Il nostro “a tu per tu con…” di oggi? Con Corrado Simone Binetti, docente di Matematica presso l’Istituto Alberghiero di Molfetta.
Binetti nasce a Terlizzi e vive a Bisceglie e dal 2004 sperimenta, nelle sue classi, percorsi didattici tesi a potenziare la motivazione per la matematica, considerata a volte un vero tormento.
Da alcuni anni con articoli e percorsi di formazione rivolti ai docenti collabora con la Mathesis nazionale, sezione di Bari, di cui da questa primavera è Vicepresidente, dopo esserne stato Presidente.
Ha al suo attivo numerosi contributi su riviste scientifiche e divulgative, nazionali e locali.
Cos’è Mathesis?
Mathesis è un’associazione nazionale fondata nel 1895 che, come recita l’articolo 1 del suo statuto, ha come “scopo precipuo la valorizzazione ed il progresso dell’insegnamento della matematica e, più in generale, dell’insegnamento scientifico”.
Fiore – Buongiorno, caro Corrado, e grazie per avermi concesso parte del tuo tempo per rispondere alle mie domande. Per rompere il ghiaccio e prima di addentrarci all’esame del tuo “Matematica & Cucina. Formule e ricette in Puglia” in libreria dal 9 dicembre, posso rivolgerti qualche domanda extra libro?
Binetti – Assolutamente sì!
Fiore – Come nasce la tua passione per la matematica?
Binetti – La mia passione per la matematica nasce tra i banchi di scuola. Sono arrivato alla decisione di studiare matematica con grande entusiasmo ed emulazione nei confronti di mia madre, già docente di Matematica, andando comunque contro le sue aspettative per le difficoltà insite nel corso di studi a discapito degli stipendi degli insegnanti non certo allettanti, per cui avrebbe preferito un figlio medico o ingegnere, ma Matematica era quello che mi piaceva studiare. Ero e sono una persona molto determinata e nelle scelte importanti non mi son fatto condizionare da nessuno, né mi sono mai pentito della mia scelta, soprattutto da quando, da alcuni anni, mi dedico alla ricerca scoprendo ogni giorno lati inaspettati di questa disciplina. Del resto la matematica è parte integrante della nostra vita… e anche giocando o, perché no!, “cucinando” in realtà ci cimentiamo in algoritmi matematici ben precisi e, per lo stesso principio, troviamo formule matematiche costruendo ad esempio delle semplici palline di carta, un caleidoscopio o ancora un biglietto con un’immagine pop-up in tre dimensioni! Sono da sempre stato affascinato dall’aspetto didattico e ricreativo che la matematica può offrire.
Fiore – Il tuo rapporto con la Matematica sui banchi di scuola?
Binetti – La Matematica mi ha sempre appassionato ed affascinato, sin dalla scuola dell’infanzia e dalla scuola primaria, dove ho avuto una docente specializzata in Matematica, che, con l’arte del gioco, mi ha avvicinato alla scienza “divina”, con estrema naturalezza e divertimento. Alle scuole secondarie di primo grado, il rapporto con la matematica è stato un po’ controverso, per via di un rapporto non del tutto idilliaco con la mia docente, che mi ha più volte fatto pesare il fatto di essere un figlio d’arte. La cosa mi disorientava parecchio soprattutto durante le verifiche. Ho poi frequentato il Liceo Scientifico di Stato di Molfetta, ora A. Einstein, dove ho avuto due maestri del calibro del prof. O. Salvemini e del prof. G. Porcelli, che mi hanno fatto tornare l’iniziale entusiasmo un po’ affievolito negli anni e mi hanno fatto riscoprire la voglia di ricerca e scoperta della matematica nella natura. Poi la scelta di cimentarmi nel corso di Studi di Matematica all’Università di Bari, e la volontà di diventare docente. Sogno raggiunto nel 2004 quando ho conseguito l’abilitazione all’insegnamento della Matematica e della Fisica presso la SSIS Puglia, sede di Bari.
Fiore – Perché la matematica è parecchio temuta da molti alunni?
Binetti – La matematica è una sinergia di rigore, intuito, fantasia, confronto e arte. Ma per sposare questa visione occorre innanzitutto sfatare il falso mito che vede la matematica come una scienza rigorosamente astratta, arida, fredda, priva di fantasia, patrimonio di una ristretta élite di persone e lontana dalla quotidianità. Il “problema” però è solo culturale… nasce dall’idea sbagliata che si ha della matematica, cioè che si nasce col “pallino della matematica”. Ricerche in ambito psicologico, però, hanno dimostrato quanto l’idea che il talento innato possano condizionare gli studenti nell’apprendimento. Ciò che i nostri studenti sono non è solo frutto delle abilità innate, ma soprattutto del modo in cui si approcciano agli obiettivi da raggiungere. Le qualità e le attitudini di base non sono infatti da considerare come elementi ereditari e immutabili, ma possono essere modificati col tempo e con l’impegno. Si tratta allora di modificare la nostra forma mentis da statica a dinamica ovvero considerare che le capacità si possono acquisire e sviluppare lungo tutto l’arco della vita. Lo sviluppo cognitivo si realizza attraverso l’integrazione tra fattori innati e fattori esperienziali e le abilità numeriche non sono esenti da questo principio.
Fiore – Risulta vero che ci si appassiona alla matematica studiandola?
Binetti – La tua affermazione la condivido, ma devo sottolineare che è fondamentale il peso del docente. E’ compito dell’insegnante sviluppare nei ragazzi prima la capacità di immaginare e progettare e poi quantificare, misurare e generalizzare. Occorre fornire ai ragazzi sfide alte, piuttosto che tendere ad abbassare il livello appena sorgono le prime difficoltà. Fondamentale, allora è cambiare rotta, rivedere il proprio modo di insegnare, riconoscere la propria staticità e trasformarsi.
Fiore – Carl Jacobi, un grande della matematica, afferma che se l’unico fine della scienza, della filosofia o dell’arte è l’onore dello spirito umano, la matematica si crea per l’onore dello spirito umano. In altri termini conoscere la matematica è una finestra sul mondo. Sei d’accordo?
Binetti – Sono assolutamente d’accordo, del resto nel Saggiatore Galileo Galilei diceva: «La filosofia [della natura] è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto dinanzi a gli occhi (io dico l’universo), ma non si può intendere se prima non s’impara a intender la lingua, e conoscere i caratteri nei quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezzi [sic] è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto». In altre parole per interpretare la natura che ci circonda, dobbiamo conoscere la matematica. Senza pensare alle innumerevoli implicazioni della matematiche nei più svariati ambiti economico, bancario, sociale e, perché no!, nella cittadinanza attiva.
Fiore – Nel leggere il tuo lavoro ho ricavato l’idea che ti piace giocare con la matematica e raccontarla agli studenti in modo da provocare piacere ed emozioni positive. Tra l’altro, la mia riflessione trova conferma nelle parole dell’autore della prefazione, il prof. Francesco Sicolo, Consigliere Nazionale di Mathesis, quando scrive che la “caratteristica originale di Matematica & Cucina è quella di scardinare l’immagine della matematica come disciplina astratta e fredda per presentarla come disciplina concreta, versatile, per certi versi elegante e misteriosa, legata alla realtà che ci circonda e presente in ogni ambito… anche in cucina!”.
Binetti – Erroneamente, molti pensano che la conoscenza più alta possibile della matematica sia una conoscenza avente tutti i paradigmi della più alta razionalità. Oggi, però, più che mai, si auspica che la matematica non sia considerata solo come disciplina legata ad un freddo ragionamento, ma venga “sentita”, “vista”, “intuita”. Una matematica “sensibilizzata”, studiata a fondo, sulla quale si sia meditato a tal punto da rendere molte “cose” immediate. In questa maniera, si incentiva la motivazione attivando in un clima sereno, disteso, anche un po’ goliardico, naturali stimoli di curiosità anche in quegli allievi con lacune tecniche ma dotati di discrete capacità intuitive, argomentative e di ragionamento, troppo spesso << bollati >> ed emarginati nell’ attività di classe. La letteratura in didattica è piena, infatti, di esempi in cui l’utilizzo di metodi “genuini” e locuzioni “pregnanti”, nella pratica quotidiana dell’insegnamento, favorisce l’acquisizione di concetti che non saranno più dimenticati, neanche volendo.
Fiore – E allora, caro Corrado, piano piano apriamo la finestra sulla cucina dell’Istituto Alberghiero di Molfetta, forti della consapevolezza che la matematica è arte, estetica, armonia, equilibrio, bellezza, cardini importanti ed essenziali anche nella preparazione e presentazione di un piatto.
Binetti – L’input a questo mio “nuovo” approccio alla Matematica mi è stato offerto dal “Concorso turistico enogastronomico”, che da oltre un decennio si realizza presso la mia scuola, l’Istituto Alberghiero di Molfetta (Ba).
In esso vengono strutturati, in chiave multidisciplinare, dei percorsi didattici partendo da alcune ricette culinarie che gli studenti devono realizzare nel concorso. Ho cominciato così ad agganciare alle ricette scelte argomenti matematici anche non strettamente legati al programma curriculare e a pubblicare i lavori nel Periodico di Matematicae di Mathesis Nazionale e, ultimamente, a raccoglierli nel mio libro.
Il titolo del libro, “Matematica & Cucina: formule e ricette in Puglia”, edito da Giazira Scritture, con sede in Noicattaro, ha quindi lo scopo di far emergere la doppia visione del mondo della matematica. Una matematica non vista come qualcosa di astratto, lontana dalla nostra vita quotidiana e spesso incomprensibile, bensì umanizzata con implicazioni e diramazioni in oggetti e situazioni di tutti i giorni, come per esempio nella cucina.
Fiore – Possiamo paragonare la tua idea di matematica bella, frizzante, allegra, concreta, armoniosa, fantasiosa all’avventura della mente che della cucina aveva Gualtiero Marchesi quando sosteneva che la cucina è totale e ri-creativa? Totale, perché la cucina è cibo, ri-creativa perché “una cucina ri-creativa si rinnova, non si arrende all’evidenza delle mode o degli interessi costituiti, ma ricrea, vivifica un desiderio di semplicità e di bontà, scaturito dal fatto che il cibo ci sostiene e ci dà piacere. In altre parole ci ricrea, quotidianamente, più volte al giorno”.
Binetti – Assolutamente sì, questo incipit è stato il pretesto per presentare la mia idea di matematica che, come la cucina, è una sinergia di rigore, intuito, fantasia, confronto e arte e per avviare una serie di digressioni, a volte inaspettate ma sempre rigorose, che non riguardano solo la matematica, ma anche la storia della matematica e della scienza, la filosofia, la cultura in generale ed anche, evidentemente, la “scienza culinaria”.
Fiore – Mi stai dicendo che c’è bisogno di una visione del ruolo docente più moderna, più positiva, meno cattedratica, più inclusiva e più capace di tessere una rete – scuola libera da paure e timori verso qualsivoglia disciplina ad incominciare dalla matematica, considerata a torto la più fredda delle materie, in modo da avere, come scrivi nell’introduzione, “una scuola bella, viva, sana”?
Binetti – Oramai negli ultimi anni la visione del docente è cambiata: non più attore che si rivolge ad una platea di spettatori… più o meno muti e rassegnati, ma regista educativo capace di sostenere e promuovere la crescita culturale del singolo, ampliandone l’orizzonte di esperienze, creando un clima sociale positivo che favorisca il lavoro di gruppo e l’aiuto reciproco e solleciti l’iniziativa, l’autodecisione, la responsabilità personale. In tal modo, l’insegnante offre ai ragazzi gli strumenti per vincere le sfide, promuovendo un approccio nuovo, vitale e anche gioioso a questa disciplina tanto rigorosa da sembrare quasi disumana. Gli studenti devono uscire da scuola con gli strumenti base per accedere alla conoscenza, formati e in grado di continuare ad accrescerli, ma soprattutto innamorati della cultura del leggere, del sapere, delle arti, degli studi. Ecco quindi la visione di una scuola bella, viva e sana.
Fiore – Da dove è partita questa tua convinzione della necessità di un cambio di passo nella scuola italiana?
Binetti – Nel lavoro quotidiano e nell’instaurare rapporti con gli studenti. Come dico spesso loro, io sin da quando ero adolescente ho mangiato a casa pane e professionale. I miei genitori, per scelta, sono rimasti per tutta la loro carriera in istituti professionali, consci che in quella tipologia di scuola i ragazzi avessero bisogno della figura di docenti stabili con cui confidarsi all’occorrenza… Non dimentichiamo che al professionale vengono mandati ragazzi poco inclini allo studio, spesso considerati “studenti di serie C”, non degni di varcare le porte di un liceo, perché adatti solo a lavori manuali, che non implicano l’uso dell’intelletto e del ragionamento. Devo dire che le maggiori soddisfazioni invece sono venute da questi studenti, che, magari, con la semplice intuizione riescono a darti degli input per un nuovo modo di fare didattica. Vi racconto un episodio che mi è successo recentemente, preparando i miei studenti di quinta all’Esame di Stato 2023. Durante gli ultimi giorni di scuola uno studente si è presentato a scuola con il testo di una canzone dei Pinguini Tattici Nucleari: “Coca Zero”, che cita testualmente: “Chissà per quanto reggerà la legge di Pareto…”, orgoglioso del fatto che il principio del famoso matematico italiano, Vilfrido Federico Damaso Pareto, alla base dell’alimentazione per la creazione delle diete, fosse stato citato in una canzone dei suoi beniamini, quasi a conferma dello stretto legame che c’è tra un nuovo modo di fare scuola ed il mondo reale che ci circonda. Ormai l’ossessione ai programmi ministeriali su cui rimanere fossilizzati deve scomparire e si deve dare spazio ad un nuovo modo di fare scuola basato sugli input e gli interessi degli studenti per averla più moderna e più frizzante.
Fiore – Mentre scrivevi il libro, avevi in mente una tipologia di lettori diversa dagli studenti?
Binetti – Certo, il mio libro non ha un target ben preciso, è rivolto non solo agli studenti ma a tutti coloro che, come me, sono appassionati di divulgazione scientifica e vogliono scoprire qualcosa di seducente ed estroso ma anche alla gente comune. Ecco perché volutamente ho scelto un linguaggio semplice e chiaro. Matematica & Cucina infatti possono produrre oggetti di grande eleganza e bellezza.
Fiore – Il titolo del tuo volume “Matematica & Cucina. Formule e ricette in Puglia” ha quindi lo scopo di…
Binetti – … ha lo scopo di far emergere la doppia visione del mondo della matematica. Una matematica non vista come qualcosa di astratto, lontana dalla nostra vita quotidiana e spesso incomprensibile, bensì umanizzata con implicazioni e diramazioni in oggetti e situazioni di tutti i giorni, come per esempio nella cucina. Perché, a guardar bene, anche in questo regno dei profumi e dei sapori, dietro al getto d’acqua del rubinetto o alla forma di una pentola, possono emergere insospettate alchimie matematiche, a volte tutt’altro che elementari. L’importante è sapersi porre delle domande. Ogni oggetto può diventare lo spunto per una scoperta matematica calata nella realtà, sfatando la leggenda di una disciplina evitata da molti perché troppo astratta… ed è quello che troverete nel menù del libro!
Fiore – I quattro capitoli del tuo libro sono quattro magnifiche portate pugliesi nate spontaneamente durante le lezioni, senza alcuna forzatura, se non addirittura dall’ispirazione di qualche alunno… ma soprattutto?
Binetti – Vorrei sottolineare che le portate del menù presenti nel libro, sono presentate così come sono nate durante le lezioni, spontaneamente, senza forzature, alcune scaturite dalla illuminazione di qualche alunno, altre dal mio intuito o dalla lettura di testi deputati ma soprattutto dalla mia voglia di promuovere prodotti tipici del nostro territorio e di sperimentare e di ricercare buone prassi nell’insegnamento, progettando esperienze laboratoriali in situazioni problematiche finalizzate a stimolare la conquista di alcune abilità matematiche e a migliorare la capacità di comunicare con un linguaggio sempre più pertinente e corretto.
Fiore – E ora, sia pure in sintesi per non rompere l’incantesimo della lettura della tua fatica, eccoci al menù. Prima portata: Dalla Spuma di Carote a Fibonacci e Mandelbrot.
Binetti – Ho creato con i consigli dei colleghi di settore un menù completo: il libro presenta gustose ricette scientifico – culinarie, per tutti quelli che la matematica hanno sempre stentato a digerirla…,dove l’arte e la creatività si sposano in modo intrigante e originale con la logica e la scienza, in cui io, nella doppia veste di docente – cuoco, ho tentato di abbattere un po’ di pregiudizi verso una disciplina così essenziale nella nostra vita di tutti i giorni, con la speranza di aver reso appetitosa e desiderabile l’arida, incomprensibile e fredda matematica.
Fiore – Leonardo Pisano ovvero Fibonacci con la sua successione o sequenza e Benoit Mandelbrot, matematico polacco, con i suoi frattali cosa c’entrano con la spuma di carote? Forse perché la sequenza di Fibonacci e i frattali di Mandelbrot li ritroviamo anche in natura, per esempio nella disposizione delle foglie su un ramo, nella forma delle conchiglie di alcuni molluschi oppure dei fiori in cui c’è un numero preciso di petali che si distribuiscono in modo frattale?
Binetti – Dici bene, Vincenzo, quando guardiamo la natura che ci circonda in qualunque posto noi andiamo, o anche semplicemente quando ci stupiamo della metamorfosi nella crescita di una piantina, stiamo assistendo allo sviluppo di varianti matematiche, di cui è intrisa la Natura. Osservare la geometria dei fiori, dei frutti e delle piante, ma anche di una stella marina o di un guscio di una chiocciola, notare la presenza di forme e strutture ricorrenti è un’attività stimolante che può riservare ancora grandi sorprese. Grazie a J. Keplero si è riusciti a collegare la successione di Fibonacci con gli aspetti botanici; in particolare nelle sue ricerche sulla fillotassi (termine che deriva dal greco phyllon = foglia e taxis = ordine) che studia la disposizione spaziale delle foglie, è riuscito a mettere in evidenza pattern regolari, cioè certi particolari numeri e alcune geometrie a spirale che sono tra loro strettamente connessi. Andando più a fondo nell’analisi delle infiorescenze della carota selvatica si nota che la struttura di base viene ripetuta un numero finito di volte. Si tratta di organismi la cui forma è assimilabile a quella di un frattale, concetto matematico sorto in anni relativamente recenti, appena nella metà del secolo scorso, per opera di Mandelbrot. I frattali sono oggetti geometrici, dotati di auto similarità, la proprietà per cui una parte della figura è geometricamente simile all’intera figura, anche se in scala ridotta.
Fiore – Seconda portata: Dalla Tiella Barese alla Topologia ovvero quel Pietro che, in occasione del Concorso Turistico Enogastronomico 2016 che si sarebbe svolto presso l’Istituto Alberghiero IPSEOA di Molfetta, una scuola di frontiera del Sud Italia, “vuol dimostrare prima a se stesso e soprattutto ai docenti che non credono in lui, che può dire la sua, che in un’attività alternativa alla classica lezione tradizionale può tirar il meglio di sé”.
Binetti – La mia è una scuola di frontiera, ma non per questo di secondo piano, è fucina di talenti nel campo enogastronomico: credo la prima scuola in Italia, per chef stellati. Il Concorso Turistico Enogastronomico (si tratta di elaborare un percorso didattico in chiave multidisciplinare costruito all’interno del curricolo) è una straordinaria occasione riservata alle classi del biennio e del triennio, per valorizzare le eccellenze, per potenziare le attività di laboratorio, per sperimentare forme di programmazione per competenze e per attivare strategie complesse di recupero e di rimotivazione degli alunni in difficoltà, per Pietro vuole essere fonte di riscatto: è una chance unica, vuol dimostrare in primis a se stesso e soprattutto ai docenti che non credono in lui, che può dire la sua, che in un’attività alternativa alla classica lezione tradizionale può tirar fuori il meglio di sé.
Fiore – E la domanda nasce spontanea, caro Corrado… Cosa c’entra la topologia, branca della matematica che studia come cambiano le proprietà di forme e figure quando queste sono sottoposte a deformazioni come allungamenti, torsioni e stirature, senza modifiche come strappi o sovrapposizioni, con la tiella barese o tiedda?
Binetti – C’entra! Perché ci si pone il problema di stabilire per presentare in tavola la famosa “Tiella” se è preferibile usare una pirofila o una pentola da forno con due manici. La differenza tra i due oggetti è fondamentale! Una pirofila non ha buchi: possiamo infatti immaginarla come un pallone sgonfiato. Una pentola da forno con due manici, invece, assomiglia piuttosto ad un salvagente sgonfio per due, per via dei due “buchi” delle impugnature. L’enigma si risolve dimostrando che le pentole da forno con due manici sono topologicamente “ideali” per servire a tavola la Tiella!!!
Fiore – Conclusione…Pietro vince la paura, Pietro dimostra che “la matematica non è astrattismo… ma è creatività, è poesia, è musica, è arte…è vita!” Un bel messaggio da un istituto scolastico di frontiera! Mi sbaglio?
Binetti – No, non ti sbagli! Nelle nostre scuole di frontiera, abbiamo molti Pietro, sta a noi insegnanti tirar fuori il meglio di loro stessi, senza preclusioni, dando spazio alla loro fantasia ed alle loro opinioni, in questo modo creeremo in classe un clima favorevole, incrementeremo la motivazione negli studenti, consentiremo all’allievo di fare esperienze stimolanti ed appaganti, in questo modo egli vedrà nel docente da una parte un abile regista che dirige e stimola l’apprendimento, dall’altro un proprio pari impegnato in prima linea, insieme a lui nel percorso di ricerca-azione.
Fiore – Terza portata: Dai Gamberi Rossi di Gallipoli alla Vesica Pescis ovvero quella ricetta “amore al primo assaggio”.
Binetti – Questa ricetta è un mix di “pugliesità”, si passa dalla mandorle di Toritto, frutto principe della Murgia barese, ai gamberi rossi di Gallipoli, crostacei caratteristici del Salento, e raggiunge il tacco pugliese in un solo morso, perché è una sinfonia tra croccantezza della mandorla e la dolcezza del gambero, che si uniscono in maniera quasi simbiotica.
Fiore – Meraviglioso, direi miracoloso, l’accostamento dei due simboli, la vesica piscis, la vescica del pesce, e la mandorla, semi da cui scaturiscono tutte le figure geometriche, tanto da far sostenere a Platone che il mondo era stato organizzato partendo da forme e numeri, senza la necessità di utilizzare molte parole.
Binetti – Le origini della forma della mandorla (Mandorla Mistica o Vesica Piscis) vanno fatte risalire secondo la tradizione filosofica e religiosa ad una branca della geometria chiamata “Geometria Sacra”, in cui a certe forme o proporzioni geometriche sono attribuiti significati simbolici e sacri. Uno dei simboli più significativi della Geometria Sacra è la Vesica Piscis, un simbolo arcaico di forma ogivale di per sé semplice ma dalla grande forza evocativa e simbolica che accompagna la spiritualità umana da millenni.
Fiore – Insomma un grande potere quello della matematica…
Binetti – …Sì, perché ti offre un modus vivendi per poter leggere il mondo con occhi da esploratore e con la meraviglia di un bambino.
Fiore – Quarta ed ultima portata: Dalla Panna Cotta alla Teoria delle Categorie ovvero la coniugazione delle tue due passioni, la Pasticceria e la Matematica per avere sviluppo di modelli matematici per la preparazione della Panna cotta.
Binetti – La Matematica e la Pasticceria sono da sempre le mie grandi passioni: per fare un buon dolce, si sa, ci vogliono intuito e precisione: il primo per decidere come farlo, la seconda per poi di fatto prepararlo. Così come nella matematica: un teorema richiede intuito per capire come approcciarlo e precisione per dimostrarlo o confutarlo.
Fiore – E il tutto grazie alle costrizioni del COVID-19 e di conseguenza alla lettura di “Biscotti e Radici quadrate” di Eugenia Cheng, esuberante professoressa di Matematica Pura all’Università di Sheffield, che nel suo libro spiega la bellezza di questa disciplina e la impasta con la sua forte passione per la cucina e in particolare per la pasticceria…
Binetti – La prof.ssa Eugenia Cheng con il suo libro “Biscotti e Radici quadrate” è stata fonte di ispirazione sia per la stesura del libro, che per quella di questo capitolo: in questo libro a calamitare la mia attenzione è stato un paragrafo sulla crema pasticcera. E così, quasi per gioco, ho voluto testare se lo stesso approccio metodologico potesse essere applicato alla preparazione di un altro dolce di squisita bontà, di facile esecuzione all’apparenza, ma che invece presuppone un rigoroso susseguirsi di operazioni precise nell’ordine e nella combinazione: la PANNA COTTA ALLE MANDORLE PRALINATE, provando a svelare i sotterranei matematici in cucina.
Fiore – Ecco così venir fuori dalla panna cotta, dalla pasticceria, dalla solitudine del lockdown, grazie alla testardaggine della curiosità degli studenti e agli stimoli del docente, una messe di informazioni sulla teoria delle categorie con l’immagine fragrante, desiderabile e cremosa della temibile e spaventosa matematica.
Binetti – Uno studente “motivato” è un soggetto che si attiva per un bisogno, un desiderio, un interesse particolare o una causa esterna e compie un determinato percorso per raggiungere una meta. Ciò mi ha fornito lo spunto per avvicinare in modo semplice i ragazzi alla teoria delle categorie in particolare ai diagrammi ad albero, presentando loro il contenuto su cui bisognava lavorare, dandogli senso, impegnandomi a ideare le forme migliori affinché i miei studenti potessero, partendo dal proprio bagaglio, costruire significati e nuove conoscenze. La teoria delle categorie, introdotta per la prima volta da Samuel Eilenberg e Saunders Mac Lane nel 1945, usa diagrammi con specifiche proprietà per creare strutture generali. Essa oggi fornisce una nuova prospettiva non soltanto su argomenti e metodi della matematica, dell’informatica e della fisica matematica costituendo una nozione unificante, ma anche in altri ambiti e, strano a dirsi, anche in cucina come ho cercato di mostrare in questo capitolo.
Fiore – La più bella sfida per un docente di matematica?
Binetti – Creare una scuola inclusiva: essa deve consentire a ciascun studente non solo il diritto allo studio, ma soprattutto il successo formativo. Una sfida particolarmente ambiziosa che punta sulla “motivazione ad apprendere”, condizione decisiva per avviare un percorso virtuoso di apprendimento nello studente e strumento principe per lo sviluppo della persona nella sua globalità e per il suo efficace adattamento all’ambiente. Le ricerche sull’apprendimento attestano che la motivazione può essere potenziata, migliorata, resa più adattiva, con l’esercizio e, soprattutto, nella relazione educativa. Occorre quindi far maturare nei ragazzi la gioia di imparare. Non è possibile pensare di poter fare lezione o di impegnare gli alunni nei processi di ricerca – riscoperta – reinvenzione – ricostruzione (problem solving), se essi non sono motivati.
Fiore – Conclusione…Viste le emergenze sanitarie e climatiche che stiamo vivendo e i progressi sempre più galoppanti della scienza, di cosa dovrebbero rendersi conto, oggi più che mai, gli studenti?
Binetti – L’emergenza planetaria che stiamo vivendo ha riportato la scienza in primo piano. Sono le competenze scientifiche che ci stanno permettendo di uscire fuori dalla crisi e gli alunni devono rendersi conto che la matematica è un “mezzo” indispensabile per affrontare e risolvere diverse situazioni problematiche.
Fiore – Grazie, caro Corrado, per la tua disponibilità… e per il regalo che stai facendo ai lettori non pugliesi di ScrepMagazine offrendo loro la ricetta della Tiedda ovvero di patate, riso e cozze…
Binetti – Certamente Vincenzo, è un piacere fornire la ricetta e le fasi della preparazione, nella speranza che i lettori di ScrepMagazine possano acquistare il libro, ricreare a casa tutte le ricette con il mio menù matematico – enogastronomico e sentirsi un po’ più vicini alla nostra bellissima Puglia.
Tiella Barese o “Tiedda” (in forma dialettale)
Ingredienti per 10 persone
Pomodori rossi g 300
Cipolla sponsale g 100
Zucchine g 200
Riso parboiled g 300
Patate 1 kg
Formaggio pecorino g 100
Aglio g 30
Olio evo dl2
Cozze kg1
Pangrattato g 100
Prezzemolo g 100
Procedimento
1) Pulire e sbarbare le cozze, eliminando i cirripedi e lavarle bene sotto l’acqua corrente per eliminare tutte le impurità. Aprire le cozze a metà guscio e tenere da parte la loro acqua, che sarà poi filtrata, con un setaccio a maglie strette, così da eliminare gli eventuali residui di guscio o sabbia.
2) Pelare le patate e tagliarle a fette sottili, aiutandosi con una mandolina e tenerle da parte in una terrina con acqua fredda. Tagliare a fette non molto spesse anche le zucchine.
3) Lavare i pomodori tagliandoli a fette. Tritare l’aglio, lavare e tritare finemente il prezzemolo. Infine affettare ad anelli sottili le cipolle e iniziare a comporre la tiella in una teglia da forno rotonda a due manici.
4) Porre sul fondo della teglia parte della cipolla, un po’ di aglio e prezzemolo. Disporre le patate e le zucchine a raggiera, aggiungere qualche fetta di pomodoro, salare e pepare.
Disporre ora a raggiera le cozze, sulle quali andrà distribuito il riso crudo.
Versare delicatamente da un solo lato della teglia tutta l’acqua delle cozze filtrata, che renderà più saporita la preparazione. Irrorare la superficie della tiella con olio evo e terminare con la gratinatura: spolverare con il pecorino e poi con il pangrattato.
Versare da un alto della pirofila delicatamente dell’acqua fino ad arrivare appena sotto lo strato di gratinatura.
Infornare in forno ben caldo a 200° per 60 minuti, mettendo la tiella nella parte bassa del forno.
Da servire rigorosamente in una pentola da forno, in coccio, con due manici!
Vincenzo Fiore
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