L’albero dei frutti selvatici

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di Nuri Bilge Ceylan con Aydin Dogu Dermikol, Murat Cemcir  (2018).

Sinan è un giovane che ama la letteratura e che sogna di fare lo scrittore. Dopo la laurea ritorna nel paese natale dai suoi genitori e cerca in tutti i modi di pubblicare il suo primo romanzo. Ma la situazione precaria della famiglia, col padre schiavo del gioco e delle scommesse, il grande amore ormai perduto e destinato ad un altro uomo,  il suo carattere arrogante e la sua conflittualità interiore, rappresenteranno un duro scontro insieme alla realtà di ogni giorno.

Con tre premi prestigiosi raccolti nel corso della sua carriera (tra tutti la Palma D’oro nel 2008 con Il regno d’inverno), il giovane regista turco Nuri Bilge Ceylan rappresenta ormai un autore noto nel panorama internazionale.

Stupisce che questo piccolo ma intenso film non abbia conquistato nessun premio all’ultimo Festival, che ha preferito Cafarnao , film sull’infanzia di Labaki.

Questo racconto struggente di sogni perduti, (che ha molto di Cechov) ci trasporta in una realtà fatta di precarietà e approssimazione, di ambizioni frustrate e di ideali che faticano a restare saldi; il giovane Sinan ( interpretato dall’esordiente al cinema Dermikol, scelto dopo una lunga selezione) fatica a tener testa alla conflittualità del rapporto col padre Idris ( eccellente Maurat Cencir), anche lui sconfitto dalla morte dei suoi ideali.

Due generazioni che si scontrano continuamente ma che continuamente trovano un incontro nonostante la povertà, nonostante il carattere difficile di entrambi, nonostante tutto. Come dice il titolo originale del film, sono due “peri selvatici“, strani, senza collocazione, deformati dal dolore e dalla frustrazione ma, “buoni come i loro frutti”. 

Ricco di una sceneggiatura piena di dialoghi fiume, il film  colpisce per la sua rude bellezza, ricca di sfondi, di iperscenari , di un dolore ancestrale e  di un eco di natura selvaggia che ha una sua intensità e che non lascia indifferenti. Magnifico l’arrangiamento musicale di J.S.Bach.

Sandra Orlando

Profili: Martin Scorsese

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Sandra Orlando
Sono Sandra Orlando, mamma di Anna e Andrea, laureata in Lingue e insegnante. Faccio parte dell'Associazione Accademia e collaboro come Editor a SCREPmagazine. Dal 2020 Sono redattrice ed Editor nella redazione della rivista di Cinema Taxidrivers per cui ho ricoperto il ruolo di Programmatrice e Head of editorial Contents . Amo la letteratura, il cinema, la musica ed in genere tutto ciò che di artistico “sa dirmi qualcosa”. Mi incuriosisce l'estro dell'inconsueto e il sorriso genuino dell'umiltà intelligente.  Scrivere fa parte di me. 

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