Poco più di ventiquattro ore fa siamo stati tristemente catapultati nell’assunzione di una triste consapevolezza: uno straordinario percorso artistico terreno si è concluso.
Ma tutto quello che ben si sposa con i dati tangibili e meramente concreti, nulla ha a che vedere con il concetto di eternità.
L’arte, nel corso dei secoli, ha sempre donato un paio d’ali a chi ha desiderato ascendere incontro a sentieri d’altrove.
Il processo di complessa alienazione dagli umani condizionamenti si configura come un atto che riguarda esclusivamente coloro i quali riescono a percepire i messaggi di un animo che bisbiglia.
Franco Battiato elargiva amabili carezze attraverso la potenza comunicativa delle sue parole, facendo ricorso a delle sonorità particolarmente ricercate, interessanti e desuete.
Non è definibile tramite il riferimento sommario al temine “cantante” poiché, la sua personalità versatile e senz’altro caratterizzata da rarissime policromie interattive, consente di poterlo annoverare nella cerchia dei “poeti della canzone”.
Schivo dispensatore di liriche musicate, apparentemente distaccato dal comune modo di fare spettacolo, raffinatissimo interprete ed artista lungimirante.
Ebbe lo sguardo costantemente proiettato verso altre dimensioni, un’anima tendente al volto tenebroso del senziente, fu detentore di modalità di espressione che lo resero imparagonabile a chicchessia.
Franco Battiato conosceva molto bene la meta ed il senso profondo del viaggio, quello che ciascun “servitore dell’arte” compie a partire dall’analisi meticolosa del sè, quello che si protrae nel corso dell’intera esistenza e che non si esaurisce con l’ovvia fine delle scoperte terrene.
Un vero artista firma una sorta di contratto a tempo indeterminato con la bellezza cosmica, accettando il dolore scaturente dalla sua spiccata e non comune sensibilità.
E riconosce ad oltranza, nella necessaria dedizione all’universo delle emozioni, un’imprescindibile priorità che non arretra.
Franco Battiato: un affascinate filosofo del nostro tempo, un coltissimo esploratore della molteplicità dei fenomeni, un validissimo rimedio contro la pochezza del superficiale.
Lo immagino in compagnia della sua ben nota compostezza, mentre si accinge a percorrere quel breve tragitto che lo condurrà dall’altra parte dell’arcobaleno, intento a sorvolare la terra e a ricercare la luce maestra del Regno di Dio.
“Franco, sono riuscita ad individuare un interessante aspetto che ci accomuna. Entrambi conosciamo bene il profumo del vento di Sicilia. E chi ha il privilegio di respirare questo vento ha i polmoni assetati di rivalsa, di fuga costante, di impellenti ritorni. Chi ha il privilegio di respirare questo vento se ne sta in piena solitudine a guardare l’acqua salata. E non lo chiama mare…
Lo chiama immenso”…
Arrivederci…
… FRANCO
Possa tu accogliere
preci terrene,
rantoli amari
e pensieri opalescenti.
Le stelle cadenti
si fanno carezze,
galattici scorci
intercettano il desìo.
Magnifico è Dio,
somiglia a una fonte
e per troppa sete
hai offerto le labbra,
chi plana sull’arte
non abbia paura,
poiché essa è vita,
l’eterno…”La cura.”
Maria Cristina Adragna
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