Francesca Montuori è una giovane attrice di talento, dotata di un’innata sensibilità artistica, tanta determinazione e tenacia.
Ha personalità vulcanica e grintosa, è capace di “indossare” ruoli sempre diversi con grande passione e convinzione, mostrando carattere e una grande dote interpretativa.
Passa con disinvoltura dai monologhi teatrali pieni di spessore, come quelli de “Il gabbiano di Anton Cecov” ai ruoli cinematografici.
Dopo aver calcato i palcoscenici dei teatri italiani e aver partecipato a dei cortometraggi, per Francesca è arrivata l’occasione giusta per farsi conoscere e così conquistare il grande pubblico televisivo.
L’abbiamo vista nelle scorse settimane recitare nella fiction L’amica geniale, in un ruolo che sognava, quello di Elisa la sorella di Lenù, e che era perfetto per lei.
Francesca, con la sua bravura ha fatto da tramite con il corpo, la sua aria sognante, il suo forte carattere affinché il personaggio di Elisa giungesse al pubblico.
La raggiungo telefonicamente ed è per me un onore poterla intervistare.
Grazie Francesca per avere accettato l’intervista per ScrepMagazine.
Fare l’attrice è una scelta professionale o è una scelta di vita?
Fare l’attrice è stata una scelta di cuore, diventata una scelta di vita che si è trasformata in un’opportunità lavorativa. Tutto è iniziato quando ero solo una bambina, ho capito ufficialmente a soli otto anni che l’arte sarebbe diventata la mia strada, ma in realtà penso di essere stata destinata alla recitazione e in generale a tutto ciò che ne compete da sempre.
Quali sono le principali difficoltà che si incontrano con il lavoro teatrale? E quali sono quelle che si incontrano con il cinema?
Il teatro ed il cinema hanno ovviamente delle analogie e differenze. Il teatro non è per tutti, ma penso che sia il luogo deputato per ogni attore di cinema o di teatro, proprio perché il teatro è venuto prima ricordando le testimonianze del teatro greco e del teatro romano, così come la venuta dei primi tragediografi e commediografi. Il cinema, invece, è un’arte contemporanea nata nel periodo della belle époque. Ma penso che le difficoltà che si riscontrano sia al teatro che al cinema siano innanzitutto a livello narrativo, che sia teatro o cinema, deve esserci un arco narrativo in cui i personaggi si elevano. Inoltre, entra in gioco il lavoro produttivo, la recitazione e la credibilità degli attori. Il cinema che verte su tanti settori ha molte più difficoltà proprio perché si muove su vari ambiti. Ogni mestiere ha le proprie difficoltà e bellezze.
Nei monologhi teatrali interpretati da te, Il gabbiano di Cecov e Giulietta e Romeo di Shakespeare, hai trovato più difficoltà di quelli cinematografici?
Quando ho interpretato questi monologhi avevo poco più che quattordici anni, penso che l’età e l’inconsapevolezza del mestiere non aiutasse a rendermi credibile. Sono state delle grandi prove per me perché ero piccola, adesso sicuramente sono molto più consapevole e li interpreterei in maniera completamente diversa. Ma se devo essere onesta, per l’età e per l’immaturità in quanto inizi, ho trovato più difficoltoso i monologhi teatrali.
Hai avuto difficoltà a calarti nel ruolo di Elisa? Cosa le hai regalato del tuo modo di essere, ti sei basata sempre sul copione?
La difficoltà penso sia stata portare in scena i vari rapporti, anche perché Elisa ha vari interlocutori, già all’apice della conoscenza. Non era un incontro con gli altri personaggi ma un rincontrarsi, dovevamo avere un livello di conoscenza che superasse la credibilità stessa. Ma le prove hanno aiutato tutti noi attori, soprattutto me, a conoscerci e a provare. Quando abbiamo iniziato a girare, avevamo tutti gli strumenti per fare un buon lavoro. Ad Elisa penso di averle donato il mio modo di stare al modo, un po’ sognante ma tanto decisa sulle cose che le stanno al cuore. Io per interpretarla ho fatto tanto riferimento al copione, ai libri di Elena Ferrante, facendo anche un lavoro parallelo che non necessariamente entra in contatto con altri. A volte, mi appuntavo delle mie sensazioni e delle cose poco chiare su Elisa.
Come descriveresti la tua Elisa ne L’amica geniale 3?
Penso che il giudizio finale spetti al pubblico così come l’opinione finale sui personaggi li completano i telespettatori. Elisa, per me, è una bella anima, pura, acerba, ha una bella ingenuità dovuta alla sua giovane età, ha uno sguardo magnetico e molto vivace e l’ho amata fin da subito perché ho rivisto in lei, nella sua descrizione qualcosa di me.
Elisa ha cercato, unendosi a Marcello, di riscattarsi dalla miseria in cui era vissuta nel Rione. Invece Francesca dopo questa splendida interpretazione cosa sogna, qual è il tuo sogno del cassetto?
Vorrei continuare con la recitazione, avere altre opportunità, altri ruoli, anche totalmente diversi da Elisa. Mi piace cambiare, provare e sperimentare. Un altro mio grande sogno sarebbe quello di diventare una sceneggiatrice, assumermi la responsabilità narrativa, ma anche la regista e quindi assumermi una responsabilità totalizzante.
Tu sei una bellezza mediterranea, ricordi per alcune cose Sophia Loren e Giuliana De Sio, campane come te, per il carattere dimostrato nella tua parte. Hai mostrato la forza delle donne che hanno la capacità di andare oltre l’apparenza e l’ipocrisia. Quali sono state le figure che hanno influenzato la tua curiosità artistica?
Posso dirti che sul set, ad esempio, hanno detto che ricordavo Claudia Cardinale da giovane, e la somiglianza era incredibile e nell’immediato ho iniziato a visionare i suoi lavori e me ne sono innamorata. Ma ci sono tante donne e anche alcuni uomini che hanno influenzato la mia carriera artistica, davvero tantissime. Per non fare torto a nessuno delle meravigliose attrici italiane e non, cito due artiste che secondo me rappresentano la recitazione e che mi hanno davvero incuriosita ed ispirata: Sophia Loren e Meryl Streep.
Il famoso pranzo tutti insieme, a me ha ricordato i pranzi che vediamo in molti film di grandi registi, vedi Ferzan Ozpetek, o i pranzi magistralmente interpretati dalla grande Sophia Loren, tua conterranea. Tu cosa hai provato mentre giravi la scena? Ne hai sentito il peso?
Il pranzo, per me, rappresenta una scena sbalorditiva. Perché non è semplicemente un pranzo ma un vero e proprio confronto tra la maggior parte dei protagonisti de L’amica geniale, che per stagioni e per anni sono stati nemici ed adesso condividono lo stesso tavolo. Penso che ogni personaggio abbia un’ipocrisia ed una fragilità di fondo, nel bene o nel male, con dei silenzi e con delle parole che emergono per tutto l’arco narrativo del pranzo. La potenza della scena si percepiva già leggendo la sceneggiatura, quella scena è esilarante e cruciale allo stesso.
Nella terza serie, tutto è incentrato sulle donne e su ciò che succedeva negli anni 70. Aborto, femminismo, I salari diversi tra uomo e donna. Francesca come si pone davanti a questo, secondo te da allora qualcosa è cambiato o noi donne abbiamo tanto da lottare?
Nella terza stagione, le donne sono le protagoniste, conosco bene il periodo storico e so la fatica che le donne hanno provato all’epoca per raggiungere ciò che per natura doveva essere già il loro, il nostro. Ancora non abbiamo raggiunto una parità, ma possediamo una parità apparante. Siamo ancora molto lontani dal significato della parola “parità” e mi auguro possiamo davvero raggiungerla, anche quando la raggiungeremo dobbiamo difenderla e custodirla.
Francesca, la serie L’amica geniale sta andando in onda in America, in queste settimane, e tu sei felice certamente. Tu sogni Hollywood?
Non voglio essere ipocrita: Hollywood è sempre stato il mio più grande sogno, seguo da tempo, ogni anno, la notte degli Oscar e sogno con tutti gli attori e gli artisti presenti durante la cerimonia, ma per il momento mi godo il presente e se son rose, fioriranno.
Crediti foto: Fremantle, The Apartment
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