Quattro chiacchiere con Marco Ferradini e…

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Marco Ferradini nasce a Casasco d’Intelvi (CO) il 28 luglio 1949 è un cantautore italiano.

Ha inciso diversi jingle pubblicitari radiofonici e di popolari spot televisivi.

Autore di una delle più famose canzoni degli anni ’80 “Teorema“.

Raccontaci di te. Com’era Marco da bambino, da ragazzo e successivamente da adulto (anche quando ti sei sposato e dei tuoi figli).

R. Ero un bambino sempre sorridente, timido e decisamente mite. Amante dei gatti che erano i miei migliori amici. Poi l’ambiente mentale ristretto di quelle valli mi ha reso un po’ schivo e guardingo. Ma quando sono andato a Milano mi sono liberato dall’incantesimo negativo e sono ritornato quello che ero. Il luogo dove viviamo conta molto.

Come e quando è nata la tua passione per la musica e per il canto?

R. Fin da piccolo amavo ascoltare la radio che la consideravo una scatola magica con la sua lucetta gialla, il filo di sintonia che ti faceva scoprire lontane stazioni, poi i nomi delle città stampati sul vetro mi facevano letteralmente sognare.
La musica mi ha conquistato subito anche perché mio padre Gaetano suonava l’organo nella chiesa del paese e mia madre Adelina aveva una splendida voce da soprano e tutti le chiedevano di cantare.

L’esordio come cantautore, avviene al Festival di Sanremo del 1978 con il brano “Quando Teresa verrà“, singolo cui fa immediatamente seguito l’album dallo stesso titolo.
Com’è stata questa tua prima esperienza al festival di Sanremo?
Ricordi qualche aneddoto curioso successo proprio in quei giorni del festival?
Raccontaci la storia del tuo primo album … di “Quando Teresa verrà“…

R. In verità sul palco di Sanremo ci sono salito nel 1977 quando facevo parte del coro di Paola Orlandi. L’anno seguente fui io ad esibirmi insieme ad un amico Simon Luca. Devo dire che a distanza di tempo è stata la più entusiasmante esperienza vissuta. C’era un’atmosfera pazzesca, entusiasmo alle stelle, una gran bella gabbia di matti !!
Ci ero andato con un camper prestatomi da Pietruccio dei Dik Dik questo per irrobustire la mia immagine “on the road “di Lupo Solitario. Ricevevo i giornalisti sul camper ma di notte sgattaiolavo in albergo perché sul camper non c’era il riscaldamento!!

Nel 1981 viene pubblicato il singolo “Teorema”, brano ancora oggi amato e apprezzata dai giovanissimi.
Ci vuoi raccontare come è nata questa canzone e perché hai dato proprio il titolo di “Teorema?”

R. Nasce dalla constatazione che più ami e meno vieni amato. E’ una canzone molto sincera ci descrive per come siamo, per come reagiamo di fronte alle difficoltà dell’amore.
Del resto se un brano a quarant’anni dalla sua uscita è ancora sulle labbra della gente vuol dire che è una realtà ampiamente condivisa.
I tre lati del Teorema sono le tre tesi dei due amici che ne discorrono.

Nello stesso anno partecipi ad un tour con Ron. Com’è nata la tua amicizia con lui?

R. Ron faceva parte della mia stessa casa discografica e mi diede la chance di partecipare alla sua tournée del 1982. Oltre ad essere un amico trovo che sia uno dei grandi della nostra musica.

Tu hai collaborato con tantissimi nomi della musica italiana: Lucio Dalla, Bruno Lauzi, Marcella Bella, Riccardo Cocciante, Pupo, Mina, Eros Ramazzotti, Ivan Graziani, Luca Barbarossa, Franco Simone e Toto Cutugno, Umberto Tozzi, Patty Pravo.
Con chi hai lavorato meglio e chi tra i tanti era quello più esigente?

R.Ogni artista è un mondo a sé, per molti ho prestato la voce in sala d’incisione e con tutti mi sono sempre trovato bene. Con Tozzi è stata un’esperienza notevole perché avevamo come band personaggi internazionali del calibro di Lee Ritenour e Greg Mathieson.
Pupo è simpaticissimo. E poi Patty Pravo quando feci il tour nel 1975…una grande interprete !!

Nel 1983 partecipi nuovamente al Festival di Sanremo con il brano “Una catastrofe bionda“, scritta con la collaborazione di Mogol, Questo è stato il tuo ultimo festival di Sanremo. Come pensi sia cambiato il festival dalla tua ultima partecipazione ad oggi?

R. Tutto cambia per non cambiare. La canzone è passata in secondo piano, Sanremo è una fiera, un circolo mediatico dove tutte le tematiche trovano spazio, insomma un condensato di italiche virtù che nel bene o nel male ci rappresenta molto bene.

Nel 1986 esce l’album “Marco Ferradini“, che si discosta dai precedenti soprattutto per le sonorità blues rock.
Com’è nata la decisione di questo cambiamento così repentino?

R. Perchè siamo anime in movimento, non stiamo mai fermi, chi si ferma è perduto.
Dentro di noi ci sono tante musiche e questo è il risultato. Quell’album è stato registrato con la stessa band con cui mi esibivo in quei giorni. E si sente la carica !!

Dopo l’uscita di questo album decidi di prenderti una pausa fino al 1991 quando pubblichi l’album “È bello avere un amico“. Perché decidi di fermarti? E come, poi decidi di tornare?

R. Per andare alla carica bisogna prima ricaricarsi.
Non ho mai fatto album spinto da esigenze discografiche ma solo quando ritenevo di avere dei brani degni di essere incisi.
E’ bello avere un amico è l’album più bello della mia carriera, così hanno detto e sono d’accordo.

Nel corso degli anni, hai continuato a pubblicare raccolte musicali, insegnare musica ai vari corsi della tua città, e inizi a lavorare per la collaborazione di spettacoli teatrali.
Raccontaci questa tua nuova esperienza. Com’è lavorare per il teatro?

R.In tutti questi anni nn ho mai smesso di fare spettacoli con la band oppure in versione acustica , chitarra, pianoforte. Poi nel 2012 ho registrato un doppio cd dal titolo “La Mia generazione” per ricordare un caro amico Herbert Pagani e a questo lavoro ho voluto dare una valenza teatro-canzone.

Arriviamo ai giorni nostri.
Il 29 novembre 2019 esce il tuo undicesimo album “L’uva e il vino” che io personalmente adoro!! Il brano lo canti con tua figlia. Com’è cantare con la propria figlia?

R. Sul cd compaiono quattro duetti con Marta. Ti riferisci al brano “Le Parole”.
La cosa è nata per caso, Marta era in sala con me mentre cantavo ho pensato che il brano avesse una sua universalità nel contenuto, quindi abbiamo provato a cantarlo insieme e il risultato si sente!!
Cantare con mia figlia mi dà molta carica e poi mi rende felice sapere di averle passato una passione come la musica. E ultimo ma non ultimo ….lei canta da favola !!

Cosa pensi della musica che viene trasmessa dai giovani d’oggi?

R. My God !! Preferisco la musica di ieri. Negli anni ’80 noi artisti si faceva a gara per riempire la nostra musica di poesia e bellezza. Ora si fa a gara per riempirla di amarezza !!

Per finire, raccontaci che progetti hai per i prossimi anni..

R. Il mio progetto più grande si chiama Marta Ferradini e la sua bella musica !!

Io ti ringrazio infinitamente di vero cuore per questa meravigliosa chiacchierata.
Ti ringrazio per la gentilezza e la disponibilità avuta a nome dello staff della nostra rivista online “ScrepMagazine“, del direttore Giuseppe De Nicola e di Antonio Donatello, curatore della nostra “neonata” etichetta musicaleZBLMusic&Video“.

Grazie…e adesso “Le Parole”…

Antonia Flavio

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Antonia Flavio nasce a Cosenza il 01/06/1977 dove attualmente vive con la famiglia. Autrice di: "La mia vita i miei amori racchiusi in una poesia", "Echi del mare" e "Diario Bruciato" . Presente su Wikipoesia. L' 8 gennaio del 2020 è stata inserita nell' Albo D'oro dei Poeti, Scrittori ed Artisti Contemporanei Italiani di Cefalù Art. Inserita nell'Albo dei Poeti del comune di Lucito. Iscritta all'Albo dei Poeti e Scrittori italiani. Iscritta all'associazione Cenacolo Letterario Italiano città di Cefalù. Iscritta all' Accademia Mondiale della Poesia. Iscritta presso Associazione socio culturale "Club della poesia" città di Cosenza. Iscritta all'Associazione Culturale GueCI. Iscritta all'Associazione Culturale RDP di Messina. Iscritta ad Accademia Edizioni ed Eventi ETS di Roma. Autore su ScrepMagazine. Vincitrice di numerosi concorsi letterari.

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