“Voi siete quello che noi eravamo, noi siamo quello che voi sarete.”
La mummificazione è una pratica antichissima. L’abbiamo conosciuta studiando la storia degli antichi egizi e, grazie alla quale, oggi abbiamo la possibilità di godere di un tesoro inestimabile che è la conoscenza. In Sicilia, le Catacombe dei Cappuccini, costituiscono l’espressione più alta di questa tradizione. L’uomo sfida la morte e i suoi effetti. Un’usanza solenne, radicata soprattutto nel mezzogiorno preunitario, soprattutto nella città di Palermo. Ma cos’è una mummia? Altro non è se non un corpo privo di vita, conservato dopo il decesso, perché non si decomponga. È mummia e non scheletro, quel corpo che grazie alla mummificazione, ha conservato un po’ del suo tessuto, i capelli, i muscoli. Spesso può avvenire anche naturalmente, quando esistono delle particolari condizioni ambientali.
La maggior parte delle salme presenti nelle Catacombe di Palermo, ha subito una mummificazione naturale. Alla base di tutto c’è la disidratazione che impedisce ai batteri di proliferare. Quasi tutte le salme, hanno subito un processo naturale. é nella mummificazione naturale che i frati cappuccini si sono perfezionati, dopo la scoperta di ben quarantacinque corpi mummificati. In pratica, i frati portavano i defunti in una stanza chiamata “colatoio”. Qui venivano asportati gli organi interni e al loro posto, si metteva della paglia o foglie di alloro, che avrebbero favorito il processo di disidratazione. In questo luogo, che può apparire lugubre agli animi più sensibili, i corpi vi restavano per circa un anno, durante il quale, distesi su particolari strutture, avrebbero perso tutti i liquidi corporei.. dopo questo periodo, i corpi venivano esposti all’aria aperta e lavati con aceto. Vestiti con l’abito migliore e poi, esposti nelle nicchie a loro riservate. La pelle, alla fine del trattamento, assumeva la consistenza del cuoio di colore marrone, mentre il corpo diventava leggerissimo. Durante le epidemie, i corpi subivano un bagno in arsenico, che li lasciava intatti, anche il colorito della pelle restava di color rosato. Famoso è il cadavere di Antonio Prestigiacomo che riposa in una nicchia, praticamente intatto.
Il caso più celebre di mummificazione artificiale, detta anche imbalsamazione ottenuta mediante iniezioni di sostanze chimiche, è quello di Rosalia Lombardo. La piccola nata nel 1918 e morta a causa dell’epidemia di spagnola, nel 1920, si è guadagnata di diritto il nome di “Bella addormentata di Palermo”. Uno dei rari casi in cui i frati, dietro pagamento, accettarono di procedere all’imbalsamazione artificiale. Il medico che se ne occupò, era il dottor Alfredo Salafia. I risultati sono ancora visibili. Sembra beatamente addormentata, coi suoi riccioli d’oro adagiati sul cuscino, il volto sereno e la pelle morbida e distesa. Da una Tac effettuata alla piccola salma, si è scoperto che all’interno, gli organi sono ancora intatti. Il padre, affranto dal dolore, che non aveva accettato la morte della sua bambina, deceduta dopo una brevissima malattia, ne ha conservato per sempre, la fanciullezza.