La S. Pasqua si avvicina inesorabilmente come ogni anno. Oltre alla santità del giorno, perché tutti sappiamo che è il giorno della Resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo, non possiamo dimenticare e ignorare i dolci tradizionali della mia città! Quei dolci che nessuno quasi sa fare più o che evita di fare perché troppo elaborati e allora, le vetrine delle pasticcerie a Vibo Valentia, si vestono di profumi e colori. Tra pulcini finti e uova di cioccolato, appaiono le Pittapie, lucide e bucate, e per quanto possano essere buone non hanno niente a che fare con quelle fatte in casa. Ricordo mia nonna che arrivava e con sapiente maestria, si accingeva ad impastare quelle leccornie. La cucina in pochi minuti era invasa da farina, uova, burro, zucchero e nel frigorifero campeggiava il ripieno, che doveva essere preparato rigorosamente il giorno prima, e dove, al riparo da occhi indiscreti, infilavo il dito per gustare quella bontà, scesa direttamente dal Paradiso alla mia bocca. Ad impasto pronto, la nonna, brandiva il mattarello e la pasta diventava liscia e invitante, con un bicchiere, tagliava dei cerchi perfetti, una parte avrebbe fatto la base e un’altra bucherellata con un ditale , avrebbe fatto da coperchio, lasciando vedere il ripieno voluttuoso. I buchi erano rigorosamente tre o cinque, né uno di più, né uno di meno ed ero io ad occuparmene molto volentieri perché, la parte di pasta eliminata dal ditale, finiva tra i miei denti, mentre mia nonna mi diceva di non mangiarla perché altrimenti, mi sarebbero cresciute le tette a dismisura, ma se fosse vero, i chirurghi estetici oggi farebbero la fame! Finiti di tagliare tutti i cerchi di pastafrolla, ecco sbucare dal frigo il ripieno che nel frattempo era diminuito di volume. Con un cucchiaio da cucina, si distribuiva sui cerchi interi e poi si copriva coi cerchi a tre o cinque buchi. Il forno era già caldo e la prima infornata era pronta, che profumo signori, non posso spiegare, ma il mio stomaco già pieno di pasta cruda e ripieno rubacchiato, si apriva a quel profumo, come una voragine, pronto a divorare i dolci ancora roventi. Ovviamente dopo il mio passaggio, il ripieno non bastava e restava della pasta orfana di tanta dolcezza ma la nonna non si lasciava sconvolgere da questo e i dischi avanzati, finivano per essere impastati di nuovo e trasformati in “curu cull’ova”, sulla forma a ciambella, si ponevano da uno a due uova sode fissate con strisce di pasta. La fine dei Curu cull’ova era meno nobile di quella delle Pittapie, perché noi, i miei fratelli ed io, toglievamo la pasta biscotto per mangiare solo le uova sode… Di rado, sulla nostra tavola appariva la pastiera napoletana, c’era un solo pasticcere in città, in grado di farla e manco a farlo apposta, era napoletano. Oggi come allora, aspetto che mia madre metta le mani in pasta, visto che neanche io ho mai imparato a farle, vuoi perché tanto le trovo pronte immancabilmente ogni anno, vuoi perché il tempo che ormai abbiamo a disposizione è limitato. Oggi il lavoro assorbe quasi tutta la nostra giornata, mentre le nostre mamme e nonne, potevano dedicarsi alle tradizioni in tutta tranquillità. Nonostante ciò proverò a darvi la ricetta, che ho chiesto a mia madre, proprio questa sera. Sembra che arrivi in anticipo ma non è così, in genere si preparano con largo anticipo e quindi, ecco cosa mettere nel carrello della spesa:
Ingredienti per la pasta: 1 Kg di farina, 6 uova, 200 gr di burro, 1 bustina di ammoniaca, 250 gr di zucchero. 1 bustina di vanillina, le bucce di 2 limoni grattugiate
Ingredienti per il ripieno: 500 gr di uva passa lavata e frullata, ½ scatola di cacao amaro, 200 gr di zucchero, noci macinate grossolanamente, pinoli, garofano e cannella, 1 tazza di caffè ristretto, buccia di limone grattugiata.
Il ripieno va preparato il giorno prima e lasciato a riposo nel frigo.
Per la pasta: impastare tutti gli ingredienti e col mattarello tirare una sfoglia di circa 0,50 centimetri. Con un coppa pasta, tagliare dei cerchi di circa 8 cm di diametro, ad una metà praticare dei fori, utile allo scopo il vecchio ditale da sarto, mettere circa due noci di ripieno sulle basi e poi coprire con la parte bucata facendoli aderire al cerchio sottostante, schiacciando con le dita sul lato esterno. Infornare a 180° finché la superficie non diventa dorata e buon appetito