di Yorgos Lanthimos con Olivia Colman, Rachel Weisz, Emma Stone.
Anna Stuart diventa regina di Inghilterra, Scozia e Irlanda nel 1702. Non ha figli a causa di un disturbo fisico e ogni volta che perde un bambino si fa portare un coniglio bianco da tenere in camera; intanto scoppia la guerra con la Francia.
A corte non ci sono più uomini e il potere di fatto è nelle mani di Sarah (Rachel Weisz), la “favorita” della Regina Anna (Olivia Colman) ormai stanca e depressa. Un ruolo, quello della favorita, acquisito in base alla momentanea vicinanza “di pensiero”o affinità caratteriale e per questo mutevole e incostante.
Giunge infatti la manipolatrice Abigail (Emma Stone) a disfare le carte, contendendo a Sarah il ruolo di favorita della Regina Anna e dando inizio ad una vera lotta per la successione.
Gran premio della giuria a Venezia, Coppa Volpi e Premio Oscar alla strepitosa protagonista Olivia Colman, il film di Lanthimos, in streaming su Disney +, è davvero una gara di bravura di un trio di attrici stupefacenti.
La Colman, reduce dal successo di The Crown , la serie Netflix, e nominata agli Oscar per The father con Anthony Hopkins; Rachel Weiz, non nuova nelle pellicole di Lanthimos, e Emma Stone, Premio Oscar per La La Land e ora nuova Cruella della Disney prossimamente al Cinema.
In mezzo ad un clima di farsa in costume ottocentesco, Yorgos Lanthimos costruisce con la sua corte femminile delle creature psicologiche potenti, dotate ognuna di un carattere a se e tutte egualmente fondamentali.
Il geniale regista anche qui utilizza il trash voluto e infido di altre sue pellicole e costruisce un dramma umano e sociale che si tinge di grottesco.
Tra echi del Kubrick più psicoanalitico e lo Stephen Frears de Les liasons Dangereuses, il regista usa l’ambiguo come sottofondo principale ad una messinscena trionfale.
Nulla è come appare, il trucco nasconde ma non copre, la maschera amletica del villain è un tranello in ogni angolo.
C’è la sfida, l’umorismo british, il continuo gioco di ruoli, la perfidia di corte, la condizione di inferiorità del sesso femminile e al contempo
il potere fatto Donna.
L’elisabettiana immagine della corona che asserve gli uomini subalterni ha le fattezze di una Olivia Colman in stato di grazia, grottesca ella stessa in una corte grottesca, acida e isterica, fatiscente sorriso di una decadenza inevitabile e di un disfacimento fisico inarrestabile.
La tristezza dolente è il suo volto che si confonde con la follia generata dall’assenza della maternità continuatrice della specie.
La sceneggiatura brillante è supportata da una scrittura veloce e da dialoghi animati da battute non banali, specchio perfetto dell’atmosfera che permane per tutta la durata del film, eccezionale messa in scena di un teatro elisabettiano crudo, farsesco e realistico.
Trailer ufficiale
Sandra Orlando
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