La Sicilia ti tende libero e prigioniero, italiano per metà, di certo un po’ africano, pescatore inconsapevole, drogato di mare, quasi nauseato ma irrimediabilmente dipendente.
Ti fa migrare per bisogno, sei realizzato ma nostalgico, insoddisfatto e fortunato, attratto da conchiglie, ubriaco di scirocco, padrone di bellezza e di nient’altro. E questa bellezza ti allaga gli occhi,li invade dal primo vagito, ti insegue prima di ogni partenza, ti assilla se manchi troppo.
Ti richiama, urla, insiste.
Perché é impensabile che si possa fuggire da una prigione circondata dall’abisso: Madre terra non lo accetta, avvolge lembi di cuore con nastri di nostalgia, concede pause brevi, ma non regala figli…
Maria Cristina Adragna