LA FORMA PIÙ ALTA DEL TENERO AMORE
La forma più alta del tenero amore
è l’acerrima rinuncia,
purché questa induca al bene.
Straziante è l’amore assoluto,
l’amore che deride le misure,
l’amor che si vestì di baci e cure,
l’amore che disprezza i tuoi confini.
Un giorno ti chiederai chi lei fosse
e del perché non ti tenne con sé,
nei meandri del ricordo a te narrato
troverai una coperta per l’inverno.
Ad oriente subisci tempeste,
tumulti di sabbia, d’orrore, di vento,
ti strapparono al folle tormento
ed alle incresciose prigioni velate.
Tra cent’anni ritorna a Kabul,
potresti insegnare
ad avere un gran cuore,
proprio tu che un dì conoscesti
la forma più alta del tenero amore…
Maria Cristina Adragna
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(…) un passero … randagio.
Il mio corpo, ferito e stanco,
(…) un passero… randagio.
Il mio corpo, ferito e stanco,
(…)
sopporto, come se il dolore
fosse l’unico messaggio della vita.
Come un passerotto,
(…) sul ramo
più alto,
più sottile.
Così guardo
e bacio la vita,
quando m’appare
solo tormento.
Le mie ferite,
spesso, riappaiono
all’improvviso,
come se nulla
avessi imparato.
E odo:
“(…) t’affanni e ti agiti
per molte cose,
ma d’una sola
c’è necessità:
Maria ha scelto
la parte migliore” ( Lc 10, 38-42 ).
Accetto il barlume
che sputa ogn’alba
affinché scacci l’inedia
e sorvoli la mia pochezza:
gonfia le vele
e che nessun surrogato
mi sia gòmena,
ma salpi
per l’arduo desio.
Il bolo ho ruminato
nel vizio di vivere
ed, ora, attracco
come un bambino
il suo balocco del momento.
Michele DI GIUSEPPE
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