Una domenica mattina mi sono recata in Chiesa per partecipare alla Santa Messa.
Seduto all’ultimo banco della navata laterale della Chiesa c’era un signore che, per tutta la durata della celebrazione, è rimasto inginocchiato, assorto in preghiera.
Inizialmente, non l’ho riconosciuto.
In seguito, quando si è girato con la testa per condividere con l’assemblea lo scambio della pace, i nostri occhi si sono incontrati e lui mi ha salutato con la solita riverenza.
Sì, perché lo conoscevo di vista e di lui ricordavo le buone maniere.
Era una persona garbata, gentile, elegante, molto curata che, quando mi incontrava per strada, si toglieva il cappello e inchinava il capo.
Questo uomo, tempo fa, ha attraversato un periodo molto difficile che gli ha stravolto la vita.
Aveva tutto, ora non si ritrova più nulla.
Allora, finita la messa, mentre mi avviavo verso l’uscita, mi si è avvicinato per chiedermi se lo avessi riconosciuto.
In quel momento sono stata attraversata da tanti pensieri negativi, pensando alle vicende tristi che lo riguardavano e, prima di rispondergli, mi sono detta:<< Chi sei tu per giudicare questo uomo?>>.
Immediatamente, non mi sono lasciata vincere da questi pensieri e, sorridendo, gli ho risposto:<< Certo che l’ho riconosciuta>>.
Ad un certo punto, senza che io gli chiedessi nulla, lui mi ha detto: << Sono ritornato in chiesa dopo una lunga assenza perché ho capito che, se volevo ritrovare me stesso, dovevo prima ritrovare Dio. Ero lontano da Lui ed è stato facile cadere tra le grinfie di Satana. Questo è un momento particolarmente delicato perché ho perso tante cose a me care per colpa mia. Fondamentalmente, sto così male perché mi sento povero di verità >>.
Sono rimasta per un attimo senza parole. Aveva detto bene.
Quanto conta Dio nella nostra vita?
Quanto può costarci la sua lontananza?
Se manca Dio nella nostra vita, se camminiamo lungo una strada che ci porta lontano dalla Sua, siamo poveri di verità, di quella verità che può salvarci e redimere dal peccato.
Allora io gli ho detto che tutti torniamo nella casa del Padre perché l’incontro con Dio è sempre un momento illuminante.
Ciascuno di noi porta con sé il peso delle proprie croci, l’affanno dei propri dolori, il grigiore delle notti buie che mettono a dura prova l’autenticità della fede.
Ma non dobbiamo mai dimenticare che la nostra è, però, una fede di speranza.
Dobbiamo sempre cercare la luce in fondo al tunnel.
E questa luce è la forza della preghiera, è quella provvidenza divina che soccorre e sostiene, quella misericordia che asciuga le nostre lacrime e concede ristoro alla nostra anima.
Era visibilmente commosso per le mie parole perché i suoi occhi erano lucidi, tremava la sua voce, rotta dall’emozione, quando mi sussurrava:<< Grazie, grazie >>.
Forse avrebbe voluto aprirsi a me e raccontare il suo disagio, i giorni infernali che aveva vissuto, le umiliazioni subite ed io avrei voluto abbracciarlo per esprimere la mia solidarietà.
Deve essere tremendo sentirsi soli con un pesante fardello da sopportare.
Il mio rammarico è di non aver potuto salutarlo con una stretta di mano.
Ma lui, mentre si allontanava da me, ad un certo punto si è girato e mi ha regalato un sorriso con gli occhi.
Io mi sono fermata per un istante nei suoi occhi. C’era una nuova luce.
Questo è il miracolo della fede.
Dopo avermi salutato con la solita riverenza, mi ha detto:
<< Signora, grazie per la sua sensibilità. Non conosco il suo nome, ma mi piace il suo cuore >>.
Ed io ho risposto:<< A me piaceva già prima il suo cuore, ma ora mi piace ancora di più >>.
“Quando vogliamo verificare se il nostro essere cristiani è secondo il Vangelo, dobbiamo guardare al Crocifisso e alle sue direzioni: quella verticale orientata a Dio e quella orizzontale che abbraccia il prossimo in un unico amore“.
Così, prima di andare via, ho ringraziato Iddio per aver illuminato la mia fede e, mentre mi avviavo verso casa, ho avvertito una grande serenità interiore.
Piera Messinese
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