Il reggiseno…

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Quante volte, acquistando un capo d’abbigliamento, le donne hanno cura di osservare in che modo, oltre le forme, lo stesso valorizzi il seno.

Certamente, al di là di una ampia scollatura o un modellino castigato, merito è del reggiseno che si indossa.

Più il reggiseno indossato valorizza il seno, in base alla coppa e alla forma, più il risultato è ottimale.

Importante è anche che sia comodo e non costringa il seno, per evitare effetti discutibili. Il termine “coppa” non era associato ai reggiseni prima del 1916.

I costruttori facevano affidamento su coppe regolabili per adattarli a misure differenti.

Nel 1932 la S.H. Camp and Company correlò la misura e la “pesantezza” del seno femminile a lettere dell’alfabeto: A, B, C e D.

Negli anni 1930 furono introdotte le bande aggiustabili con posizioni multiple di occhiello e gancetto.

Pitture murali dell’Antico Egitto così come tracce in India dell’antenato del moderno reggiseno esistono.

L’uso di indossare questo indumento può farsi risalire all’antica Grecia: pitture murali mostrano un qualcosa di simile a un bikini; le donne greche vestivano una fascia di lana o lino avvolta tra le mammelle e annodata o trattenuta da una spilla sulla schiena.

Si pensi anche alla guaina incantata di Afrodite, considerata una connotazione erotica per il suo effetto di accentuare il seno, che aveva il potere di rendere ogni donna irresistibile per gli uomini.

Per i romani seni grossi non erano apprezzabili.

Le fanciulle portavano fasce da seno allacciate strettamente per contrastare lo sviluppo di seni esageratamente grandi e cadenti.

Generalmente nel Medioevo il seno era castigato in corpetti dritti e scollature alte: i vestiti sono adattati in modo preciso ed aderente al corpo e fungono anche da sostegno del seno.

I corsetti rendevano praticamente impossibile lavorare, per cui le donne dedite ad attività materiali utilizzavano come sostegno un semplice laccio sotto la linea del seno.

Nel Rinascimento avere seni sodi in vista era una sorta di distinzione sociale per le donne agiate.

I primi corsetti del XVI secolo erano in tela irrigidita e chiusura frontale. In seguito si aggiunsero sostegni metallici sui fianchi e sulla schiena.

La classe lavoratrice vestiva una semplice “cotta” allacciata frontalmente. Durante la Rivoluzione francese, i seni erano spesso sostenuti da un laccio sotto il seno, e i capi esistenti erano sostegni morbidi che si avvolgevano davanti simili ai moderni di reggiseni sportivi.

La scollatura esibita fino agli anni 1920 costringeva i seni in un’unica sede, ossia entrambi dentro la stessa monotasca, a differenza di quanto avviene con i moderni avvolgenti sistemi di sostegno.

Con l’avvento della moda “stile impero”, le donne adottarono sopravvesti trasparenti senza maniche. Il sostegno per il seno più diffuso all’epoca consisteva in supporti corti, rinforzati da stecche.

Durante l’età vittoriana, l’abbigliamento femminile era pensato per mettere in evidenza seno e fianchi, strizzando il punto vita. Fino alla fine del XIX secolo ed agli inizi del XX il petto poteva ancora essere esibito.

Ci sono notevoli divergenze di opinioni su chi avrebbe “inventato” il reggiseno.

Uno fu brevettato nel 1859 da H. S. Lesher. Fu Herminie Cadolle, nel 1889, che inventò il primo reggiseno moderno e a introdurre l’uso dell’elastico: tagliava in due il corsetto tradizionale.

La parte inferiore era un corsetto per la vita, la superiore sosteneva le mammelle con delle cinghie collegate alle spalle.

Dal 1905, il pezzo superiore fu venduto separatamente.

Nel 1893, Marie Tucek registrò un brevetto statunitense per un dispositivo che consisteva di tasche separate per ciascun seno sopra una piastra metallica di sostegno e tracolle allacciate con gancetti ed occhielli, precursore del modello con il ferretto nella parte inferiore della coppa.

Nel 1910, Mary Phelps Jacob acquistò un abito trasparente per un ballo di debuttanti.

Avendo un seno prosperoso, notò che le stecche di balena fuoriuscivano dalla profonda scollatura.

Non soddisfatta, con l’aiuto della cameriera unì due fazzoletti di seta con un po’ di nastro e del filo.

Il giorno dopo mostrò la nuova biancheria alle amiche e tutte lo volevano.

Nel 1914 venne rilasciato un brevetto per il “reggiseno senza dorso”.

I reggiseni tra fine anni 1910 e inizio anni 1920 erano simili a fasce per capelli conformate, che tenevano il busto in dentro e verso il basso per mezzo di un fermaglio collegato al corsetto.

Nel 1922 Ida Rosenthal con suo marito e il proprietario del negozio nel quale lavoravano, cambiarono l’aspetto della moda femminile.

Notarono che un reggiseno che andava bene ad una donna non vestiva appropriatamente un’altra donna.

Essi svilupparono reggiseni per tutte le età.

Durante il secondo conflitto mondiale, negli Stati Uniti le donne soldato furono arruolate per la prima volta e furono dotate di biancheria intima d’ordinanza.

Finita la Seconda guerra mondiale aumentò la produzione, il marketing e la domanda di moltissimi beni di consumo, tra cui i reggiseni.

Con il baby-boom e la diffusione della televisione, i produttori furono spinti a proporre nuovi tessuti, colori, modelli, linee, imbottiture ed elasticità. Il mondo della moda e dello spettacolo che faceva capo a Hollywood, influenzava le scelte estetiche delle donne.

Nel 1962, per la prima volta, si parlò del monokini di Rudi Gernreich, il costume da bagno senza costrizioni. 

Genreich, nell’ottobre 1964, proseguì con il No Bra, un reggiseno di tricot elastico e nylon liscio senza cuciture, dalle coppe morbide.

Progettò anche un modello All-in-None con una profonda scollatura frontale, ed una versione No-Back , cioè senza schiena”, per abito lungo, caratterizzato da una fascia in vita dal contorno elasticizzato.

Il  Wonderbra, creato nel 1964 da Louise Poirier, sollevava e sosteneva la linea del seno, creando un effetto scollatura profonda e spinta simmetrica.

Il reggiseno contemporaneo può trasformarsi da oggetto utilitario a simbolo di moda: varie forme, scollature per portare ogni tipo di capo audace, Nel corso degli anni 1980 la moda guidò l’aspetto e il contatto dei reggiseni. Si sfoggiavano top, dal taglio basso per mostrare un seno accresciuto, abbracciato da un reggiseno abbinato; eleganti e raffinati body iniziarono a esser esibiti. Con la tendenza all’esercizio fisico, fu evidente la necessità di un indumento sportivo per il seno delle donne. Nel 1977 fu inventato il primo reggiseno sportivo, detto Jogbra. Gli anni 2000 portarono cambiamenti: la coppa di reggiseno senza cuciture, sagomata in un pezzo, modellata a caldo che mantiene la forma arrotondata; la nascita dei reggiseni T-shirt; i disegni stampati. Oggi molti capi sono concepiti per essere portati senza reggiseno, utilizzando dei sostegni incorporati direttamente negli indumenti.

Come per tutti i capi femminili, c’è da sbizzarrirsi su tessuti e fantasie ma l’importante è tenere sempre presente che ogni seno richiede specifica coppa e modello.

Acquistabili singolarmente o in abbinamento con slip dello stesso tessuto e colore, il reggiseno è un altro strumento di seduzione femminile.

Ma è importante dire che molti studi medici ne sconsigliano l’uso e quindi, care donne, quando non è necessario, sarebbe bene non utilizzarlo!

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Maria Luana Ferraro
Sono Maria Luana Ferraro, consulente aziendale e mi occupo anche di finanza personale. I calcoli sono il mio lavoro, le parole la mia passione. Fin da bambina, anziché bambole e pentoline, chiedevo libri, quaderni e penne. A sei anni ho ricevuto la mia prima macchina da scrivere. Appassionata di letteratura italiana e straniera, il mio più grande sogno è sempre stato diventare giornalista. Sogno che, piano, si sta realizzando. Socia fondatrice della “Associazione Accademia & Eventi”, da agosto 2018 collaboro con “SCREPMagazine” curando varie rubriche ed organizzando eventi. Fare questo mi permette di dare risalto a curiosità e particolarità che spesso sfuggono. Naturalmente, in piena coerenza con ciò che è il mio modo di interpretare la vita…eccolo: “Quando la mente è libera di spaziare, i confini fisici divengono limiti sottili, impercepibili. Siamo carcerieri e carcerati di noi stessi. Noi abbiamo le chiavi delle nostre manette. La chiave è la conoscenza: più conosci, più la mente è libera da preconcetti e ottusità. Più la mente è aperta, più si ha forza e coraggio così come sicurezza. Forza, coraggio e sicurezza ti spingono a tentare l’impossibile affinché divenga possibile.”

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