In quest’era particolare corriamo il rischio di cadere in dormiveglia e non renderci conto se il nostro io è desto o addormentato, con l’aggravante che diventi ipnotico, si perché il rischio è che questa faccia scegliere ad un altro per noi.
È come essere persi, non siamo del tutto consapevoli di ciò che ci circonda come automi.
Riporto di seguito una storiella che racconta di un gruppo di persone a bordo di una zattera, ormai esausti e disidratati, che rischiavano di morire di sete, non immaginando minimamente che l’acqua da cui erano trasportati era acqua dolce.
Così la soluzione è a portata di mano, ma non lo si sa.
Un po’ come assistere ad un numero di magia: il mago ipnotizza qualcuno e gli fa vedere cose che non ci sono e non gli fa vedere ciò che c’è.
Vogliamo davvero vivere in questo stato?
Preferiamo essere svegli e consapevoli, o no?
O preferiamo non guardare, altrimenti si perde il controllo del castello di carte, che abbiamo costruito e siamo per lo più impegnati a non farlo cadere con un semplice soffio di vento?
Se così fosse, la prima cosa che ci necessita per il cambiamento è la disponibilità ad imparare qualcosa di nuovo, questo ci consentirà di riappropriarci del nostro stato di veglia e la curiosità e la necessità di ricercare e accettare la verità, senza fuggire.
Si perché le novità, le cose sconosciute innescano paura, ma di cosa poi! Se non approfondiamo e conosciamo non possiamo neanche saperlo.
Forse è più logico dire che abbiamo paura di perdere le false sicurezze che ci siamo costruite nel tempo: il nostro castello di carte; imparare ad ascoltare e osservare.
L’ipnosi del nostro dormiveglia è determinato dal condizionamento, dal continuo programmare ogni piccolo dettaglio, dall’essere convinti che tutto parte dal proprio punto di vista.
Ma la vita è un dono prezioso che va vissuta come una splendida avventura, da vivere consapevolmente svegli.
di Simona Trunzo
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