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Piero Marussig (quarta e ultima parte)
“Ragazzo appoggiato all’albero”
Olio su tela cm 135 x 90
Pinacoteca Looyd Adriatico
Lavorando “en plein air” Marussig si esprime, usando tecniche e stili diversi, con un linguaggio intimista, originale, unito a una luminosità cromatica di sapore post impressionista.
Nelle sue tele, con il passare degli anni, le figure assumono intensità e il segno diventa sempre più forte e definito.
“RAGAZZO APPOGGIATO ALL’ ALBERO”
Mentre i colori ne sottolineano l’atmosfera e hanno una vivacità quasi fauve, la luce della giornata estiva palpita tra le fronde del fitto bosco, ottenuta con una pennellata inclinata e accostata che è chiaro segno dell’ammirazione del pittore per Cézanne.
Talmente concentrato in un pensiero da sembrare del tutto assente dal mondo circostante, Il ragazzo, reduce dal gioco come testimoniano le calze arrotolate, la mazza e la palla accanto a lui, sì appoggia assorto ad un albero.
La spensieratezza giovanile è però contraddetta da una gravità pensosa, dal volto assorto e malinconico, come offuscato da una subitanea preoccupazione.
Il capolavoro è una interpretazione e un racconto della vita contemporanea, con una pittura che si compone di sensazioni sapientemente mescolati in un equilibrio di toni gialli, verdi e azzurri, tradotti con gusto ed eleganza.
CONCLUSIONE:
Un’opera che denota la formazione colta di Marussig (i contorni azzurri richiamano anche la pittura di Gino Rossi, che parleremo in seguito), da cui si sprigiona soprattutto un’altissima e coinvolgente poesia.
Bruno Vergani