Il primo giorno…

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Lo scorso e recentissimo 24 settembre 2020, gli istituti scolastici della città di Alcamo hanno riaperto i battenti, come di consueto.

Ingenti le perplessità, fortissimo il mio desiderio di trasformazione improvvisa in una sorta di sciamano lungimirante, al fine di accedere ad una chiara visione di tutto quello che di fruttuoso o che di negativo attenderà i discenti e gli insegnanti, nel corso dei mesi che si susseguiranno.

Nonostante la mia naturale tendenza ad una buona dose di pessimismo innato, sento di poter affermare, almeno questa volta, di essere invasa da una serie di sensazioni dalle caratteristiche positive.

Volendo, ergo, parafrasare una sorta di motto rassicurante che ci ha accompagnati nel corso dei momenti di maggiore sconforto, desidero fortemente abbracciare il convincimento che “Andrà tutto bene”.

Sappiate che imporre a me stessa ottimismo e propositi gaudiosi non mi rende alcun merito.

Devo l’acquisizione di tanto buon umore alla sola persona che, non di rado, è nelle piene condizioni di riuscirci.

Questa persona è Francesco.

Il mio grande Francesco, l’unico figlio che ho desiderato per scelta, ragazzino vivace allo stremo e con tanta voglia di realizzare i suoi obiettivi.

Francesco, nella mattina di giovedì, ha abbandonato il suo confortevole luogo di riposo e mi si è palesato innanzi.

“Mamma, oggi dovrò frequentare la prima media. Sono emozionato, avrò tanti nuovi compagni di classe, dei docenti che non conosco per nulla. Ma tu sai bene che è stata una mia decisione. Ho tanta voglia di conoscere gente nuova, di avere altri amici, di imparare a non avere paura dei cambiamenti. “

Poche parole quelle di mio figlio, ma indicative di una nuova forma di maturità che non aveva manifestato, giammai, in precedenza.

Non ha ancora compiuto undici anni, eppure i cambiamenti che riguardano la sua sfera cognitiva, ai quali sta progressivamente approdando, mi consentono di ben sperare nella completa trasformazione in un ometto colmo di giudizio.

Francesco ha indossato la sua mascherina azzurra.

Poi ha seguitato a spronarmi con tono deciso: “andiamo mamma, sbrigati! Che qui si rischia di fare veramente tardi, con annessa brutta figura!”

Mi ha strappato una risata.

Da quando in qua tutta questa spasmodica frenesia di ricominciare a studiare?

È proprio vero che il vissuto delle situazioni inaspettate e complesse ha la capacità di forgiare le persone, specie le più sensibili.

Non si è più gli stessi di prima.

Io, nella fattispecie, non lo sono da un po’. 

Risento delle privazioni che giustamente ci vengono imposte scrupolosamente.

Non avverto un senso di dispiacere che riguarda solo me, ma incrocio gli sguardi di centinaia d’altra gente con gli occhi quasi spenti e mi domando, sistematicamente, che tipo di storia più o meno sofferta esista al di là di una mascherina chirurgica.

Francesco, intanto, sta sostando davanti il cancello della scuola, nell’attesa che l’insegnante di riferimento lo conduca all’interno della sua nuova classe.

Non riesce a contenere l’euforia che lo contraddistingue e comincia a domandare, ad una marea di ragazzini, se anche loro frequenteranno la prima F.

Poi si ricorda di non potersi avvicinare troppo agli altri e quasi si mortifica.

“Mamma, ti ricordi quando in terza elementare abbiamo cambiato classe? Ci siamo presi tutti per mano e siamo riusciti a raggiungerla insieme, cantando e sorridendo. Adesso non lo possiamo più fare.”

In quell’istante ho avvertito che avesse parecchia nostalgia di tempi e di circostanze che furono.

Finalmente una docente si affaccia con un po’ di timore sulla soglia del cancello, invitando tutti i ragazzini frequentanti la prima F a seguirla all’unanimità.

“Mamma, c’è tensione!”

” Non preoccuparti, amore mio, è tutto normale. Bisogna evitare categoricamente il contagio ed è giusto che procediate in sicurezza.”

“Mamma, me ne vado, ci vediamo dopo. Ti prometto che seguirò tutte le regole!”

La scuola ha un assoluto bisogno di discenti felici, sereni, desiderosi di apprendere, di crescere e di ricominciare.

“Ce la faremo”, sentii pronunciare ad un docente.

Sì, ce la faremo, ce la faremo tutti.

Francesco ha ultimato il suo primo giorno di scuola con animo felice, raggiante, assolutamente convinto del fatto d’aver compiuto un’ottima scelta.

“Mamma, erano tutti gentili, premurosi, la mia classe è bellissima!”

“Sono felice che sia tutto come avresti sperato tu, amore mio.”

Così è la vita, caro figlio. Questa è una delle sfide maggiormente ardue che l’umanità tutta dovrà affrontare con cautela e con massimo rigore.

Siamo solo esseri umani con due facce della stessa medaglia: da un lato si affaccia, talvolta, un timido coraggio che non sempre ci assiste in maniera sicura ed affidabile.

Dall’altra, un imperante sentimento di sconforto è sempre pronto a demolire quanto di positivo edifichiamo a gran fatica.

Indossa sempre la tua medaglia con orgoglio, in modo tale da mostrare con fierezza il suo lato migliore.

Ma ricorda di non provar mai vergogna innanzi alle debolezze: tu sei un guerriero, piccolo mio, ma anche un’anima intrisa di rarissima purezza.

IL PRIMO GIORNO

Hanno sogni
cuciti su un cuore delicato,
desideri immaturi
e semplici,
aspettative e timori…
loro non lo sanno,
ma conoscono ambizioni.

E gli specchi
riflettono immagini
di angeli castissimi,
solo bellezza,
nessun inganno ,
nessun dolore,
esclusivi sorrisi
incerti e sguardi
pieni di sonno.

Il primo giorno
si spalancano le porte
di una seconda casa,
quella del sapere,
del saper fare,
delle conquiste.

Ci sono macchie
di inchiostro che
non sporcano…
Insegnano.

(Ai nostri figli )

Lirica tratta dalla raccolta “Aliti inversi” di Maria Cristina Adragna

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Maria Cristina Adragna
Siciliana, nasco a Palermo e risiedo ad Alcamo. Nel 2002 conseguo la Maturità Classica e nel 2007 mi laureo in Psicologia presso l'Università di Palermo. Lavoro per diverso tempo presso centri per minori a rischio in qualità di componente dell'equipe psicopedagogica e sperimento l'insegnamento presso istituti di formazione per operatori di comunità. Da sempre mi dedico alla scrittura, imprescindibile esigenza di tutta una vita. Nel 2018 pubblico la mia prima raccolta di liriche dal titolo "Aliti inversi" e nel 2019 offro un contributo all'interno del volume "Donna sacra di Sicilia", con una poesia dal titolo "La Baronessa di Carini" e un articolo, scritti interamente in lingua siciliana. Amo anche la recitazione. Mi piace definire la poesia come "summa imprescindibile ed inscindibile di vissuti significativi e di emozioni graffianti, scaturente da un processo di attenta ricerca e di introspezione". Sono Socia di Accademia Edizioni ed Eventi e Blogger di SCREPmagazine.

1 COMMENT

  1. Cultura dell’attualità che non teme rumori e rilascia con sapiente informazione la capacità di riportare l’arcobaleno del quotidiano sociale e personale:complimenti per il taglio e l’aderenza del testo.La riflessione inopinabile è la considerazione pure filosofica sul cambiamento che si impone non privo di accenti e di momenti,che cominciano ad essere una diversa dimensione della vita : tutti cominciamo a percorrrere la vicinanza umana e pure
    l’esempio educativo.

    Claudio Germano Bonanno

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