Dove eravate quel maledetto 11 settembre del 2001?
Io scrivevo poesie in camera da letto e subivo le frivole incombenze dei miei diciotto anni.
Ero vittima dei dissidi.
Già, i dissidi.
Viviamo nell’eterna percezione che la natura delle nostre vicissitudini sia frutto della manifestazione più acuta del dolore.
Ed invece, non di rado, quel che ci tange con relativa efferatezza è solo la rappresentazione immaginaria di un’insignificante goccia sperduta negli abissi.
E me ne resi conto in quegli istanti dominati dal dramma, tristemente riversa sul mio immane sgomento, rapita dagli stimoli visivi provenienti da una televisione volutamente priva di audio, che stava trasmettendo una carrellata di immagini intrisa di terrore.
Dunque, misi di lato quelle frasi d’amore in fase di perfezionamento e mi dedicai all’immediata stesura di qualcos’altro.
Intuii che non ci sarebbe stata alcuna via d’uscita, né per chi stava per salutare la vita all’interno di quegli edifici, né per il mio povero cuore sanguinante.
Questo è quel che scrissi…
Oltremare
Il tempo rimargina i graffi,
non cuce le lacerazioni,
somigliano a tristi epitaffi
la mente e le sue imperfezioni.
Se ancora quel tempo servisse
a rendere nullo l’ingiusto ,
l’essenza di chi più non visse
potrebbe fiorir come arbusto.
Chi dice che dalle macerie
starebbe per nascere un fiore?
Giammai da dolori e intemperie
risorse alla vita alcun cuore.
Sentimmo che un grido oltremare
squarciò brutalmente la terra,
invano volemmo pensare
a un mondo che non fa la guerra.
Mi pare che quegli epitaffi
trasudino ancora emozioni
ma il tempo rimargina i graffi,
non cuce le lacerazioni…
Maria Cristina Adragna
Lirica contenuta all’interno della raccolta “Aliti inversi”
Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:
[…] “Oltremare” di Maria Cristina Adragna […]