che si va oggi sempre più facendo spazio (in realtà aveva già preso piede ancor prima della Pandemia) non ha a che vedere con hamburger, pizza o cibo in genere: almeno non solo! E’ lo streaming online, che, in certi casi, rischia di diventare una vera patologia: la dipendenza da serie TV.
Non possiamo negarlo: siamo tutti “serializzati”, tutti ossessionati almeno da una serie TV che ha occupato la nostra anima per mesi e mesi, trasformandoci in animali da divano o da materasso, dapprima attratti solo da noia o da semplice curiosità:
_”Ehi, hai scovato per caso qualche nuova serie stuzzicosa da guardare? Ho finito le scorte!”...
Un volta raccolto il consiglio dell’amico si parte alla navigazione nei ricchi mari di Google; ed è l’inizio di un cammino senza ritorno!
Iniziamo la visione della nuova serie con entusiasmo e ci imbarchiamo in questa nuova avventura.
Ringraziamo con calore il nuovo giocattolo trovato in stream e ci inabissiamo in questa realtà alternativa quel tanto che le 1-2-3-4 ecc… stagioni della Serie ce lo permettono.
Nulla di male ci sarebbe se tutto questo non rischiasse di divenire, in alcuni casi, un comportamento “ossessivo”, che, in realtà, non genera sensazioni positive.
L’aspetto deleterio delle cosiddette “dipendenze da serial TV” è il totale assorbimento nella dimensione del prodotto di finzione, che “si impossessa” completamente di chi lo guarda, generando totale simbiosi in personaggi e ambienti descritti e profonda inadeguatezza al ritorno alla realtà.
Una volta finita la visione della serie giunge uno smarrimento completo e quasi una non volontà di uscirne e di approcciarsi alla “vita vera”.
Difficile capire dove stia la linea di demarcazione che separa una semplice “passione” verso un Telefilm da una patologica ossessione; non siamo professionisti del settore e non sta a noi analizzare aspetti eccessivamente psicologici.
C’è da dire solo che c‘è il rischio di un comportamento compulsivo dannoso e falsamente catartico.
Ma per quale assurdo motivo avviene questo tipo di messa in atto di determinati comportamenti?
Perché ci creiamo queste dipendenze emotive verso personaggi e situazioni fittizie?
Sicuramente non bisogna generalizzare: molto spesso si è solo appassionati di Cinema e di belle storie e le serie tv di oggi sono spesso, per qualità e contenuti, assimilabili oggi ad un vero e proprio prodotto cinematografico.
Non solo: da Sky ad Amazon Prime o Netflix, da Infinity a Tim Vision, da Apple TV o la neonata Disney+, le piattaforme Streaming a disposizione sono talmente tante oggi da aver davvero l’imbarazzo della scelta e molte, in virtù dell’emergenza COVID19, hanno messo a disposizione degli utenti migliaia di film e serie originali, con abbonamenti davvero vantaggiosi.
La stessa RaiPlay propone sulla propria piattaforma, (del tutto gratuitamente) centinaia di prodotti di qualità.
Aldilà della situazione al limite vissuta negli ultimi tempi, la visione in streaming fa ormai parte della vita quotidiana di milioni di utenti che preferiscono avere a casa propria, con comodità, la possibilità di scegliere cosa guardare, quando guardarlo e anche poter riprendere dallo stesso punto in cui si è lasciata la visione, cercando sicuramente emozioni diverse da quelle che si vivono nella vita quotidiana; come quando da piccole si voleva essere belle e popolari come un personaggio di “Beverly Hills 90210”, sognare di guidare una porche come in Miami Vice, indossare i vestiti di Carrie in “Sex and the City” o semplicemente avere un papà come Charles Ingalls nella Casa nella prateria. La differenza è che oggi non aspettiamo di guardare la puntata della settimana successiva per scoprire “Chi ha ucciso Laura Palmer” o da dove vengono “I Visitors”; saltiamo subito all’ultima puntata dell’ultima serie per vedere se a “Friends” infine Ross e Rachel ce l’hanno fatta a tornare insieme.
Oggi possiamo vederne 20 di fila episodi e soddisfare subito le nostre curiosità.
Cosa c’è di male? Se è appena uscita la quarta serie della Casa di Carta, perché non guardare in una giornata intera tutta la nuova stagione? Cosa me lo impedisce?
Intanto posso comunque avvicinarmi a qualcosa ,di proibito o meno, che, nella vita reale, non potrei mai vivere, identificandomi con i personaggi di quella serie, posso provare ad essere qualcun altro anche solo per qualche ora. Ma, poi , più tempo trascorro in quella dimensione, più perdo la capacità di ritornare alla realtà e accontentarmi ?
Questi i rischi…
C’è da dire che, alla fine, i personaggi principali della serie TV preferita diventano anche i nostri migliori amici, quindi, quando se ne vanno, diventiamo un po’ tristi: pensiamo ad esempio alla morte del Dottor Shepperd in “Grey’s Anatomy”.
Secondo uno studio della Ohio State University, “la fine della propria serie TV preferita può scatenare sintomi depressivi e un senso di angoscia e di smarrimento simile a quella generata dalla fine di un amore importante” e diventa un problema quando si usa il pensiero desiderante per oggetti o attività dannosi e/o pericolosi non accessibili o non raggiungibili, nella nostra realtà.
L’individuo può rimanere bloccato in una specie di limbo, in cui non riesce a distinguere quale sia la propria realtà o quella di Meredith Grey di “Grey’s Anatomy”.
Dunque il cosiddetto “binge watching” (dipendenza da serie tv) appartiene ormai alle dipendenze comportamentali vere e proprie: il termine “binge”, letteralmente “baldoria”, indica che la persona si abbandona ad un consumo smodato dell’oggetto, sostanza o comportamento.
Trascorrendo molto tempo davanti ad uno schermo, si toglie tempo ad altre attività produttive provocando effetti psicofisiologici, deficit attentivi, insonnia, aumento di peso.
Senza prolungarci troppo in una disanima puramente psicologica del problema, concludiamo con il ricordarCi che, una volta finita la quarantena che stiamo vivendo, occorre ricostruire il nostro Tempo, delinearne i contorni in modo ben definito, ritagliando spazio per fare tante cose, senza fossilizzarci in attività troppo sedentarie o ripetitive. Guardare la Tv ci sta aiutando sicuramente ad esorcizzare un pericolo grave e reale che minaccia le nostre vite e siamo grati agli strumenti che la Tecnologia ci offre per spaziare almeno con la mente, là dove ci viene impedito fisicamente di farlo, ma ricordiamoci sempre di non essere Tokio rinchiusa in una Zecca dello Stato o Lucifer salito dagli Inferi e che il Viaggio sull’Isola che non c’è è bello solo se si può sapere con certezza di poter tornare poi da “noi”.
NOTA: Per riferimenti bibliografici su temi psicologici : State of mind: il giornale delle scienze psicologiche.
Sandra Orlando
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