Renato Pozzetto compie 80 anni. Più di mezzo secolo di carriera tra spettacoli teatrali, film, sei regie, pubblicità.
Un artista che rappresenta uno dei periodi più prolifici della comicità italiana.
È tra il ’40 e il ’50 che Pozzetto conosce Cochi diventando subito grandi amici. Ha ricordato Renato in un’intervista: “Ci annoiavamo così tanto, che cercavamo di essere simpatici per renderci meno drammatica l’esistenza. Il nostro umorismo e ‘Cochi e Renato’ sono nati così“.
Senza un soldo e col diploma di geometra, Renato arriva a Milano a metà anni Sessanta.
Qui ritrova Cochi e con lui un gruppo di ragazzi dalle idee geniali che stava al bar Gattullo, dove cresceranno generazioni di comici come Enzo Jannacci.
Nel ’64 apre il Cab ’64 e Cochi e Renato si propongono fra gli artisti che si esibiscono.
C’era anche Giorgio Gaber che insegnava a Cochi a suonare la chitarra, ogni tanto anche Dario Fo e poi Enzo Jannacci, Bruno Lauzi e Lino Toffolo.
Un gruppo di persone con un umorismo folle, ma nuovo e un linguaggio moderno e innovativo con termini come praticamente entrato a far parte del linguaggio comune.
Una Milano irripetibile, la definisce Pozzetto, con artisti colti, curiosi, svitati, provinciali e una voglia ardente di cambiare.
In questi anni inventa canzoni geniali come l’insuperata E la vita, la vita che lui scrive con Jannacci.
In Rai, Terzoli & Vaime fiutano la novità e Cochi e Renato vengono chiamati a Quelli della domenica (1968), Il buono e il cattivo (1972), Il poeta e il contadino (1973) e Canzonissima (1974) ; il loro è un successo che mette insieme gli snob e i popolari, una novità nello spettacolo.
Diventano famosi e nel ’74 Renato si fa tentare anche dal cinema con Per amare Ofelia con cui vinse il Nastro d’Argento come esordiente.
Fra il ’74 e il ’79,Pozzetto gira 23 film, da Il ragazzo di campagna a Roba da ricchi, Oh Serafina di Alberto Lattuada e Sono fotogenico di Dino Risi, Nessuno è perfetto di Pasquale Festa Campanile, Da grande di Franco Amurri.
Con Il ragazzo di campagna esprime forse l’intera concezione del suo essere attore.
Il suo personaggio di campagnolo fresco e genuino, fagocitato dalla metropoli, è la rappresentazione surreale di una violenta urbanizzazione umana.
Geniale, innovativa e sempre attuale la pellicola è sicuramente da guardare oggi apprezzando l’incredibile attualità che vi si riscontra ancora.
Oggi Pozzetto festeggerà a Laveno con la sua grande famiglia, senza la moglie compagna di una vita scomparsa da un po’ e pensando ad un ritorno con l’amico Cochi o anche ad un nuovo film.
Il ragazzo di campagna potrebbe dare ancora qualche input innovativo a questo nostro cinema in cui le idee stentano a brillare per originalità.
Sandra Orlando