Intervista a Claudio Lei che ci presenta il thriller “Sapresti uccidere?”
“Sapresti uccidere?” é il nuovo thriller di Claudio Lei.
La storia rappresenta il primo libro della trilogia “L’assassino che non disturba”.
Claudio Lei, che da sempre si occupa di economia e finanza, con questo primo romanzo della trilogia si rivolge ad un pubblico meticoloso, in grado di cogliere ogni singolo dettaglio e che scoprirà con molto stupore come il mondo della finanza, a volte, può essere molto crudele!
– Come nasce il thriller “Sapresti uccidere”?
Il thriller nasce tra le macerie del terremoto del 2012 e l’alluvione del 2014, quando la popolazione modenese aveva bisogno di sentire la presenza dello stato, invece ha ascoltato le giustificazioni dell’assenza per bocca della sua classe politica.
In quel periodo, l’avversione per i partiti stava raggiungendo il culmine, i professionisti dell’odio aizzavano il malcontento contro le istituzioni democratiche, potevamo quasi annusare il fetore del linciaggio. Molti abboccavano, cercavano l’occasione giusta per sfogare la frustrazione accumulata, arringando i compagni di bevute con affermazioni scioccanti, del tipo: “Io ci butterei una bomba in Parlamento”.
Mi è venuto naturale chiedermi se ci rendessimo davvero conto delle conseguenze, di come vivremmo in un mondo plasmato dal rancore, in cui il degrado del dibattito politico sprofonda fino a giustificare l’omicidio.
– Al centro della storia c’é il Giustiziere che si scaglia contro politici corrotti, speculatori e giudici che hanno tradito la causa della giustizia. In che modo descriverebbe questo personaggio?
Il Giustiziere incarna il lato peggiore delle persone, quello che hanno il pudore di nascondere, finché non sono al centro di una folla che li incita, allora assume le sembianze di azioni tremende. Qui, però, nasce il dilemma morale, poiché i suoi bersagli non sono vittime indifese. Al contrario si tratta di sciacalli che rubano fondi stanziati per il bene comune, disposti a tutto pur di esaudire il proprio egoismo, nonostante i meno abbienti aprano il cassonetto invece del frigorifero.
Dal punto di vista narrativo, la funzione di questo personaggio è proporre un dilemma: manteniamo il diritto di criticare i criminali se per combatterli ricorriamo ai loro metodi?
– In cosa questa storia é più attuale che mai oggi?
Viviamo in un periodo molto pericoloso, dove le democrazie scricchiolano sotto gli assalti dei regimi totalitari, che ingannano le persone offrendo facili soluzioni ai problemi che ci affliggono. Il mio romanzo parla proprio di questo, di quanto sarebbe facile sbarazzarsi della politica, delle procedure democratiche, affinché qualcuno si assuma la responsabilità di prendere decisioni rapide, alcune delle quali potrebbero rapidamente spazzare via i nostri diritti.
– Cosa spera che arrivi ai lettori di questa storia?
Spero che prima di tutto arrivi l’importanza del rispetto per il prossimo, a cui non possiamo mai derogare, nemmeno quando le persone esprimono concetti che ci fanno ribollire il sangue. Il dibattito è sempre più polarizzato, ormai non ci sono più idee differenti, ma nemici da abbattere senza fare prigionieri, perché l’unica cosa importante è poter dire: “avevo ragione e tu avevi torto!” Seguendo questa logica tutto diventerà lecito, ma soprattutto e ancora più grave, le opinioni convergeranno verso il pensiero unico e tutti avremo perso la ricchezza del confronto reciproco.
– Cosa dobbiamo aspettarci dalla trilogia “L’assassino che non disturba”?
Una trama ricca di colpi di scena, scelte ambigue, che ci faranno amare e odiare le tre voci narranti della storia: la più giovane p.m. d’Italia, un vecchio ispettore e, naturalmente, quella dell’assassino. Tutte coniugate al presente, in prima persona, affinché quello che capita ai personaggi succeda in diretta anche ai lettori, come se fossero gli operatori delle telecamere che riprendono gli eventi della storia.
Angela Amendola

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