La panchina e il benching

220523

E no! Tu non sei un’eccezione, per niente. Anzi, tu sei la regola, e la regola è questa: se un uomo non ti chiama, è perché non vuole chiamarti.

Questa frase tratta dal film “La verità è che non gli piaci abbastanza”, spiega con poche parole che, se un uomo non ti chiama non ti cerca, è solo perché non vuole farlo.

Se un uomo non ti chiama, non vuole chiamarti. Se un uomo ti tratta come se non gliene fregasse un cavolo di te, non gliene frega un cavolo di te davvero. Se un uomo vuole trovarti credimi, ti troverà. Se ti tradisce, è perché non gli piaci abbastanza. Non esistono uomini spaventati, confusi, disillusi.“…

Non esistono uomini tragicamente segnati dalle passate esperienze, bisognosi d’aiuto, bisognosi di tempo. Gli uomini si dividono in due categorie soltanto: quelli che ti vogliono e quelli che non ti vogliono.

Tutto il resto è una scusa.

E tu, tu donna, di mestiere fai l’avvocato, la commessa, la cameriera, l’insegnante, la casalinga, la commercialista, la modella, la ragioniera, l’attrice, la studentessa.

Non la crocerossina. Quindi aspetta che sia lui a chiederti di uscire.

Perché va bene la parità dei sessi, le quote rosa, e l’eguaglianza dei diritti.

Ma i tempi non sono poi così cambiati.

Gli uomini restano pur sempre dei cavernicoli, sia pure incravattati, e come tali adorano il sapore della conquista. Tieniti lontana dagli uomini sposati. Non lasceranno la moglie per te. Meno che mai lasceranno i figli per te. E non credere alla storia dell’amica della sorella di tua cugina, appena convolata a nozze con quello divorziato. Tu non sei l’eccezione. Tu sei la regola.

Al bando quelli che ti costringono ad aspettare ore accanto ad un telefono che non suona. Non hanno perso il tuo numero. Non hanno investito un cane. Non hanno appena scoperto di avere un tumore alla prostata. Probabilmente sono al telefono con un’altra. Oppure sono gay.

Fanculo quelli che non declinano i verbi al futuro.

Non sono analfabeti. Semplicemente non vogliono impegnarsi. Perché non gli piaci abbastanza. Li riconosci facilmente. Girano con un cartello appeso al collo, e la scritta: “Ci stiamo frequentando”.

Quando la senti, scappa. Non consumare le tue belle scarpe nuove (e neppure quelle vecchie) per correre dietro un uomo che non ti vuole. Usale, piuttosto, per prenderlo a calci in culo. Impara l’arte dell’essere donna. Impara l’arte di ottenere dagli uomini quello che desideri, non sbattendo i piedini, ma facendogli credere che siano stati loro a decidere. Impara a scegliere, invece che essere scelta.

Quando un rapporto non è lineare e di seguito, è un rapporto ad intermittenza. Come le lucine dell’albero di natale.
E allora cosa succede in un rapporto a intermittenza?

Cosa capita ad essere continuamente in attesa, sperando di avere più attenzioni? Si può generare, a lungo andare un senso di confusione e incertezza?

Da diversi anni nel nostro quotidiano, si sono aggiunti dei termini in lingua inglese, come se noi non avessimo il corrispettivo in italiano. Ed è per questo che tutti abbiamo sentito parlare almeno una volta di ghosting.

Che altro non è quella pratica, di interrompere bruscamente tutte le comunicazioni e i contatti anche multimediali, con un partner, con qualcuno che si sta frequentando.
Ma voi avete mai sentito parlare di benching? Io fino a ieri no. Si tratta per me di un termine nuovo, anche se riguarda una serie di comportamenti e strategie tutt’altro che sconosciute a tutti.
Si parla tanto di ghosting ma poco di benching, che è secondo me, un comportamento ancora più pericoloso. Ma in cosa si differenziano le due pratiche comportamentali?
All’interno di un amore cosiddetto tossico, vale a dire all’interno di una relazione sentimentale dominata da un costante stato di ansia e di tensione, in una situazione di ghosting, il partner scompare.

Difatti, il termine ghosting deriva dall’inglese ghost, vale a dire fantasma, e letteralmente significa “sparire come un fantasma”. E si verifica quando il partner, volontariamente, sparisce all’improvviso senza lasciare tracce.

Un ghoster, cioè colui che fugge, quindi, non risponde più ai messaggi, non accetta più chiamate, blocca l’altra persona sui vari social network, con lo scopo di non farle avere più sue notizie, senza dare spiegazioni di alcun genere ed eliminando qualsiasi forma di contatto.

Il ghosting è divenuto anche un modo per tagliare i ponti, ovvero un modo per chiudere una relazione con una persona senza doverla affrontare attraverso un maturo e reciproco dialogo o confronto. La persona che rimane improvvisamente e letteralmente abbandonata dal proprio partner può vivere allora una serie di conseguenze importanti da un punto di psicologico i quali finiscono quasi sempre con l’attribuire a sé stesse ogni colpa. Il termine benching, invece, deriva dall’inglese bench, ovvero panchina, e letteralmente significa “tenere in panchina”.

Esso si riferisce a quella particolare relazione sentimentale che consiste nel prendersi del tempo, lasciando contemporaneamente un’altra persona in attesa, con il fiato sospeso, speranzosa, in uno stato di limbo. Infatti, attraverso qualche telefonata, oppure mandando di tanto in tanto un messaggio, il bencher, cioè colui che lascia in attesa, attua simili comportamenti col fine ultimo di non far perdere a quella stessa persona una flebile scintilla di speranza che possa aver cambiato idea riguardo la possibilità di un rapporto sentimentale.

Nel frattempo, molto spesso si guarda intorno, fa conoscenza con altre persone.

Possiamo quindi dire che il ghoster, scompare, mentre il bencher mette in pausa.
Una situazione sentimentale di benching, può creare nell’altra persona un costante stato di
incertezza e di dubbio, lasciandola in bilico, in pausa.

Il bencher si fa vivo e poi si allontana, a suo completo piacimento, non sempre risponde a chiamate e messaggi, telefona sporadicamente, e talvolta, all’opposto, può succedere che si renda molto disponibile in alcuni momenti per poi tornare a essere totalmente irraggiungibile e inaccessibile in altri frangenti.

Può alternare, quindi, momenti di vivo interesse e attenzione, accompagnati da promesse e lusinghe e da una presenza sia affettiva che fisica, ad atteggiamenti di indifferenza, assenza oppure persino di netto rifiuto.

In questi casi il bencher continua a stare con il partner ma con un atteggiamento sempre indeciso, incerto e altalenante; temporeggia e divaga, quindi, su ogni cosa che possa riguardare il rapporto sentimentale.

Inoltre, talvolta capita che all’interno di relazioni di tipo amoroso, il bencher vedi contemporaneamente più persone, a volte persino ex partner. Purtroppo, però, l’altra persona che cade nella trappola di una situazione di benching, può finire molto spesso per diventare una passiva spettatrice, dipendente in tutto e per tutto dalle mosse e dalle intenzioni del bencher.

Di fronte a tanta incertezza, inoltre, la vittima di benching può sperimentare vissuti di ansia e frustrazione, sentendosi inoltre profondamente svalutata poiché può percepire sé stessa solo come un ripiego, come una sorta di ruota di scorta, quasi come una persona costretta a elemosinare amore, attenzione e interesse.

Inoltre, la possibile competizione con le altre eventuali rivali, crea una situazione di malessere e ansia continua che invece di far desistere dal voler stare con quella persona, può talvolta far scattare il desiderio di dover essere la migliore fra tutte, quella che merita di essere scelta, aggiungendo, in tal modo, ansia su ansia. E va aggiunto, inoltre, che così come chi è vittima del ghosting, anche nelle situazioni di benching una persona può vivere un significativo abbassamento della propria autostima .

Talvolta, infine, visto lo stress emotivo e vista la connessione sempre presente tra psiche e corpo, tale disagio fa comparire disturbi psicosomatici, dove l’apparato digerente, ad esempio lo stomaco, è spesso la sede principale.

Angela Amendola

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