Timeo Danaos et dona ferentes
(Temo i Greci anche quando recano doni)
Sono queste le parole che Virgilio (Eneide II, 49) fece pronunciare a Laocoonte.
Quando i Greci presentarono in dono ai Troiani il cavallo di legno, progettato da Ulisse per poter sferrare l’attacco finale dall’interno delle mura della città, Laocoonte, veggente e gran sacerdote, insieme a Cassandra, si mostrò diffidente ad accogliere nella città il cavallo di legno lasciato dai Greci.
Laocoonte si oppose e scagliò la sua lancia contro l’impalcatura del cavallo.
La dea Atena, protettrice dei Greci, palesò tutta la sua ira scatenandogli contro i serpenti marini, Porcete e Caribea, che avvolsero il sacerdote e i suoi figli, strangolando il primo e divorando i due bambini.
La famosa frase si ripete, spesso scherzosamente, quando si vuole esprimere diffidenza verso chi non viene considerata una persona amica, e che offre la sua amicizia.
“La diffidenza fu foriera della disfatta”
Il principe della risata, Totò, per sdrammatizzare, direbbe, invece, che “la diffidenza rende tristi“.
E non avrebbe tutti i torti.
Le persone diffidenti hanno lo sguardo malinconico, sono guardinghe, non oltrepassano la soglia della propria corazza all’interno della quale si muovono con sicurezza, sentendosi protette.
Io, fortunatamente, non sono diffidente. Non lo sono per indole perché non mi piace lasciare il mio cuore in balia di oscuri sospetti, vederlo attraversato da mille dubbi, tormenti, ansie.
In verità preferisco andare incontro alla vita con una sorta di ingenuità sentimentale, se così si può dire, senza timori, senza mai nascondermi, senza alcuna volontà pregiudiziale.
I miei occhi cercano di guardare la realtà con uno spirito di accoglienza, accettandola nella sua interezza, avendo premura non di denudarla, bensì di trovare con essa punti di contatto, per realizzare soluzioni di continuità, mai distanze, vuoti, fratture.
La diffidenza, la mancanza di fiducia innesca una serie di meccanismi psicologici che portano al confinamento, alla solitudine ed è forse il modo più semplice per limitare la nostra conoscenza, per non aprirci al mondo, per non dare spazio alla nostra libera espressione di pensieri, parole e gesti.
Ciò non significa che la mia disponibilità ad accogliere non sia stata mai messa a dura prova, anzi più volte è stata minacciata, con il rischio che potesse essere seriamente compromessa.
Perdere la fiducia può anche rivelarsi pericoloso poiché si rischia di creare soprattutto una rottura nel dialogo con se stessi, mettendo a rischio la propria autostima.
Buona parte delle volte si è diffidenti per paura di essere traditi nella fiducia e andare incontro, quindi, a delusioni. Però è impensabile che si possa essere arrendevoli dinnanzi alle insidie del vivere.
Le delusioni sono sempre dietro l’angolo, lo sappiamo bene…
E le corazze servono solo a limitare il nostro raggio d’azione, a confinarci nel nostro microcosmo ovattato, a non aprirci a nuovi orizzonti.
Piera Messinese
Si ringrazia Giuseppe Torcasio per il materiale fotografico.
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