Niente falò in spiaggia per Ferragosto 2021!
Sono già tante le ordinanze comunali che vietano di recarsi in riva al mare la notte di domenica, da Nord a Sud, da San Felice Circeo ad Agrigento.
Tutto per scongiurare il rischio che si creino pericolosi assembramenti e che i contagi continuino a salire.
Le Forze dell’Ordine saranno impegnate nei controlli sia nelle località di mare che nelle grandi città.
Saranno impiegati pure droni.
Ed in Sicilia, in testa per il numero più alto di nuovi casi, tornano anche le mascherine all’aperto e scatta anche il divieto di accesso negli uffici pubblici se si è privi di Green Pass. E ancora obbligo di tampone per partecipare a cerimonie se non si è completato il ciclo.
Molte le processioni cancellate: sarà una festa dell’Assunta un po’ diversa.
Processioni dell’Assunta rinviate al prossimo anno a Modena ed in molti Comuni della Campania.
L’Arcidiocesi di Spoleto-Norcia, per esempio, ha stabilito che “a causa delle limitazioni che caratterizzano lo stato di emergenza nazionale causato dalla pandemia da Covid-19 non si terrà, per il secondo anno consecutivo, la tradizionale processione con la Santissima Icone dalla Basilica di San Gregorio a quellaCcattedrale“.
Ma se questo Ferragosto 2021 sarà senza falò in riva al mare, senza feste per le vie del Centro con tanto di fuochi pirotecnici e senza processioni, di certo “continua ad essere ricco di incendi”!
La NASA ha di recente diffuso la mappa generata dai dati del sensore Modis operativo a bordo del satellite Terra, delle aree che bruciano nel Mondo intero.
Nella mappa i punti rossi indicano i luoghi in cui ci sono alte temperature e sono in corso incendi.
Si può così vedere che ad essere colpiti sono gran parte del Nord e del Sud America e la zona centro-meridionale dell’Africa, in particolare Zambia, Angola, Malawi e Madagascar. Nella Repubblica democratica del Congo lo strato di fumo è così spesso che molte aree sono completamente oscurate.
Ad ardere ci sono anche la penisola arabica, la costa mediterranea, l’Europa nord-orientale, mentre in Asia a bruciare sono le coste dell’India, la Siberia, nonchè Cina, Malesia e Indonesia.
Dalla Grecia, Turchia e Italia alla California, dall’Australia alla Siberia, l’Amazzonia e l’Africa, il mondo sta bruciando!
In molti casi, anche se non è possibile determinare dal satellite come sia partito l’incendio ma la diffusione, la posizione e il momento dell’anno suggeriscono che i roghi siano dolosi e siano stati appiccati per scopi agricoli.
Anche l’Italia brucia e fa fatica a uscire dalla morsa dei roghi, complici anche il clima torrido e il vento.
Dal 15 giugno sono stati 48mila gli interventi di soccorso, 20mila in più rispetto allo stesso periodo del 2020.
Favoriti anche dal clima torrido e dal vento, gli incendi nel Sud Italia hanno provocato anche tre morti fra Calabria e Sicilia.
L’allerta resta massima in tutta la Penisola, perché il fuoco non sta assediando solo le Regioni del Sud. Vicino a Roma, i roghi hanno reso necessaria l’evacuazione di 25 famiglie. Nel tardo pomeriggio di ieri, a fuoco decine di ettari di bassa macchia mediterranea in Salento, a Tivoli, vicino Roma, le fiamme sono arrivate a lambire le case, rendendo necessaria l’evacuazione di 25 famiglie. A fuoco anche una delle coste più suggestive tra Otranto e Santa Cesarea Terme.
Quest’anno in Italia gli incendi sono quasi raddoppiati rispetto all’anno scorso è la Sicilia è in testa alla spiacevole classifica rispetto alle altre regioni (seconda la Puglia, terza la Calabria).
Dal 15 giugno, i vigili del fuoco hanno effettuato 48.656, oltre 20 mila in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (quando furono 28.160). Per ritrovare numeri simili bisogna tornare al 2017, quando gli interventi fino all’11 agosto furono 50.004.
Rispetto allo scorso anno, inoltre, sono più che raddoppiati anche gli interventi dei canadair – 879 contro 359 – e le ore di volo della flotta aerea dello Stato: 3.975 quest’anno, 1.820 nel 2020. Nel 2017, invece, gli interventi dei velivoli furono 1.377 e le ore di volo 6.155.
Ma come mai l’Italia brucia? Scoperto un piromane…
Gli esperti, davanti a questi fenomeni, attribuiscono spesso l’origine del rogo a un atto doloso che, complice vento e alte temperature, scatena un vero e proprio inferno.
Succede così che a Montesarchio, nella provincia di Benevento, un allevatore viene arrestato dai Carabinieri con l’accusa di incendio doloso. L’uomo è stato individuato grazie alle telecamere nascoste che lo hanno ripreso in azione mentre appiccava il fuoco. Il 50enne è stato individuato mentre tentava di nascondersi, in una zona a valle dell’incendio. L’uomo rischia una condanna tra i 4 e i 10 anni di reclusione per incendio doloso. Il rogo appiccato ha interessato circa due ettari di vegetazione ed è stato domato a fatica, dopo alcune ore.
Ma chi sono i piromani?
Oltre il 40 per cento degli incendi italiani sono colposi: c’è chi brucia qualcosa e perde il controllo delle fiamme, chi non spegne bene la griglia, chi getta la sigaretta accesa fra le sterpaglie.
Del restante 60 per cento una minima parte è conducibile a patologie psichiche, il grosso a un incredibile mix di ripicche, liti di vicinato, teppismo e piccole vendette che diventano enormi inferni.
È quanto si evince da una approfondita indagine del Corpo Forestale dello Stato su incarico del Governo. L’indagine ha riguardato l’intero territorio nazionale ed è stata effettuata dal Servizio Antincendio del CFS con la collaborazione degli Uffici Forestali nelle Regioni a statuto ordinario e dei Servizi Antincendio delle Regioni e Province Autonome. Si sono considerate cinque categorie di cause: naturali, accidentali, colpose, dolose e dubbie, che sono state disaggregate in un ventaglio di motivazioni in relazione ai profili sociali, economici e produttivi delle diverse realtà territoriali.
Cause colpose: Gli incendi colposi, o involontari, sono provocati da comportamenti umani non finalizzati alla specifica volontà di arrecare il danno. Tali incendi si originano quando si opera con negligenza, imprudenza o imperizia, spesso in violazione di norme e regolamenti.
Cause dolose alle quali si attribuisce circa il 60% degli incendi.
Esse sono riconducibili alla deliberata volontà di appiccare il fuoco per recare danno all’ambiente e alle cose. Dai dati rilevati si evidenzia come il fattore doloso sia la causa preponderante degli incendi boschivi sul territorio nazionale L’uomo usa i boschi spesso senza la necessaria prudenza e talvolta con volontà di vendette trasversali, di provocazioni mirate o di distruzioni spettacolari.
Altre cause di incendio, connaturate all’origine dolosa, si verificano nella previsione errata che le aree boscate distrutte dal fuoco possano essere utilizzate successivamente a vantaggio di interessi privati o a beneficio della maggiore coltivazione agraria.
L’Unione Europea, con il ben noto motto chi inquina paga vuole affermare che i responsabili di un danno ambientale hanno l’obbligo di ripristinare (di tasca propria) le condizioni precedenti all’evento. Già solo considerando un danno circoscritto (come ad esempio una discarica abusiva o uno scarico non regolare in un corso d’acqua) è difficile riuscire a definire quanto denaro sia necessario per bonificare quel determinato ecosistema, figuriamoci di fronte a ettari di foreste distrutte da un violento incendio!
Ciò ancor più perché il valore di un bosco non è legato solo al valore materiale delle piante che lo compongono o della terra su cui radicano, ma è caratterizzato da una serie di benefici che il bosco stesso dona anche a coloro che non lo possiedono. Il bosco ha una comprovata funzione di protezione dai cambiamenti climatici, di stabilizzazione dei versanti e una più preziosa funzione naturalistica (con la conservazione di essenze rare o in via di estinzione). Inoltre, non bisogna dimenticare che, per le comunità locali, è fondamentale la sua funzione di attrazione turistica e infine il suo indiscutibile valore paesaggistico.
Per capire quali fattori siano importanti per la stima del danno ambientale a seguito d’incendio, l’arresto del piromane di Montesarchio mi ha fatto ricordare che 7 anni prima divampava uno degli incendi più devastanti che abbia mai coinvolto il nostro Paese.
In poche ore un incendio di proporzioni gigantesche distrusse centinaia di ettari di bosco a ridosso della preziosissima foresta umbra, minacciando i centri abitati. Migliaia di persone furono evacuate e per alcuni l’unica via di fuga fu il mare; le fiamme, originate in un oliveto, si sarebbero propagate fino a un deposito di bombole di gas che alla fine esplose.
Mi sono incuriosito e ho iniziato le mie ricerche; volevo sapere quali interventi fossero stati messi in atto per ripristinare quel territorio devastato. La mia sorpresa è stata grande quando ho avuto la conferma che, tralasciando alcuni minimi rimboschimenti effettuati in prossimità di strade e ospedali nella parte più interna del promontorio, nessun intervento era stato realizzato per la fascia costiera.
Nonostante questo, la natura si è riappropriata dei suoi spazi e l’ha fatto anche meglio di prima… ma ci ha impiegato circa 10 lungi anni…10 anni di paesaggio, di aria, di ossigeno, di animali…rubati al bene comune, al Mondo, ai nostri ragazzi e siccome non siamo ancora in grado di quantificare il valore complessivo dei beni perduti in questi 10 anni e, di certo, non possiamo affidarci alle seppur potenti, capacità di rigenerazione della natura, la nostra arma più efficace è, e rimarrà per molto ancora, la prevenzione e la “punizione intelligente” dei piromani.
Non il carcere ozioso ma condannati a ripulire, piantare, potare, zappare…quel bene immenso che hanno distrutto…e Buon Ferragosto 2021 nel ricordo delle vittine del crollo di Ponte Morandi a Genova…oggi tre anni fa ore 11 e 36…
Pino De Nicola
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