Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (parte nona)

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Michelangelo Merisi detto il Caravaggio (parte ottava)

MICHELANGELO MERISI detto il CARAVAGGIO (parte nona)
“La Medusa” olio su tela su scudo convesso, cm 60 × 55
Galleria degli Uffizi, Firenze.

Realizzata da Caravaggio nel 1596, l’opera è stata commissionata dal Cardinale Del Monte, ambasciatore a Roma, per omaggiare Ferdinando De Medici.

Come è risaputo il tema deriva dai poeti greci Esidio e Ovidio.

La Medusa era un essere mostruoso dell’antica mitologia classica greca con la testa piena di serpenti aggrovigliati.

Vittima di una maledizione, aveva il potere di pietrificare chiunque la guardasse.

L’eroe Perseo, grazie all’aiuto di Minerva e Mercurio, scovò Medusa e la uccise recidendole il capo.

Perseo non guardò il mostro e per poter evitare il suo sguardo terrificante, astutamente usò un lucido scudo di bronzo come fosse uno specchio affinché Medusa rimanesse paralizzata.

Fu così che poté annientarla.

In seguito, donò la testa recisa (che ancora conservava il suo potere terrificante) a Minerva che la utilizzò per terrorizzare i nemici.

Si dice che per ottenere la Medusa il più realisticamente possibile, Caravaggio assistette a decapitazioni pubbliche per riproporre la stessa espressione di sgomento e dolore dei malcapitati nel momento esatto del taglio.

Compì inoltre numerosi studi su disegni di serpenti e vipere.

Ritornando all’opera, da notare che la superficie convessa dello scudo e l’enorme maestria del pittore fanno sì che, guardando l’opera da diverse angolazioni, pare che la Medusa cambi espressione rimanendo “viva”.

“LA MEDUSA”


Se dovessimo descrivere l’orrore con un’immagine, la “Medusa” di Caravaggio sarebbe indubbiamente la scelta migliore.

Caravaggio rappresenta il momento in cui Perseo decapita Medusa con la sua lama uccidendola.

In un fondo scuro che aggiunge drammaticità alla scena, Medusa, seppur morta, sembra ancora muoversi.

Il volto è colto nel momento dell’urlo scaturito dall’improvviso taglio della testa e dalla cui base sgorga un potente fiotto di sangue che ricorda l’uccisione di Oloferne nell’altro capolavoro di Caravaggio: “Giuditta e Oloferne“.

Medusa ha lo sguardo folle, rivolto verso il basso, gli occhi allucinati e spalancati dalla paura, quasi stupiti da ciò che le sta succedendo.

La bocca, anch’essa spalancata nel grido di dolore, mostra denti bianchi che vengono esaltati dalla luce.

La stessa luce evidenzia l’orrore prodotto dalla capigliatura di serpi che si agitano impazziti e che emergono sulla sua testa.

La cosa stupefacente, in quest’opera, è la capacità di Caravaggio di riuscire ad annullare gli effetti della convessità dello scudo, utilizzando un colore chiaro che proviene dall’alto, dando l’impressione che l’ombra sia proiettata su un supporto concavo.

L’effetto che ne deriva è l’eccellente realismo del volto contratto dalla paura e dal dolore, rendendo l’opera straordinariamente potente e inquietante allo stesso tempo.

PER FINIRE:

Ricordiamo che in piazza della Signoria vi è anche la statua bronzea di Perseo (nella foto) con la testa di Medusa, che misura ben 319 cm totali.

Una meravigliosa opera del 1554 realizzata da Benvenuto Cellini.

Il Perseo trionfante rappresenta anche un significato politico: l’affermazione medicea che dà un “taglio” alle esperienze repubblicane, rappresentate da Medusa.

I serpenti, invece, rappresentano nella scultura le discordie cittadine che avevano da sempre minato la democrazia.

Capiamo bene quindi come la Medusa decapitata rappresenti la magnificenza della famiglia dei Medici.

E di quanto potente sia il loro intervento per governare la città ed il suo popolo, nel giusto e nella democrazia.

Bruno Vergani

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