Ricominciamo da Internet di Maria Maiolo

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Blogger per un giorno” continua con Maria Maiolo

RICOMINCIAMO DA INTERNET

In questo momento totalmente nuovo ma che sovrasta le menti e i cuori di paura e malinconia, i pensieri e le preghiere vanno quotidianamente a chi combatte in prima linea il male che sta affliggendo l’intera comunità, mettendo in ginocchio la nostra Terra. Ci troviamo al cospetto di una società costretta a reinventarsi nelle cose più semplici e scontate ma che forse, finalmente inizia a dare più valore alle stesse. In questo frangente, la tecnologia si è rivelata di fondamentale importanza per accorciare le distanze e per continuare a svolgere mansioni e compiti anche da casa. Fra le Istituzioni che si sono maggiormente appoggiate allo “smart-working” troviamo la scuola. In questo periodo infatti, fondamentale è la presenza e il lavoro degli insegnanti, soprattutto in tenera età. Secondo la psicologia, per raggiungere uno sviluppo armonioso della persona è fondamentale che il clima sociale, familiare e culturale sia più sereno possibile. È intuibile quindi che il mestiere di “insegnante” acquista ancora più importanza in un momento in cui la serenità sembra lontana anni luce. Abbiamo chiesto un’opinione su questo nuovo mondo scolastico basato sulla “didattica a distanza” alla Prof. Maria Concetta Rivello, docente di Italiano, Storia e Geografia alla scuola secondaria di primo grado presso l’Istituto comprensivo “G. D’Antona” di Acquaro.

Quali sono secondo lei i pro e i contro di questa “didattica a distanza”?

È difficile analizzare in modo approfondito questo nuovo sistema di fare didattica, proprio perché nuovo; comunque bisogna necessariamente fare un resoconto per poter meglio operare, anche in futuro.  Le nuove metodologie e i moderni strumenti che la situazione ci “impone” di adottare nella didattica fanno emergere dei pro e dei contro. Innanzitutto ci permettono di continuare il percorso didattico-educativo iniziato a settembre, dimostrando la nostra vicinanza agli alunni, i quali sanno che possono trovare in noi docenti dei punti di riferimento fermi e costanti, il che non è poco considerando la situazione destabilizzante   che stiamo vivendo! Inoltre stanno vivendo concretamente la possibilità di migliorare le loro competenze tecnologiche, infatti, nonostante la generazione odierna sia considerata quella dei “nativi digitali” abbiamo potuto constatare, in questo periodo, che non sempre si sanno utilizzare in maniera ottimale gli strumenti tecnologici e informatici che si hanno a disposizione. (molti dei miei alunni non erano in grado di inviare una mail!). Purtroppo però, con la didattica a distanza, le differenze tra gli alunni si amplificano: chi è sempre stato mosso da una gran voglia di studiare e chi ha alle spalle una famiglia con un livello socio -economico e culturale alto continua a svolgere il proprio dovere anche a distanza, mentre gli alunni che vivono a casa un disagio, che non hanno a disposizione i mezzi per seguire le lezioni e sono quindi poco stimolati, rimangono facilmente indietro. In classe, si aveva l’opportunità di incentivare questi discenti, rendendoli partecipi durante le spiegazioni, dando loro dei compiti per valorizzarli e responsabilizzarli, attirando in qualsiasi modo il loro interesse, aiutandoli a svolgere in classe i compiti non eseguiti a casa, ecc.  In questo senso la didattica a distanza rischia di essere, mi passi il termine, “classista”.

Come si svolge ora una tipica giornata scolastica?

Ho la fortuna di lavorare in un Istituto che ha da tempo predisposto una piattaforma per la didattica a distanza. Quando è iniziato questo pandemonio non era ancora attiva ma grazie ad un team digitale molto preparato, nel giro di una settimana si è resa disponibile.  Questa piattaforma, G suite for education , ci offre degli strumenti validi per  poter praticare la didattica a distanza e mantenere con i nostri studenti  un continuo contatto :  possiamo creare delle classi virtuali, in cui discutere attraverso dei messaggi o con scambi di materiale didattico di qualsiasi formato, possiamo fare delle videoconferenze , vedendo  quindi i  nostri ragazzi,  per spiegare le lezioni e correggere  gli esercizi assegnati, possiamo creare dei compiti, quiz, questionari, calibrati per ciascun alunno, ecc.  Stiamo comunque cercando di non caricare di compiti gli alunni e, per non destabilizzarli ulteriormente, stiamo seguendo l’orario scolastico giornaliero stilato ad inizio anno scolastico

Cosa le manca della classica giornata scolastica?

Attraverso la didattica a distanza viene meno il clima scolastico a cui noi insegnanti siamo abituati. Ci manca il contatto con gli alunni, le emozioni, le sensazioni, le paure, i litigi, le domande, anche se a volte poco consone alle spiegazioni, gli occhi curiosi, i pianti. Paradossalmente, buona parte di ciò che ci faceva disperare, ora ci manca.

Com’è cambiato il suo ruolo di insegnante?

Mancando il contatto diretto, quello umano, il nostro ruolo è inevitabilmente più freddo.  Io, per esempio, ho, a volte, quasi la sensazione di essere un “distributore” di materiale didattico. Il rischio, in questo momento, è quello di “riempire” di conoscenze i nostri discenti. Tuttavia è una situazione nuova anche per noi e stiamo cercando di capire come svolgere al meglio il nostro lavoro senza invadere la privacy degli alunni. Per esempio, evitiamo di fare spesso videoconferenze, proprio per non irrompere nella vita privata degli alunni e della famiglia soprattutto perché può capitare che non si abbia a disposizione uno spazio adatto dove potersi concentrare per seguire le lezioni.

La didattica ha subito delle modifiche?

Assolutamente sì. Il Ministero ci ha imposto di riorganizzare la programmazione disciplinare presentata ad inizio anno scolastico e noi l’abbiamo rimodulata dando particolare importanza agli obiettivi formativi quali per esempio il “Rafforzare la fiducia nelle proprie capacità”, “imparare ad affrontare le difficoltà come occasione di crescita”. Inoltre i mezzi di interazione con gli alunni sono inesorabilmente cambiati adesso ci sono le videoconferenze, le slide, le chat, ecc.

Utilizza qualche “trucchetto” in particolare per attirare l’attenzione dei ragazzi?

Solitamente, in classe, mi piace attirare l’attenzione con qualche battuta e adesso anche questo mi manca. È difficile ottenere il coinvolgimento dei ragazzi, le distrazioni sono troppe e non è semplice, ma cerco di assicurarmi il loro impegno, chiedo loro di preparare delle presentazioni in PowerPoint, propongo dei giochi didattici, ecc. può capitare anche che qualche giorno invece di fare lezione, condivida con loro un video di qualche canzone (l’altra volta per distendere il clima ho mandato il video clip della canzone “Oh, vita” di Jovanotti). È fondamentale che loro sappiano che la vita va celebrata, sempre.

Ha spiegato ai ragazzi cosa sta succedendo? Come?

Quando l’epidemia ha colpito il nord Italia, noi frequentavamo ancora la scuola e se ne parlava quotidianamente in classe. Successivamente al decreto che ha previsto la chiusura delle scuole in tutta Italia, per sdrammatizzare il momento abbiamo, con piacere, invitato i ragazzi a partecipare all’ammirevole iniziativa della Pro loco di Acquaro “Andrà tutto bene”. Attraverso disegni e racconti, esposti poi sulle pagine social dell’associazione, i ragazzi hanno vissuto i primi giorni di quarantena con sicurezza e positività, sempre necessaria al loro sviluppo.

Secondo lei, c’è qualcosa che si può fare per migliorare questo nuovo metodo didattico?

A questo proposito, è opportuno sapere che il Ministero ha già preso dei provvedimenti per limitare la differenza tra i vari alunni di cui parlavamo prima. I discenti che provengono da famiglie poco agiate, saranno dotati di strumenti necessari per seguire le lezioni. Per il resto, a mio avviso, tanto dipende dalle famiglie stesse ma purtroppo, ancora, molte di loro non hanno, probabilmente perché non possiedono la cultura per farlo, ben capito l’importanza dello studio e della scuola per il pieno sviluppo del proprio figlio. Noi, come istituzione scolastica, cerchiamo in tutti i modi di sensibilizzarle attraverso contatti continui e diretti, coinvolgendole anche attivamente nelle varie iniziative proposte.

Questa situazione cambierà i ragazzi?

Questa situazione cambierà tutti, soprattutto i ragazzi. Mia figlia, che frequenta la terza media, quindi coetanea dei miei alunni, qualche giorno fa mi ha chiesto: “Mamma ma le persone che non lavorano come mantengono la famiglia?”. Credo che buona parte dei miei ragazzi si sia posta la stessa domanda. Gli adolescenti, oggi, si sono ritrovati costretti a crescere, a prendere in considerazione questi aspetti della vita che prima non avevano avuto modo di notare, a dubitare   di molte realtà che per la loro “normale” quotidianità si davano per scontate.

Diversa è invece la situazione per i docenti di strumento, i quali ci spiegano:

Effettuare la didattica a distanza, a livello tecnico-musicale, non è molto semplice. Sicuramente ha diversi pro e diversi contro ma sicuramente è un mezzo di incontro ad “armi pari” tra docenti ed alunni appartenenti ad una generazione prettamente tecnologica. L’alunno si sente sicuramente molto più a suo agio, coinvolto e parte attiva della lezione che si svolge in video conferenza. Per rafforzare la spiegazione, effettuiamo dei “video tutorial” mostrando ai discenti gli esercizi da fare a casa. Purtroppo, essendo una materia pratica, soprattutto per i ragazzi del primo anno, non pienamente sufficienti, è più complicato, in quanto non si ha la possibilità di intervenire sui problemi che si possono presentare quando si impara uno strumento.

Ringrazio per l’intervista e per l’ammirevole lavoro che tutti voi docenti svolgete quotidianamente per i nostri adulti di domani. Buon lavoro!

Maria Maiolo

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