È da qualche decennio che mi chiedo perché mi piacciono i film apocalittici.
Per me è iniziato tutto dopo aver visto un film negli anni Ottanta: The day after. Rimasi sconvolta, ma allo stesso tempo fui ammaliata dal film che prospettava uno scenario apocalittico.
Dopo The day after, uscirono Armageddon e Deep Impact, che andarono benissimo e aprirono una nuova ondata di film sul genere di estinzione di massa.Tra la fine degli anni Novanta e gli anni Duemila al cinema sono state distrutte molte volte la Torre Eiffel, l’Empire State Building, Piazza San Pietro, il Colosseo, la Statua della Libertà e altri importanti luoghi.
Dopo l’11 settembre 2001 i film catastrofici hanno avuto diversi problemi. Il crollo delle Torri gemelle di New York ricordava certe scene di certi film anche perché in alcune pellicole, si vedevano aerei che si schiantavano sul Campidoglio americano.
Poi dopo alcuni anni tutto tornò come prima, la distruzione del mondo continua a piacere agli spettatori, gli effetti speciali si migliorano e la rendono sempre più imponente. L’unico problema è che ogni nuovo film deve fare le cose più grosse, devono sorprendere sempre più lo spettatore.
Sono decine i film del filone catastrofico che ho visto, anzi in tivvù c’è un canale, Cielo dove il mercoledì trasmettono film su questo argomento.
Al cinema l’ultimo che ho visto è Don’t look up. In Don’t Look Up, la studentessa di astronomia Kate Dibiasky, e l’astronomo nonché professore Randall Mindy, un Leonardo Di Caprio invecchiato ma sempre bello e affascinante, fanno una scoperta a dir poco sconvolgente. C’è una cometa, ancora non identificata che colpirà la Terra in circa sei mesi, distruggendo il pianeta ed estinguendo la razza umana.
Dopo un momento di sorpresa totale, i due decidono di recarsi dal presidente degli Stati Uniti, Janie Orlean (Maryl Streep), la quale decide di non prenderli sul serio e di continuare a pensare alla sua campagna politica.
Provano quindi a diffondere la drammatica notizia attraverso un noto programma televisivo, e da quel momento inizia la loro scalata nei social media, i quali saranno uno degli elementi centrali della pellicola. Non si riuscirà a salvare la terra, infatti la scena finale è drammatica e resta impressa in chi la vede.
Il film è una denuncia ad una società che chiude gli occhi davanti a un’imminente catastrofe globale.
È una denuncia dell’immobilismo di fronte al cambiamento climatico che è in atto e allo sfruttamento delle risorse umane. C’è una generazione di uomini e di donne che sono consapevoli del destino verso il quale si stanno dirigendo, l’incuria per una Terra che sta sprecando le sue risorse.
Angela Amendola
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