Chicchi di libertà

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C’era una volta un viale lungo lungo, con tanti alberi sui due lati da dove si poteva vedere il mare e, nelle giornate più limpide, appariva lo Stromboli con le nuvole in cima.

Le auto però, sfrecciavano quasi ignorando il bellissimo panorama.

Sull’albero più bello di questo viale, viveva un pettirosso che quasi non si allontanava mai dal suo nido, dove si sentiva protetto dal logorìo della città.

Troppi rumori, troppi motori, troppa gente e tutto questo lo impauriva.

Appollaiato sui rami, coperto dalle foglie verdi e brillanti, cinguettava bellissime melodie.

Un bel giorno, vide sull’albero di fronte al suo, una canarina spaventata e decise di fare una chiacchierata con lei.

Non aveva mai visto un uccellino tutto giallo, così, incuriosito, saltando di ramo in ramo, le si avvicinò: “Ciao, io sono Pettirosso e vivo su quell’albero, tu come ti chiami?” “Io sono una canarina…” Rispose altezzosa: “Mi chiamo Terry e vivo in uno di quei palazzoni alti!” “E cosa ci fai qui?” Chiese il pettirosso: “E poi, come mai hai due nomi?” “Ho due nomi perché la mia padrona ha deciso così!” “Padrona? Cos’è una padrona?” “È una persona che si occupa di me, mi dà il cibo che mi occorre, mi tiene al caldo e tiene la mia gabbietta sempre pulita!” “Chi sono le persone? Forse quegli strani esseri che fanno rumore e camminano su due zampe ma non hanno le ali?” “Sì, esattamente!” “Quindi tu vivi in una gabbia? Non ti annoi?” “Qualche volta sì ma in compenso, ho tutto quello di cui ho bisogno, mi sento amata!” “Amata in una gabbia? Chi ti ama non dovrebbe tenerti in gabbia…” “Ma cosa vuoi saperne tu che vivi come un selvaggio? Senti come profumano le mie piume, mentre tu puzzi e sono pronta a scommettere che hai anche le pulci!” “Può darsi ma in compenso sono libero di andare dove mi pare e quando mi pare… insomma faccio quello che voglio!”

La canarina, non sapendo cosa rispondere, stette in silenzio a riflettere e il pettirosso, approfittando del suo silenzio, rifece la prima domanda, quella a cui non aveva ottenuto risposta: “Non mi hai detto cosa ci fai qui!” “Già, è vero…” Rispose mestamente la canarina: “Poco fa, mentre la mia padrona stava ripulendo la mia gabbia, si è aperto lo sportellino ed io sono volata fuori, attraverso la finestra aperta. Volevo esplorare il mondo e provare a vedere come si sta sopra ad un albero vero. Solo che adesso sono preoccupata, sicuramente la mia padrona sarà disperata, perché teme che io sia in pericolo.” “Torna da lei, allora!” “Vorrei ma io non so volare bene come te, è stato molto faticoso per me arrivare fino a qui.” “Capisco, se vuoi ti ci porto io.” Si offrì il pettirosso. “E come?” “Mi salti in groppa ed io volerò per te, fino alla finestra da cui sei uscita!” “Non ricordo quale sia la finestra…” “Questo è un bel problema, ci sono centinaia di finestre e non ce la farei a girarle tutte con te sulla schiena!”

La canarina, iniziò a piangere e il pettirosso, la cinse con un’ala per consolarla, ma lei si scostò: “Ehi, ma come puzzi!”.

Il pettirosso offeso, si ritrasse: “Se non ti sto bene, me ne torno nel mio nido, tu fai un po’ come ti pare, ti saluto!” E volò via, lasciando l’altezzosa canarina tutta sola. Venne la sera e la canarina, sempre più impaurita, non sapeva cosa fare ma non aveva voglia di chiedere scusa al pettirosso, che invece si era ritirato nel suo nido a dormire.

Al sorgere del sole, sbadigliando, il pettirosso uscì dal nido, si stiracchiò le ali e cercando di non farsi notare, gettò lo sguardo sul ramo, dove il giorno prima aveva lasciato la canarina. Non la vide, guardò meglio ma non c’era! ”Dove sarà finita?” Si chiese, mentre un vermetto imprudente, passava proprio sotto il suo becco.

Lui lo prese e lo ingoiò e poi, decise di fare un giro di ricognizione, giusto per sgranchirsi le ali. Guardò in basso e vide una macchia gialla, decise di avvicinarsi.. era ciò che temeva: la canarina giaceva sul terreno, poggiata sulla schiena e con le zampette per aria.

Era morta di paura!

Il pettirosso, quasi si sentiva in colpa ma in fondo, lui si era offerto di aiutarla a tornare nella sua gabbia. Abituata ad essere accudita in tutto e per tutto, non aveva resistito ad una notte fuori casa.

Ci vuole coraggio ad essere liberi e questo, il pettirosso lo sapeva molto bene. Non potendo più fare niente per lei, se ne tornò sul suo ramo ad ammirare il mare e lo Stromboli!

Clicca il link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

Il capitano

 

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