Settima figlia di Enrico II Valois e di Caterina de’ Medici, nacque nel castello di Saint-Germain-an-Laye, il 14 maggio 1553. Le fu imposto il nome di Margherita in onore della prozia, Margherita D’angouleme, sorella di Francesco I. Un grande dolore la colpì all’età di sei anni, fu una tragedia che la privò della possibilità di conoscere il padre, il quale, morì perché ferito mortalmente durante una giostra nel 1559. Con sua madre ebbe rapporti distanti, provava per lei ammirazione e timore, lei stessa, nelle sue memorie, ne parla così: “Non soltanto non osavo parlarle, ma bastava un suo sguardo a farmi trasalire per il timore di aver fatto qualcosa a lei sgradito.”
Durante i suoi primi anni di vita fu accudita da Madame De Courton, donna moralmente sana, il cui compito era costruire in Margherita una salda fede cattolica. In gioventù fu legata al fratello Enrico da una profonda complicità ma col tempo i loro rapporti mutarono e non è difficile capirne il perché: quando Enrico partì, prendendo il comando delle Armate Reali, affidò a Margherita il compito di difendere i suoi interessi, compito che la giovane condusse in maniera ineccepibile ma che la trasformò profondamente!! Nel frattempo tra la giovane Margherita ed Enrico di Guisa (leader dei cattolici intransigenti), nacque una profonda relazione sentimentale. Il fratello scoprì l’idillio e riferì tutto alla madre e dal momento che i Guisa erano sostenitori di una monarchia che era in grado di prendere misure radicali contro gli ugonotti (politica contraria a quella della famiglia Reale), un matrimonio tra il giovane Duca e la Principessa era impensabile. La famiglia contrastò questo amore con violenza. Dopo anni di guerre di religione, per concludere una pacifica alleanza fra cattolici e ugonotti francesi, nel 1570 Margherita fu promessa sposa ad Enrico di Navarra, che non era solo erede di possedimenti ma anche presunto erede della corona francese, dopo i “Fils de France”. Margherita obbedì all’ordine materno ricordandole, però, il suo attaccamento alla fede cattolica. Le nozze furono celebrate il 18 agosto 1572 nel sagrato di fronte a Notre-Dame de Paris, dove il giovane Re di Navarra, giunse accompagnato da ottocento gentiluomini vestiti a lutto per la recente morte della madre di Enrico. L’unione dei due promessi sposi, avvenne senza la dispensa papale, necessaria per unire in matrimonio due persone di fede differente e imparentate tra loro (erano cugini di secondo grado). A celebrare fu lo zio di Enrico, il Cardinale di Borbone. Le grandi assenze furono quelle degli ambasciatori delle nazioni cattoliche. Alle nozze seguirono tre giorni di sontuosi festeggiamenti. Finiti i festeggiamenti Margherita dovette fare i conti con gli avvenimenti funesti che fecero nascere in lei, un profondo risentimento verso la madre che pur di seguire i suoi scopi politici, non si era preoccupata di mettere a rischio la vita della figlia, imprigionandola in una situazione senza sbocchi. La mattina del 23 agosto fu ferito ad un braccio, con un colpo d’archibugio, un capo del partito protestante, l’ammiraglio di Colligny. L’indomani iniziò il massacro degli ugonotti presenti in città, molti dei quali giunti a Parigi in occasione delle nozze tra Margherita ed Enrico. Fu in seguito a questi fatti che le nozze furono definite “Nozze vermiglie”! Al Louvre, Enrico fu costretto ad abbracciare la fede cattolica e pochi giorni dopo, Caterina de’ Medici, propose alla figlia l’annullamento del matrimonio che la giovane rifiutò, temendo per la vita del marito se lei si fosse allontanata da lui. Margherita, nelle sue “Memoires” scrisse tutti i fatti avvenuti nel castello in quei giorni di sangue. Oltre al danno anche la beffa perché Margherita subì l’astio dell’amante quattordicenne del marito, Francoise de Montmorency. La situazione peggiorò quando la giovane amante rimase incinta e a quel punto non ci furono dubbi sulla sterilità della coppia: Enrico non solo rimproverava Margherita per la mancanza di un erede ma impose alla moglie di assistere al parto dell’amante. Nacque una bambina che morì subito dopo il primo vagito. I motivi non sono chiari ma il fratello Enrico la fece rinchiudere nella Fortezza di Usson, per ben diciannove anni. Romanticamente Margherita aspettò che il suo amore, il Duca di Guisa, venisse a salvarla ma lo stesso Duca, morì assassinato per ordine di Enrico III e così restò reclusa dal novembre 1586 al luglio 1605. Caterina, morta il 5 gennaio del 1589, si disinteressò completamente del destino della figlia. Nonostante tutto, la detenzione non fu dura perché il Marchese di Camillac e sua moglie e i carcerieri, agevolarono le sue condizioni. Abbattuti i muri della prigionia, Margherita potè formare una corte di intellettuali ed artisti. Per suo ordine fu restaurato il castello e le pareti furono ricoperte con drappi e sete cangianti. Il 2 agosto, suo fratello Enrico III, Re di Francia, fu assassinato ed Enrico di Navarra fu incoronato col nome di Enrico IV di Francia e lei divenne legalmente regina. Dopo anni di silenzio, nel 1591, i due coniugi si rividero per disporre l’annullamento del matrimonio che Margherita accettò in cambio di ricompense generose. Nel 1607, sulla riva sinistra della Senna, proprio di fronte al Louvre, Margherita fece costruire un palazzo, l’hotel de la Reine Marguerite, che divenne un luogo di arte e cultura e dove si tenevano feste che si prolungavano fino a notte fonda. Nello stesso momento Margherita, continuò le sue opere di carità, distribuendo denaro e viveri ai mendicanti. Il suo ultimo incarico pubblico fu quello di presenziare la sessione conclusiva degli Stati Generali, in quell’occasione si prese un raffreddore che l’accompagnò fino alla morte. Margherita di Valois ultima discendente della dinastia reale, morì a sessantuno anni, il 27 marzo del 1615, a Parigi. I suoi resti mortali furono sepolti nella Cappella di Sant’Agostino e traslati un anno dopo, nella Cappella dei Valois a Saint-Denis.
Verso la fine del XVII secolo, si creò intorno alla Regina Margherita una leggenda che mentre da un lato veniva celebrata con ammirazione, dall’altra veniva screditata da libelli e dicerie per ragioni di Stato, creando una reputazione scandalosa, alimentata poi anche da alcuni storici. Il libello, che più di tutti viene considerato veritiero è “Le divorce satyrique” attribuito a Théodore Agrippa d’Aubigné, in cui all’elenco degli amanti della Regina Margherita (detta Margot) si aggiunsero anche i nomi dei suoi tre fratelli. L’elenco degli amanti della Regina fu considerato veritiero anche da molti storici successivi che ne supportarono la tesi secondo cui, il divorzio tra i due reali fu causato in realtà, dall’eccessiva lussuria della Regina. Scipione Dupleix, segretario di Margherita, dopo la sua morte, divenne uno dei suoi detrattori, additato come “vipera infame” da Mattieu de Morgues, predicatore ed elemosiniere della regina, per averne infangato la memoria alla quale il segretario in realtà, doveva tutto. Lo stesso Dumas ne “Reine Margot” rendendola comunque una delle principesse più popolari di Francia, la descrisse come una donna scaltra e intelligente ma nello stesso tempo, schiava dei suoi appetiti sessuali. L’immagine di donna viziosa la si può trovare ancora nelle pubblicazioni del XX secolo, mentre solo pochi storici hanno cercato di rivalutarne la figura storica.