Il Cammino, Santiago de Comportela…
La speranza nel premio è sollievo nella fatica.
Questo mi ripeteva la mia maestra delle elementari ed io oggi me lo ripeto sempre quando mi accingo a compiere qualsiasi impresa della mia esistenza.
Se non ci fosse un’aspettativa in ciò realizziamo, tutte le nostre azioni non avrebbero senso, soprattutto quando il premio non è materiale, bensì morale-spirituale.
Cosa spinge migliaia di persone a recarsi in pellegrinaggio presso i luoghi di culto?
Qual è la molla che scatta all’interno di un individuo e lo porta a sopportare grandi sforzi pur di raggiungere la meta prefissata?
Ci siamo mai chiesti perchè una persona dovrebbe mettersi a camminare per centinaia di chilometri lontano da casa, con un pesante zaino sulle spalle, dormendo in ostelli e posti di fortuna?
Non è facile spiegarlo.
C’è qualcosa che si sente interiormente, che ti fa decidere e ti spinge a partire.
Senza dubbio c’è un senso di sfida, a te stesso, alle tue capacità psicologiche ed anche fisiche.
Da questo punto di vista si dice che è la testa più che la gamba che ti porta a Compostela.
Può essere una sfida alla pigrizia, alle sicurezze facili, alla quotidianità rassicurante.
Il cammino lo fanno i pellegrini. Frase che a prima vista è banale.
È chiaro che il cammino viene fatto dai pellegrini, ma il suo significato è più profondo.
È infatti l’animo e lo spirito con cui le persone si avvicinano al pellegrinaggio e con il quale lo vivono che rende questa esperienza unica.
Si parla di amicizie e amori nati lungo il cammino.
Nonostante si possa decidere di andarci da soli, non ci si sentirà mai abbandonati a meno che quella non sia la propria volontà. Ci sarà sempre qualcuno disponibile ad aiutarvi, a parlarvi, a raccontarvi qualcosa.
Anche nella mia famiglia c’è stato chi si è cimentato nell’impresa, nel cammino verso Santiago. Il 23 aprile di un anno fa, le mie sorelle Maria e Patrizia, sono arrivate, dopo gli ultimi 120 km compiuti a piedi, davanti al Santuario…
Strana esperienza per due donne molto razionali come loro (l’una insegnante di matematica e l’altra architetto), eppure hanno voluto percorrere il cammino verso Santiago, documentato da decine di foto del viaggio.
Quando si parla di Santiago di Compostela quasi tutti collegano immediatamente il nome con il Cammino di Santiago, alla tomba dell’Apostolo Giacomo.
Il vero pellegrino di San Giacomo percorre a piedi l’intera strada che porta fino al Santuario.
Posta quasi ai confini del continente, la tomba dell’apostolo Giacomo ha da sempre attratto fedeli da tutta Europa.
Oggi anche tutto questo si è fermato per colpa del virus anche se documentari, depliant, siti internet, continuano a diffondere l’immagine intatta di un luogo dal fascino quasi magico.
Ed è soprattutto ciò che richiama ed attira le folle. Santiago non è un Santuario terapeutico, non vi si recano malati in cerca di miracolose guarigioni… è un viaggio da fare per spirito di avventura, per ammirare i monumenti romanici e gotici e per ritrovare e godere gli splendidi paesaggi della natura e nel nostro intimo…anche sacri… percè no.
Rodolfo Bagnato