Intervistiamo il dr. Antonio Ranieri…

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Ci fa molto piacere rivolgere alcune domande ad Antonio Ranieri, Consulente Aziendale, Assicurativo-Finanziario, Educatore Finanziario e Formatore.

Si occupa anche di Sviluppo e Supervisione di Reti Commerciali.

Un curriculum di tutto rispetto il suo: è stato sempre ai vertici di grandi società per lo più finanziarie e di servizi. Come mai ha deciso di seguire questa strada?

Lavoro da quasi 25 anni nel settore della Mediazione Creditizia e dell’Intermediazione Finanziaria e Assicurativa, con specifica attenzione alla Selezione, Formazione, Gestione e Sviluppo della rete di vendita (e al suo costante aggiornamento formativo nell’espletamento dell’attività di consulenza), senza mai trascurare la mia passione-indole nella consulenza presso i clienti presenti in portafoglio o da acquisire. E posso dire che ogni esperienza, positiva e negativa, che ho fatto nella vita ha contribuito alla costruzione del mio bagaglio personale e ogni volta è emozionante poter soddisfare le esigenze della clientela… ecco questo è uno dei motivi perché ho deciso di intraprendere questa strada….

È anche uno dei pochi Educatori Finanziari Aief in Italia. Cos’è e quanto è importante educare in questo campo?

Nel corso della Vita, tutti noi utilizziamo numerosi prodotti finanziari e assicurativi (conto corrente, bancomat e carta di credito, mutuo, prestito personale, RC Auto, RC capofamiglia, polizza vita e infortuni, polizza malattia, risparmio/investimento); spesso, però, li scegliamo in modo non sostenibile né tantomeno tempestivo. L’attenta valutazione della propria situazione personale ed economica nonché una scelta ponderata dei prodotti, unita ad una corretta gestione del proprio denaro può valere anche diverse migliaia di euro ogni anno.

L’Educatore finanziario è il professionista adatto a rispondere a tutte queste esigenze, in considerazione del fatto che noi italiani, siamo rilegati, purtroppo, tra gli ultimi posti della classifica mondiali per educazione finanziaria. L’Educatore Finanziario è un formatore che svolgerà la propria attività anche nelle istituzioni scolastiche o bancarie ovvero in qualsiasi contesto in cui sia richiesto un percorso formativo di alfabetizzazione e/o approfondimento dei temi relativi al mondo finanziario ed assicurativo. Ecco perché è molto importante svolgere una attività intensa di educazione finanziaria, iniziando dalle scuole, e noi come AIEF, lo stiamo facendo già da 6 anni con programmi e iniziative mirate per rendere più efficace e comprensibile gli argomenti con cui tutti quanti noi conviviamo quotidianamente.

La vediamo spesso, nelle sue foto sui social, al Parlamento Europeo. Come mai?

La mia figura e le società in cui ho incarichi professionali e ruoli rappresentativi, nascono da partnership Internazionale con Primarie Aziende operanti a livello Mondiale ed Europeo  che, agendo come struttura di supporto globale in grado di rispondere ai molteplici fabbisogni delle piccole e medie imprese, forniscono anche consulenza concreta alle Istituzioni, tra cui anche il Parlamento Europeo, la Commissione Europea e i Gruppi Parlamentari Italiani, dove ho avuto anche il piacere di relazionare nella proposizione di pareri e suggerimenti in materie economiche, finanziarie  e assicurative.

Secondo lei, perché accettare di sottoscrivere il MEF è un’arma a doppio taglio per l’Italia?

Come detto anche in altre occasioni e anche sui social, l’Italia è un paese virtuoso avendo accumulato più di venti anni di avanzo primario consecutivi. Nel 2019 la differenza tra entrate ed uscite è stata di circa 23 miliardi di euro. Per essere maggiormente chiaro, lo stato ha incassato più di quanto ha speso. Nel mio discorso non posso dimenticare le esportazioni, tanto care a questa UE mercantilistica. L’Italia è la seconda potenza manifatturiera d’Europa. Sempre lo scorso hanno abbiamo avuto un saldo commerciale positivo di quasi 53 miliardi di euro.

Quindi perché ricorrere al MES ?  Perché pensano che gli italiani siano poveri?

Niente affatto, le famiglie italiane (nel totale generale) stanno messe bene. Al 2017, ma la situazione è cambiata di poco, la ricchezza netta delle famiglie italiane ammontava, secondo l’ufficio statistica della Banca d’Italia, avendo detratto le passività finanziarie, a 9200 miliardi di euro. Di questa somma 4400 miliardi sono gli asset immediatamente liquidabili, come depositi bancari, titoli di stato, azioni, oro…

(https://www.bancaditalia.it/statistiche/tematiche/conti-patrimoniali/ricchezza-famiglie/index.html).

In buona sostanza, le famiglie italiane possono comprare quasi tre volte tutta la ricchezza prodotta dalla Germania nel 2019, atteso che il suo PIL ammonta a 3388 miliardi di euro.

In conclusione, l’Italia è un paese virtuoso che non spreca (avanzo primario), che produce (avanzo commerciale), che risparmia (ingente ricchezza delle famiglie) e non ha eguali in Europa. L’unico problema è che un’intera classe politica ci ha gettato consapevolmente in mano agli strozzini internazionali, per una delle più grandi depredazioni della storia dell’umanità (dal 1991 in poi…)!

Non siamo gli schiavi dell’U.E. e questo deve essere ben chiaro a chi ha l’onore ed il privilegio di rappresentare gli italiani nei consessi internazionali!! E, voglio ribadirlo, il MES così come messo in piedi, ci penalizza e molto anche!

Molto discusse le misure economiche messe in campo dal governo Conte per il rilancio dell’economia. Cosa ne pensa?

Sarò un po’ lungo nella risposta, ma credo sia doverosa. Parto da un concetto: Se il “Pres Prof Avv” chiede “un atto d’amore” alle banche verso i cittadini allora stiamo freschi. Primo, le banche non fanno atti d’amore verso chicchessia soprattutto adesso che hanno un nuovo dna molto più finanziario che commerciale (e quand’anche promuovono manifestazioni di solidarietà hanno sempre il loro bel tornaconto).

Secondo, un “Pres Prof Avv” che passa dai 400 miliardi di garanzia alla supplica verso il mondo bancario porta allo scoperto ciò che realmente è il cosiddetto decreto liquidità e cioè una partita di giro quasi tutta a favore delle banche, con la quale gli istituti di credito potranno disincagliare sofferenze pregresse dei loro clienti ai quali arriveranno le briciole del prestito che erano andati a chiedere.

Chiedendo alle banche un atto d’amore verso i cittadini, il “Pres Prof Avv” ha svelato anche le debolezze della garanzia dello Stato. Se infatti il bazooka delle garanzie avesse realmente una gittata e una potenza di fuoco enormi, perché pietire “un atto d’amore”?

La realtà delle cose è ben diversa dalle “fanfaronate” delle conferenze stampa del duo “Pres Prof Avv/Casalino” e cioè il sistema bancario non si fida delle promesse del governo, non si fida delle garanzie messe lì. Ecco perché tergiversano, prendono tempo, si riparano il più possibile dietro procedure che di fatto rendono inaccessibile l’accesso al prestito. Il percorso a ostacoli è sempre più sbilanciato a favore delle banche, pertanto chi ha il minimo di sofferenza resta fuori altro che “nessuno rimarrà indietro per colpa del coronavirus”. Qui tante piccolissime imprese, tanti esercizi commerciali salteranno come birilli. Le start-up moriranno prima di vedere la luce. E il virus sarà la gelata definitiva sull’economia italiana, indebitata e rovinata. A meno che tu non sia un dipendente pubblico (incluso rdc) al quale nessuno toccherà mai stipendio, posto e benefit; anzi, a dirla tutta, tra smart working e quarantena, le uscite si sono ridotte a poca cosa.
Le banche non avranno pietà quando si tratterà di telefonare ai clienti per comunicare che sono andati in rosso; i bancomat non avranno pietà a ingoiare le tessere anziché erogare cartamoneta. In poche parole tutto quello che il buon senso suggeriva per superare una situazione emergenziale (cioè creare danaro dal nulla, monetizzare il proprio nuovo ingente debito, accreditare direttamente soldi a fondo perduto e bloccare la burocrazia fiscale) non è stato attuato, preferendo gli strumenti ordinari, peraltro già fallaci.

Purtroppo quel che accade in Italia non può essere visto da chi si barrica dentro i palazzi, che impiega il tempo a scrivere, correggere, riscrivere, ricorreggere, e poi dover riscrivere ancora fino a quando finanche il più inutile burocrate o il più impreparato dei collaboratori ha detto la sua. E non dimentichiamoci che La pandemia del coronavirus ha segnato anche lo spartiacque ed un diaframma nell’ambito del merito creditizio. Tutto questo ha avuto ripercussioni per il meccanismo della segnalazione alla centrale rischi.

Infatti, le imprese ed i privati che sono segnalate non possono accedere alle provvidenze ed ai prestiti garantiti da SACE.
Secondo i dati del bollettino di Banca di Italia, il cumulo dei crediti deteriorati è pari a 173 miliardi di euro al 31/12/2019. Garantiti ne risultano 92 miliardi, dunque, quasi la metà.

I crediti deteriorati rappresentano le sofferenze bancarie, cioè i debitori che non adempiono alle prestazioni cui sono tenuti. Se le sofferenze erano circa 174 miliardi prima del coronavirus- marzo 2020- le imprese ed i privati che sono i debitori di queste sofferenze, di queste pretese deteriorate, sono i segnalati alla centrale rischi.
È questa la deduzione che emerge drammaticamente dal detto bollettino di Banca di Italia, che è diventata percepibile proprio in questo contesto temporale!!!

Tutti questi segnalati non hanno merito creditizio e non possono accedere ad alcun prestito. Il che implica che, se sono aziende, falliranno, se privati debitori, resteranno tali a vita.

Deve essere chiaro che la centrale rischi oggi, in sede pre-fallimentare costituisce il meccanismo di prova più concludente. Con essa è possibile identificare le esposizioni che si hanno con gli istituti di credito e la fiducia di cui si gode. Va da sé che, se si annota su di essa qualche sofferenza, il fallimento è alle porte, in quanto la sofferenza della centrale rischi dà la stura, è principio possibile di stato di insolvenza.

Ne consegue che queste imprese segnalate, per lo spaventoso numero dei crediti deteriorati indicati, scompariranno dal circuito virtuoso del reddito , anche perché, in questa fase, non hanno potuto neppure approvvigionarsi all’usura criminale….ancora!! Mentre assistiamo  all’aumento delle persone in  fila al Banco dei Pegni…!

Si definisce più un politico o un economista?

Politica? Grazie no! Già dato…. in passato, infatti come ultima esperienza sono stato candidato alla Camera nel 2008, poi solo incarichi privati di consulenza a qualche gruppo parlamentare. Io mi definisco semplicemente un modesto consulente e un umile formatore con molta considerazione dell’ “altro” come persona che vive un personale processo di sviluppo e di cui si deve avere il più assoluto rispetto.

Partecipa spesso a trasmissioni radiofoniche e televisive regionali a vario titolo. Perché sempre lei e mai un  altro? Cioè, cosa pensa lo renda più idoneo?

Infatti mi stupisce questa cosa e nelle stesso tempo mi gratifica. Forse perché sono stato uno dei primi consulenti (già dal 1996)sul mercato e mi considerano un veterano,  con tanta esperienza fatta lungo la strada della vita dove ne ho vissute tante di esperienze e casistiche con la clientela, da poter scrivere un libro….e, si fidi, non basterebbe.

Passiamo a una delle sue più grandi passioni: la bici. È andato vicino al raggiungimento di grandi traguardi, perché ha abbandonato?

Ah la bici, straordinaria!!! L’ho scoperta tardi, all’età di 33 anni, come cliclo-amatore e pian piano, con sacrifici (anche affettivi) e duri allenamenti abbiamo partecipato molte volte alle più grandi manifestazioni per cicloamatori, come La Nove Colli(Cesenatico),Maratona delle Dolomiti(Alta Badia),Gran fondo Selle Italia (Cervia), Coppa Calabria, Maratona di Roma, etc etc…ottenendo risultati di tutto rispetto. Mi sono allontanato dalle competizioni agonistiche, ma non dalle uscite spensierate domenicali e festive quando il tempo lo permette e anche il fisico che ha un po’ di kg in più…sigh.

Su e giù per l’Italia, fra aziende, convegni, corsi, lezioni. Ne risente la sua vita privata?

Effettivamente si, ne risente. Io ho un matrimonio alle spalle dal quale sono nate due splendide figlie di 20 e 12 anni che vivono con la mamma e che vedo nei fine settimana, ma quotidianamente, e più volte grazie alla tecnologia, possiamo sentirci sempre vicini. Poi ho la fortuna di avere una compagna molto comprensiva, di animo buono e che vive la mia professione e le mie figlie come se fossero la sue, dimostrandomi quotidianamente la sua vicinanza, anche “sopportando” la mia assenza con discrezione e rispetto. A lei devo dire grazie per essere capitata nella mia vita dopo un triste periodo personale e professionale, e a lei devo anche il mio essermi risollevato in pieno.

Tre cose che, potendo tornare indietro nel tempo, cambierebbe.

Guarda avanti. Guarda solo avanti. Smettila di guardare di fianco a te, smettila di voltarti. Segui con lo sguardo la direzione in cui vuoi andare e concentrati sul traguardo. La tua testa e il tuo cuore devono essere lì, non guardare indietro. Mi ripeto spesso questa frase, mentre faccio sport e nella vita.

La dico nella mia mente mentre gareggio in bici, mentre mi alleno a nuoto o mentre corro, quando la tentazione di voltarmi per vedere ciò che ho dietro o di fianco rischia di farmi perdere la concentrazione. E magari anche di farmi cadere.

Me la ripeto ogni volta che devo superare una sfida e tendo a concentrarmi troppo sugli ostacoli, dimenticando la meta finale.

Me lo dico in tono perentorio quando un pensiero del passato sembra prendere il sopravvento per ripropormi inutili “e se invece avessi detto”, “e se invece avessi fatto” che ora non servono a nulla se non a farmi stare male.

Perchè troppe volte perdiamo tempo a voltarci verso un passato che ormai non può più insegnarci nulla. Troppe volte ci distraiamo dalla meta finale. Troppe volte rimpiangiamo gli errori commessi, rimuginiamo su brutte esperienze vissute, attribuiamo la colpa della nostra infelicità a un trascorso sventurato e rimaniamo lì, imperterriti, a fissare il verso sbagliato della nostra vita.

Ma questo comportamento non ci è affatto utile: così facendo non impariamo nulla di nuovo, ci distraiamo e perdiamo di vista il nostro obiettivo.

Quindi la mia risposta a questa domanda è: Antonio, smetti di voltarti indietro.!!  Smettila di girarti a riguardare il tuo passato. Smettila di avere rimpianti e rimorsi, e accetta solo l’insegnamento che tale passato ti ha lasciato. Smettila di guardarti indietro perchè non è quella la direzione in cui stai andando.

Guarda avanti, punta dritto alla tua meta e goditi il viaggio!

Gestisce anche una organizzazione di solidarietà. Quanto è stato importante, nella gestione dell’emergenza Covid, l’apporto di associazioni come la sua?

Si, sono Gran Ispettore Regionale del GOI (Grande Oriente Italiano) e con orgoglio e con pieno convincimento dell’anima affermo di essere un massone da diversi lustri. Ringrazio per questa domanda che mi dà anche la possibilità di poter fare un po’ di chiarezza.  Molto è stato scritto sulla Massoneria, ma pare continui ad esserci molta confusione sull’argomento e spesso quello che si scrive nella stragrande maggioranza risulta essere errato. La Massoneria ripudia ed espelle le persone che si sono macchiate di reati contro la collettività e chi ne fa parte, giura di conservarsi sempre onesto, solerte e benemerito cittadino ossequiente alle leggi dello stato e di rispettare le Leggi e la Costituzione della Nazione. Quindi verosimilmente La Massoneria può fornire, oggi più che mai, un contributo essenziale all’umanità, mettendo in campo valori nuovi e storicizzando quelli tradizionali e perenni, cioè applicandoli in modo originale alle condizioni attuali dell’umanità, perché propugnino quelli della dignità, della libertà e del rispetto del singolo nella diversità. In quanto persona ipoteticamente intera, sviluppata, completa, il Massone deve, nel suo viaggio attraverso la vita e nel suo interagire con gli altri, rendere un contributo maggiore alla società in generale, realizzando e adempiendo la sua libera volontà espressa al momento dell’iniziazione, quella di rendersi «ampiamente utile a tutta l’Umanità». Queste sono le VERE nobili, legittime ed encomiabili aspirazioni dell’Ordine Iniziatico… tutto il resto lo lasciamo ai millantatori e ai detrattori ignoranti

E in questo periodo particolare di emergenza sanitaria, qui in Calabria  abbiamo messo in atto azioni concrete a supporto della collettività calabrese, andando a realizzare fatti reali laddove purtroppo gli enti hanno deficitato con chiacchiere. Faccio un esempio su tutti: la consegna di migliaia e migliaia di mascherine chirurgiche e protettive DPI, commissionate e pagate dal nostro GOI e distribuite da alcuni nostri fratelli alle varie Associazioni e Istituzioni Civili e Militari presenti sul territorio.

Da esperto, l’Italia quando sarà davvero fuori dall’emergenza economica?

Supportato anche da una analisi condotta da Confcommercio dico che non c’è spazio a dubbi di alcun tipo sul come dovrei rispondere a questa domanda, però lo farò partendo un po’ indietro per maggiore chiarezza e riportando le parole della giornalista Cristiana Gagliarducci. Difatti ricordo che la debolezza dell’economia italiana si era già registrata nell’ultimo trimestre 2019, e ora abbiamo già puntato il dito contro la flessione osservata nel primo trimestre del 2020, arco di tempo in cui il PIL d’Italia è crollato di 4,8 punti percentuali.

A pesare ancor di più sono stati in particolar modo gli ultimi due mesi, durante i quali l’economia italiana ha lasciato osservare tonfi a doppia cifra percentuale:

aprile:-24% 
maggio: -16% 

Va detto inoltre che tra il 2007 e il 2019, ciascun italiano ha perso oltre ca. 22.000 euro di ricchezza; l’avvento del coronavirus non ha fatto che peggiorare le cose…

Tutto ciò si è andato a riflettere inevitabilmente anche sulle scelte degli italiani, molti dei quali hanno già confermato la propria intenzione di non andare in vacanza quest’anno viste le scarse disponibilità economiche.

D’altronde, il coronavirus ha colpito duramente molti nuclei familiari e ha determinato la perdita di numerosi posti di lavoro.

“Resta molto ampia la fascia di chi, dopo la riapertura del Paese, vede il futuro con pessimismo: il 52,8% vede «nero» per la propria famiglia, ma la percentuale sale al 67,5% con riferimento alle prospettive del Paese.”

Prima di poter parlare di completo recupero economico per il PIL d’Italia bisognerà aspettare ancora del tempo… purtroppo tanto tanto tempo!!!

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