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JAMES WHISTLER (quarta e ultima parte)
“Notturno in blu e oro”
Olio su tela
Tate Gallery, Londra.
È uno dei più controversi dipinti di James Whistler.
L’opera appartiene al lungo ciclo delle cosiddette scene notturne in “blu e oro” e “blu e argento”.
L’artista statunitense dipinse “Notturno in blu e oro” a Londra tra il 1872 e il1875.
Inizialmente la chiamò “Chiaro di luna”, forse un omaggio a Bheetoven, ma alla fine scelse un titolo con un’altra connotazione musicale.
“NOTTURNO IN BLU E ORO”
Il soggetto dell’opera a prima vista è molto semplice: un grandissimo pilastro scuro che sorregge il ponte sul fiume Tamigi, mentre in basso a destra si vede una piccola figura dalla schiena leggermente inclinata.
La composizione è in equilibrio tra lo spazio a destra e a sinistra, il tutto legato alla “colonna centrale”.
Mentre nell’opera di Monet, “Impression soleil levant”, se vi ricordate, la linea dell’orizzonte è segnata dalle gru e ciminiere, “Notturno in blu e oro” è costituita dalle case.
L’ effetto luminoso è comunicato dalle luci delle abitazioni, con piccoli tocchi d’oro dalla concentrazione di puntini in alto e dalle rifrangenze sull’acqua che ricordano molto le stampe giapponesi
L’acqua del Tamigi occupa un terzo della scena ed è composta di due tonalità: una azzurro chiaro ed una azzurro-verde scuro.
A sinistra acqua e case sembrano costituire un tutt’uno, mentre a destra le case rappresentano un ostacolo tra fiume e cielo.
Anche il cielo sembra immerso nel fiume .
Questo gioco di colori ha una continuità quasi sonora, in cui sembrano spiccare delle note isolate ed intense.
Le pennellate sono impercepibili, mentre i contorni sono precisi in alcune parti, meno in altre.
Sconfinando nella poesia, forte è la vena malinconica che attraversa tutta l’opera.
PER FINIRE:
Era un’opera di genio, che indicava una strada nuova agli artisti del futuro.
Ma il famoso critico e storico dell’arte John Ruskin espresse un giudizio drasticamente negativo sull’opera, definendola “un secchio di colori gettato in faccia al pubblico”.
Whistler denunciò il critico per diffamazione, trascinandolo in tribunale. Vinse la causa, ma il magistrato stabilì che ricevesse solo l’indennizzo simbolico di uno scellino.
Rovinato dalle spese processuali in seguito l’artista, sia pure faticosamente, si riprese, ma darà disposizioni legali affinché il dipinto non fosse mai più esposto nel Regno Unito.
Come accadde agli “Impressionisti”, anche il lavoro di Whistler, pittore immenso ed isolato, avrà bisogno di una riabilitazione, che non tarderà ad arrivare: nel 1884 Whistler sarà membro della British Artists Society, di cui diventerà presidente due anni dopo.
Bruno Vergani