Si chiama Luna Reyes, ha vent’anni ed è una volontaria della Croce rossa.
Una tirocinante, per l’esattezza.
La ragazza è stata pesantemente attaccata sui social, vittima di volgarissimi insulti, in seguito ai quali è stata costretta ad apportare alcune restrizioni in seno ai suoi profili personali, presenti da tempo su diverse piattaforme virtuali.
La ragione del deplorevole atto ci lascia sgomenti ed in preda ad un indicibile sentimento di indignazione.
La percezione di un gran numero di inetti si focalizza in maniera del tutto erronea su un atteggiamento assunto dalla giovane donna.
Quest’ultima, infatti, appare immortalata in un video, nell’attimo in cui è intenta ad abbracciare un migrante senegalese che è appena giunto a Ceuta.
Un uomo che aveva perduto ogni cosa, un uomo in balia della sua disperazione.
Luna Reyes è stata oggetto di inaccettabili insulti provenienti da un gruppo di accaniti sostenitori di un partito di estrema destra, ed in linea generale da un cospicuo numero di utenti che non ha tollerato l’arrivo a Ceuta di ottomila migranti.
Un encomiabile gesto d’accoglienza, che dovrebbe suscitare nient’altro che indiscussa approvazione, si tramuta in una sorta di escamotage a favore di una viltà inaudita.
L’evidente assenza di un sentimento empatico crea delle fratture considerevoli all’interno della società attuale.
Una fetta di umanità, ahimè, non è più in grado di immedesimarsi nell’altrui dolore, di carpire le innumerevoli sfumature del disagio, di farsi portavoce di una missione d’aiusilio che sfocia nell’innata capacità di saper consolare.
Se da un abbraccio scaturiscono manifestazioni di inconcepibile odio, cosa mai ci si potrebbe attendere innanzi alla violenza?
Accettazione, Signori, ed apatica sottomissione.
È più semplice soccombere con inerzia al cospetto dei soprusi che lottare quotidianamente in nome del bene supremo.
Ed il cuore assume le sembianze di un grossolano agglomerato di ghiaccio naufragato per i confini dell’Antartide, solo e vessato dai pregiudizi della mente, anestetizzato dalla miserrima assuefazione alla malvagità.
Usiamo proficuamente la testa.
Ma soprattutto, facciamo in modo che, quando si parli di “testa”, non si arrivi a pensare meramente alla calotta cranica…
Noi stiamo con la…
… LUNA!
Solcando le vie di universi minori vorrei pregustare
il sapore del vento
ma abbiamo smarrito,
in un solo momento,
la strada maestra
che anela la gioia.
L’umana incertezza
dirada le voglie,
m’affligge il ricordo
del mio desiderio,
che Dio ci conceda
un salvifico abbraccio
che edifichi cieli
su amori latenti.
Mi cogli ad un angolo
del disincanto,
così reticente
a mostrar debolezze,
ancor frastornata
da tenui carezze
che giacciono mute
ed in fervida attesa.
Son certa che io
tornerò ad abbracciarti,
stringendoti forte
al mio petto materno,
vorrei galoppare su istanti d’eterno
per render più lieve la tua prigionia…
Maria Cristina Adragna
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