“a tu per tu con…” Stefania P. Nosnan e la notte dell’Orcolat
Friuli Venezia Giulia, 6 Maggio 1976, ore 21… e quei 55 interminabili secondi con una delle più forti e devastanti frequenze sismiche che mai si abbia verificato nell’Italia del XX Secolo.
La prima scossa è di magnitudo 6,4 della scala Richter, pari al IX-X grado della scala Mercalli.
Moltissime le repliche… le più forti l’11 e il 15 settembre, con un’intensità che raggiunge quella di maggio.
989 morti, oltre 3000 feriti, 600 mila persone coinvolte, una superficie colpita di 5.700 chilometri quadrati… una drammatica catastrofe umana, psicologica, economica, finanziaria.
18mila case distrutte, 75 mila danneggiate, 137 Comuni disastrati, 6.500 imprese compromesse, 18mila posti di lavoro a rischio, 10mila aziende agricole abbattute, altre 30mila sinistrate, 4.000 stalle e migliaia di capi di bestiame perduti.
Una regione in ginocchio… ma il Friuli tira fuori tutto il suo carattere, tutta la sua durezza, tutto il suo cuore lavoratore di non sapersi tirare indietro di fronte a nessuna difficoltà ed ecco che, ad appena due giorni dal terremoto, il Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia si riunisce e stanzia 10 miliardi di lire per l’assistenza e la ricostruzione.
Il Governo, invece, affida a Giuseppe Zamberletti l’incarico di Commissario straordinario dei soccorsi e della gestione dei fondi, ancora oggi esempio significativo e concreto di reazione a una emergenza così triste e modello riconosciuto come strada innovativa e virtuosa per la rinascita di un territorio.
Una tragedia che spinge il Friuli Venezia Giulia con la legge n.64 del 1986 a dotarsi di un’organizzazione del soccorso più efficace e capace di intervenire capillarmente sul territorio, la Protezione Civile, prima normativa in Italia di ispirazione ed esempio per la successiva legge quadro nazionale del 1992.
Lo so, vi state chiedendo, cari lettori di ScrepMagazine, perché sono andato a riprendere una pagina così dolorosa per il nostro Paese e in particolare per il popolo friulano.
La risposta?
Aver letto il romanzo, in libreria dal settembre scorso, Quando le montagne si colorarono di rosso – la notte dell’Orcolat, Edizioni Convalle, della scrittrice friulana Stefania P. Nosnan.
Un romanzo intercettato grazie ad Adelia Rossi, autrice della prefazione e recentemente ospitata negli spazi di ScrepMagazine per parlare della sua poesia.
Un romanzo che non si può non leggere se si vuol meglio comprendere l’animo del friulano e mettere a fuoco i sentimenti reali e concreti che aleggiavano in quel tragico segmento temporale.
In tutto questo l’autrice è stata molto brava perché ha saputo tenere alla larga qualsiasi tentazione di scivolare lungo il binario della retorica e del pietismo…
Non le sarà stato per nulla semplice, come per Adelia Rossi non lo è stato scrivere la prefazione, se è vero com’è vero che, quando l’editrice, Stefania Convalle, la incaricò di scriverla, comprese che avrebbe fatto tanta fatica per tenere a bada i sentimenti che, già il solo titolo, le scatenavano.
“Mi sono sentita – mi dice al cellulare Adelia Rossi, ribadendo quanto già scritto nella prefazione – come se all’improvviso mi avessero scagliato nelle viscere della Terra per poi venire di nuovo rigettata nuda ai piedi di cumuli di rovine.
Una forte emozione scorreva su di me come i brividi sulla pelle.
Il ricordo di quel 6 maggio 1976, per mia fortuna solo narrato e quello invece dell’11 settembre che ho vissuto direttamente sulla mia pelle, essendomi recata proprio in quei giorni a trovare i miei cari, mi ha fortemente turbato e ancora mi turba.”
E ancora aggiunge: “Mi commuove il sapere che l’autrice appartiene alla mia stessa terra natia, ed è sorprendente come ogni cosa narrata, attraverso le sue parole, acquisti un significato ancora più intenso.
Prendono forma in Quando le montagne si colorarono di rosso – la notte dell’Orcolat racconti più volte uditi e apparentemente tutti uguali perché medesima è stata la disperazione, ma diversi nel vissuto di ognuno.
Stefania ha saputo cogliere di quei momenti, dove l’unico a urlare in silenzio era il dolore straziante dei sopravvissuti, il tormento e la sofferenza per quelle vite che in pochi secondi sono sprofondate nell’oblio della morte, senza avere nemmeno il tempo di uno sguardo verso i propri cari, nel tentativo di poterli guardare un’ultima volta.”
Ma chi è Stefania P. Nosnan?
Stefania, sposata da oltre trent’anni con tre figli e due nipoti, orgogliosamente friulana, nasce a Udine nel 1970, vive per dieci anni nel Lazio, precisamente ai Castelli Romani, per poi fare ritorno alla sua regione d’origine.
Diplomata come tecnico dei servizi sociosanitari, presso l’Istituto professionale G. Ceconi di Udine, negli anni ha partecipato a numerosi corsi di webdesigner, grafica e progettazione informatica.
Direttrice editoriale dal 2018 di Life Factory Magazine e Z Magazine, conduce il format televisivo Libri&Dintorni su VideoFashionTv e YouTube e collabora con alcuni magazine.
Commissaria della Commissione Pari Opportunità di Udine, fa parte del locale gruppo Gilda, promotore di non pochi eventi culturali cittadini.
Nel corso degli anni pubblica “I sussurri dell’Anima“, raccolta di poesie, i romanzi “La verità nascosta”, “La bicicletta nera” tratto da una storia vera e nel 2018 in concorso per il Premio Campiello e il Premio Stresa, “Una salita per amore”, “È scritto nelle stelle”, “Il tempo fra noi”, “C’erano tre rose rosse”, “Il patto delle aquile”, il racconto “Mattina” nella raccolta Historica Racconti Friulani-Giuliani e Sangue agli Dei un giallo ambientato in una riserva Navajo.
Fiore – Ed eccoci, cara Stefania P. Nosnan, a Quando le montagne si colorarono di rosso – La notte dell’Orcolat che possiamo senza ombra di dubbio definire una testimonianza concreta dell’amore per il tuo Friuli…Mi sbaglio?
Nosnan – No, non ti sbagli. Dopo il primo libro sul terremoto scritto da Bruna Sibille-Sizia, che passava la visione dell’accaduto passava tramite gli occhi di un cane, ho voluto riprendere in mano questa tragedia ma attraverso una normale famiglia friulana.
Fiore – Come e dove hai vissuto quelle tre fatidiche date ovvero il 6 maggio e l’11 e il 15 settembre 1976?
Nosnan – Sono momenti che non si dimenticheranno mai. Il 6 maggio ero nel mio letto e mia madre salvò mia sorella e me, portandoci in giardino. L’11 e il 15 settembre invece eravamo in tenda dove vivevamo da maggio. Anche se abitavamo a Udine abbiamo sentito molto bene il terremoto: dobbiamo ricordare che fu avvertito fino a Milano e Bologna.
Fiore – Quindi sei stata testimone oculare della forza e dell’orgoglio con cui la popolazione friulana ha ricostruito senza polemiche e scandali fabbriche, case, scuole e chiese…
Nosnan – Esatto! Nella circostanza il carattere friulano è emerso prepotentemente. Siamo gente che preferisce fare tanto e parlare poco. Infatti, nel giro di poco più di 10 anni tutto è tornato in piedi. Grazie anche alle Amministrazioni Comunali di allora e al Vescovo Mons. Battisti. Fu sua l’idea di dare la precedenza alle fabbriche.
Fiore – Quanto di te e delle altre migliaia di famiglie friulane c’è nella storia di Michela Degano e della sua famiglia?
Nosnan – Michela Degano e la sua famiglia sono il frutto di tutte le famiglie friulane coinvolte. Posso dire che le vicende tra Elisabetta e Giulia, le due sorelle, sono un mio ricordo di bambina.
Fiore – Perché non hai localizzato la storia narrata in uno dei comuni colpiti dal sisma?
Nosnan – Non era possibile… avrei fatto un torto agli altri e non mi sembrava giusto. Ho preferito costruire un paese immaginario, rubando piccoli pezzi dei paesi coinvolti nel sisma.
Fiore – Fasin di bessôi… ovvero?
Nosnan – Facciamo da soli… ed è quello che il popolo friulano ha sempre fatto. Anche negli ultimi eventi come il maltempo il Friuli ha subito molti gravi danni, ma nessun media nazionale lo ha riportato o messo in evidenza… un po’ come se l’Italia finesse con il Veneto.
Fiore – Perché non hai avvertito prima il bisogno di riprendere tra le mani i brividi, le paure, le lacrime del 1976?
Nosnan – Era un progetto a cui tenevo molto… e c’è voluto tempo per metterlo suì “carta”. Il lockdown mi ha aiutato a farlo.
Fiore – Quale traccia vuoi lasciare con questo tuo romanzo?
Nosnan – Far conoscere alle nuove generazioni quello che i nonni e i genitori hanno fatto. Il sacrificio e il dolore di una Regione e l’orgoglio della sua popolazione.
Fiore – Penso che per te non sia stato affatto facile non impantanarti nella retorica vista la particolarità del racconto…Qual è stato il segreto di tutto questo?
Nosnan – Desidero dare al lettore quello che piacerebbe leggere a me. Quindi, mi addentro in alcune particolari situazioni in punta di piedi, come quando si visita un museo: la guida spiega, ma lascia al visitatore assorbire quello che l’artista ha voluto esprimere.
Fiore – La tua è una narrazione fluida, schietta, diretta, senza fronzoli. Quanto studio sta dietro questo risultato?
Nosnan – Essendo anche lettrice, cerco di dare al lettore quello che vorrei trovare in un romanzo. Nella realtà odierna tutti abbiamo fretta e ritagliarsi del tempo per leggere diventa sempre più difficoltoso: è il motivo per cui non mi piace essere prolissa, altrimenti si rischia di stancare.
Fiore – Come pensi di promuovere questa tua ultima fatica?
Nosnan – Sto girando l’Italia con le varie presentazioni. Sono reduce da tre appuntamenti nel Lazio ai Fogolar Furlan; prossimamente sarò in una scuola media in Friuli, poi ad Ampezzo, a Forni di Sotto, etc… diciamo che al momento sono impegnata fino al 6 maggio 2024 con la presentazione a Buja.
Fiore – Quanto ti piace interagire con i tuoi estimatori?
Nosnan – Molto… è la parte che amo di più nelle presentazioni.
Fiore – Ho letto che Hannah Arendt, Ken Follett, James Patterson e Agatha Christie sono tuoi modelli letterari! Chi ha influito maggiormente nella stesura del tuo Quando le montagne si colorarono di rosso – La notte dell’Orcolat?
Nosnan – A dire il vero nessuno… Arendt e Follett sicuramente nel genere storico che di solito scrivo, come Patterson e Christie per i gialli. Quest’ultimo genere mi rilassa, diciamo pure che il crime è terapeutico.
Fiore – Mi parli della leggenda dell’Orcolat?
Nosnan – L’Orcolat non è altro che l’Orco cattivo che vive sottoterra e quando si arrabbia fa tremare le montagne. Lo hanno usato post sisma per cercare di spiegare ai bambini quello che era successo.
Fiore – Progetti in itinere oltre che portare in giro “Quando le montagne si colorarono di rosso”?
Nosnan – Tantissimi… non sono capace di stare ferma. Ho pronto il nuovo romanzo storico e un giallo. Ora devo solo decidere quale pubblicare.
Fiore – La mia conclusione? Con le parole dell’autrice della postfazione Paola Zandomenego.
“Il terremoto che ha colpito il Friuli non è stato solo un evento catastrofico per le vittime e per chi ha perduto per sempre l’affetto dei propri cari ma anche un terremoto emotivo che mai sarà cancellato dalla mente e dal cuore di chi, anche solo in parte, l’ha vissuto”.
E oggi noi l’abbiamo rivissuto. Grazie, cara Stefania…
Nosnan – Grazie a te, Vincenzo, per lo spazio e ai lettori di ScrepMagazine.
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