Il bisogno di qualcosa

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Sul finire del ‘700, un giovane studioso che ha concluso da poco intensi studi universitari di teologia e filosofia, inizia ad interrogarsi sull’importanza della religione, considerata non solo per gli aspetti teologici ma anche per il valore sociale e storico che il giovane filosofo le riconosce.

Il filosofo in questione è Georg Wilhelm Friedrich Hegel (1770 – 1831). In una serie di scritti raccolti sotto il titolo di Scritti teologici giovanili, mostra di essere molto interessato al mondo storico dell’uomo con i suoi problemi politici, economici, etici che inizialmente cercherà di interpretare con la religione mentre premono sulla sua riflessione le idee razionalistiche dell’illuminismo e il criticismo della filosofia kantiana.

Il periodo in cui Hegel vive è un periodo pieno di importanti rivolgimenti storici. Nel 1789 quando ha solo diciannove anni scoppia la rivoluzione francese che porterà con sé la morte del re, la dittatura di Robespierre e l’ascesa di Napoleone Bonaparte.

Di fronte a questi avvenimenti egli pensa che in Germania la presenza della filosofia kantiana che identifica moralità e libertà costituisca un terreno fertile per la nascita e il compimento di radicali trasformazioni politiche.

Il giovane Hegel crede anche che la religione possa chiarire aspetti del mondo nuovo in arrivo perché il sentimento morale che ogni religione porta con sé informa di sé il popolo che la segue, ne orienta le idee, le scelte di vita, l’organizzazione civile e sociale.

In questo periodo, quando pensa al futuro, vagheggia un ritorno al mondo greco dove il sentimento religioso si legava armoniosamente alla vita comune, il divino era nell’uomo; con l’avvento del Cristianesimo, il divino si separa dall’uomo che si scopre in tutta la sua solitudine e fragilità.

Hegel nota che la separazione tra uomo (finito) e Dio (infinito) è presente anche nella filosofia del tempo che si presenta come una serie di contrapposizioni: sensibile e razionale, individuo e società, finito e infinito, mondo com’è e mondo come deve essere.

Questa consapevolezza e la convinzione che la religione non possa conciliare gli opposti fa nascere il <<bisogno della filosofia>> che nasce: <<Quando la potenza dell’unificazione scompare dalla vita degli uomini, e le opposizioni hanno perduto il loro rapporto vivente>>.

Il << bisogno di filosofia>> di Hegel è anche legato al fatto che sente di vivere in un’epoca di profonde trasformazioni come scrive nella Fenomenologia dello spirito, l’opera che segna il definitivo passaggio alla filosofia.

<< Non è difficile vedere che la nostra età è un’età di gestazione e di trapasso ad una nuova èra; lo spirito ha rotto i ponti con il mondo del suo esserci e rappresentare, durato fino ad oggi; esso sta per calare tutto ciò nel passato e versa in un travagliato periodo di trasformazione>>.

Quando Hegel scrive queste parole, si è nel 1807, Jena, la città in cui vive, è occupata dall’esercito napoleonico, è un difficile momento per la Germania, solo la filosofia riuscirà a leggere questo tempo e interpretarlo, solo la filosofia potrà contribuire a far nascere un mondo nuovo che prenda coscienza di sé e del suo significato all’interno della storia universale.

Negli anni successivi, la forza razionale offerta dalla filosofia spingerà Hegel alla composizione di un maestoso sistema filosofico in cui ogni aspetto della realtà e del pensiero avrà un posto preciso e, dal suo punto di vista, definitivo.

Il bisogno di filosofia avvertito da Hegel per spiegare il mondo e la storia, mi fa pensare che anche noi che non aspiriamo a capire tutto, a volte vorremmo capire di più per sentirci più sicuri nel nostro essere, per quanto piccoli e insignificanti.

Quante volte sentiamo il bisogno di una parola che ci consoli e che non arriva, quante volte vorremmo avere gli strumenti adeguati per risolvere un problema e non li troviamo, quante volte, senza pretendere di comprendere e interpretare il mondo vorremmo solo capire un po’ di più ciò che ci circonda.

Siamo sempre alla ricerca di senso e di risposte, la filosofia, soprattutto quella ottocentesca, era caratterizzata da una visione ottimistica; insoddisfazione, insuccesso, tutto era superato in una visione progressista della storia.

Oggi non è più così, l’ottimismo è perso, dominano malcontento, ignoranza che si manifesta con arrogante stupidità, troppo spesso la domanda di senso rimane senza risposta o il senso della risposta è insensato. Non si dà più valore alle parole che qualcuno definì pietre e che oggi non sono intese da tutti allo stesso modo.

Lo pensavo giorni fa quando una biondina candidata alle elezioni disse che il governo di Orban, primo ministro ungherese, è democratico. Se è democratico chi limita la libertà di espressione, di stampa e la libertà individuale, chi non vuole stranieri nella propria nazione, allora è una democrazia che non mi piace.

Non piacerà nemmeno ai tanti che oggi sono pronti a salire sul carro dei vincitori. Si risveglieranno con una brutta sorpresa, se accadrà quanto loro si augurano e quanto io temo perché una democrazia come quella ungherese non la vorrei.

Abbiamo bisogno di meglio. Abbiamo bisogno della libertà amata e duramente conquistata, non dobbiamo tornare indietro.

Questo chiediamo sempre, rimarremo in attesa di risposte.

Gabriella Colistra

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

3 COMMENTS

  1. Grazie Gabriella per l’ analisi del pensiero di Hegel, di cui hai colto l’ essenziale, quello che può ancora può essere elemento di discussione nel nostro tempo così travagliato.

  2. Grazie a te, Augusto! La filosofia ha questo pregio: poter essere significativa in ogni situazione della nostra vita. Tra le tante risposte che offre ce ne sarà qualcuna che possa aiutare. Un caro saluto, Gabriella

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