“a tu per tu con…” la poesia evolutiva di Yuleisy Cruz Lezcano

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 La poesia evolutiva di Yuleisy Cruz Lezcano

Yuleisy Cruz Lezcano, come i nostri lettori sanno, di lei ce ne siamo occupati nell’intervista apparsa sul nostro blog esattamente un anno fa, è cubana di nascita, ma italiana di adozione sin dal 1992.

Oggi vive a Marzabotto, comune italiano di 6831 abitanti della città metropolitana di Bologna, dove ha trovato il suo habitat affettivo e artistico e la giusta ispirazione per la sua poesia, i suoi racconti, la sua pittura e le sue fotografie.

In questi giorni l’ho ascoltata per alcune sue riflessioni sulla poesia evolutiva.

Fiore – Ognuno di noi, mentre persegue il percorso di apprendimento, si sorprende del proprio viaggio di sviluppo e cerca di avventurarsi  sempre più nell’evoluzione per riconoscere il proprio sé. E’ quanto avviene anche per la poesia evolutiva?

Cruz Lezcano – La poesia evolutiva è diversa da qualunque altra forma poetica.

Chi la scrive, quando finisce, non è più la stessa persona e, quando la trasferisce agli altri, cambia ancora.

Inoltre, chi legge, anche se non modifica la propria opinione, incomincia a formulare e considerare nuove idee.

Questo tipo di poesia lavora sia sul micro, sia sul macro, è un vero e proprio laboratorio esperienziale, crea consapevolezza e agisce a livello personale e collettivo.

È come un’erba sacra di infusi, traccia un percorso mentale e chiama a interagire tramite la parola.

Fiore – Mi stai dicendo che il poeta, mentre scrive, cammina e raggiunge il proprio lettore?

Cruz Lezcano – Assolutamente sì! Il poeta non solo scrive, ma va verso, partecipa e dà spazio per partecipare e penetrare nell’intimo delle corde di chi lo legge.

Il poeta si spoglia di ogni protagonismo e cede una parte di sé all’altro, crea una sorta di gioco che accompagna la “Personalità” a mutare e aiutare l’”Anima” ad evolvere.

La poesia evolutiva, però, deve rispettare i tempi dei lettori, che non devono essere forzati alla lettura finché non si sentono pronti, deve rispettare i tratti del loro carattere che emergono dalla gestualità, deve seguire la via dolce dei ritmi di ognuno e, in base a questi, definire le regole del gioco.

Un gioco che diviene impegnativo quando le persone che si hanno di fronte non si conoscono e si incontrano per la prima volta.

Fiore – E in questo caso cosa dovrebbe avvenire?

Cruz Lezcano – Il poeta non solo deve dominare il proprio ruolo e la propria personalità, ma deve andare oltre i fogli e i libri scritti per scrutare, osservare e comprendere le reazioni emotive degli astanti.

Questa esperienza pone il poeta anche come osservatore e il suo input è volto a creare coscienza e consapevolezza.

Non esiste poesia evolutiva se non si crea un feedback o flusso reciproco di energia.

La poesia evolutiva è “azione”: ogni ascoltatore diviene attore attivo o passivo. L’ideale sarebbe che ci sia una persona al di fuori di ogni vincolo che registri i vari livelli emotivi che le parole creano, in modo che ciascuno possa rivedersi  ed esprimere a se stesso il proprio flusso emotivo.

Fiore – Quindi la poesia evolutiva non finisce solo sul foglio…

Cruz Lezcano –  No, ma si riscrive e si amplia ogni volta che crea in un gruppo di persone condivisione, partecipazione, consapevolezza.

Nel contesto della co-partecipazione attiva, il poeta può, se coglie il coinvolgimento dei presenti, fare scegliere ai partecipanti una parola della poesia letta e chiedere se tale parola ha il valore aggiunto di far ricordare una canzone o una sensazione.

Può chiedere inoltre se la parola richiama qualche altro pensiero, così farebbe emergere un punto di contatto interiore tra il vissuto e la parola scelta.

Questa esperienza, seppur breve, può essere utile a svelare nell’immediato il livello energetico delle persone che interagiscono fra loro e a creare  un’eventuale sintonia, che porta l’energia interscambiata a un livello superiore.

Fiore – Come dire che quello che il poeta coglie nei partecipanti potrebbe essere percepito anche dagli stessi?

Cruz Lezcano –  Si, così come potrebbe succedere che le intuizioni afferrino il poeta non appena in contatto più profondo con i presenti e che gli forniscano elementi in un reciproco scambio di emozioni e sensazioni.

L’interazione, però, può rivelare anche incompatibilità.

L’importante è dare ascolto alle intuizioni perché l’affinità sentita può canalizzare l’energia verso un livello superiore.

Fiore –  A cosa serve questa energia?

Cruz Lezcano  –  Serve per affrontare la vita, è energia da spendere altrove.

Fiore –  Quali sono gli strumenti utili per lo sviluppo della poesia evolutiva?

Cruz Lezcano  –  La poesia evolutiva può servirsi della musica e del movimento libero dei corpi: ciascun partecipante può interpretarla, divenendo co-creatore di una nuova poetica del gesto.

In questo tipo di interazione non esiste nulla di simulato, ma tutto è spontaneo, quindi l’errore non esiste e nessuno dovrebbe giudicare né sentirsi giudicato.

Questa poesia esce dai modelli poetici accademici, il poeta è un cantore delle masse ma non solo… diviene un canale di trasmissione.

Così nella misura che la poesia evolutiva si arricchisce di nuovi ritmi, di nuove immagini, le parole prendono direzioni diverse, divengono libere rispetto all’intento poetico iniziale.

Questo è un tipo di poetica dell’ascolto, dell’osservazione, della tolleranza.

Il poeta lascia come ultimo messaggio ai suoi interlocutori: “La via alla creazione è in voi stessi, questa poesia l’abbiamo scritta insieme”.

 Fiore – Da cosa si alimenta la poesia?

Cruz Lezcano  –  La poesia, in generale, si alimenta dal pensiero e il pensiero è la legge del mondo.

Quindi il poeta, che si mette in gioco, impara a considerare il suo pensiero da molti punti di vista. Dall’astrazione mentale passa  al piano emotivo, attraverso lo scambio e l’immaginazione, senza nessuna forzatura.

Infine, la poesia evolutiva stabilisce un contatto che non è solo uno stare ad ascoltare ma che diviene uno scambio.

Fiore – Quindi la poesia evolutiva è una poesia che disgrega ruoli e gerarchie?

Cruz Lezcano  –  La poesia evolutiva fa del poeta un nuovo poeta, decentrato dalle vecchie forme di esibizione, dove non si ascoltano solo le voci che si portano con sé ma soprattutto le voci che arrivano dagli altri.

La poesia evolutiva dà modo al poeta di uscire dai blocchi, dalla consuetudine, dal ruolo impostato da vecchi copioni comportamentali per dare voce ai lettori. Il poeta cede la parola, cede la forma al contenuto e si allena immedesimandosi negli stati d’animo dei lettori che rivivono le sue analoghe emozioni.

Il risultato di questa interazione è una poesia sorprendente.

Il poeta impara ad ascoltarsi attraverso gli altri e ad ascoltare.

Fiore – Ascoltare è un’arte. Quando si esercita l’ascolto profondo si svuota se stessi per accogliere l’altro. Vero?

Cruz Lezcano  –  Questo nuovo modo di affrontare la poesia non rappresenta un paradigma nato dal nulla, ma una nuova assunzione di coscienza, che comporta il decentramento dell’attore principale. Rappresenta una rielaborazione teoretica dell’esperienza nata da nuove domande.

In questo contesto vorrei ricordare il pensiero filosofico di Heidegger che definisce la condizione umana come con-esserci.

Con-Esserci è, a mio avviso, la peculiarità che guida la poesia evolutiva, giacché sta alla base della struttura esistenziale della relazione stabilita dal poeta con i lettori.

Questa condizione ontologica implica che “gli altri (i lettori) non siano solo coloro che restano dopo che il poeta si è tolto. Gli altri sono piuttosto quelli dai quali per lo più non ci si distingue e fra i quali, quindi, si è anche” (Heidegger).

Fiore – Credo che ci stiamo avvicinando alla vera definizione della poesia evolutiva…

Cruz Lezcano  –  La poesia evolutiva è il pluralismo della parola, mentre la parola è distanza, materia prima, che prende la forma del contenitore.

Per tutti i ragionamenti fatti finora, possiamo definire ecologica questo tipo di poetica, in cui le entità coinvolte entrano in relazione fra loro, in modo dinamico.

Poeta e lettori, nello stesso tempo, contribuiscono a strutturare non solo la poesia (sostanza della materia prima), ma anche la sostanza di se stessi.

Fiore – Chi è secondo te il poeta?

Cruz Lezcano  –  Il poeta è un ente che si relaziona con altri enti… i lettori.

Ecco perché ritengo che la marcia verso una diversa biologia funzionale della poesia sia inarrestabile e che questa nuova forma, seppure non sostituendo la vecchia, guadagnerà sempre più spazio e consensi.

La poesia così diverrà un grande organismo che funzionerà come un unico ente, in cui gli organi si raggrupperanno in tessuti e ogni tessuto avrà la sua funzione, che produrrà cambiamenti nei vari contesti.

Come si può intuire, questa forma interattiva di fare fluire la poesia è un approccio sottoposto a continue evoluzioni. Si parte dalla poesia scritta, poi ci si trova a dover aggiustare continuamente il modo di rappresentarla nel corso delle relazioni con i lettori.

Tutto ciò implica un adeguamento della poesia ai flussi di informazione che il processo euristico veicola.

La poesia evolutiva è una pianta rampicante, cresce in base alle energie che elabora dall’interno, ma si adatta continuamente al contesto.

Fiore – Ti senti poeta?

Cruz Lezcano – Mi sento da sempre un poeta di anime, perché ritengo di creare con ogni mio verso una visione poetica dell’esistenza.

Mi specchio nella terra, cerco immagini attraverso la sua creazione, traduco e imparo dalle immagini cosa loro vogliono comunicarmi.

Le immagini non seguono il paradigma dei misteri ma offrono con la loro piccola presenza una rivelazione.

La poesia evolutiva, nella parte consumata dal poeta, a tavolino, traduce in parole quello che per gli altri è un mistero, attraverso un rituale che il poeta stesso crea.

La poesia evolutiva però si arricchisce man mano, con i diversi step che portano alla fase finale dello “scambio”.

Fiore – In altri termini siamo di fronte ad un’arte in piena crescita?

Cruz Lezcano – Credo che questo tipo di poetica sia un’arte in fermentazione, aperta ai diversi modi di trasmissione e ai diversi percorsi proposti dai poeti per raggiungere l’obiettivo del cambiamento.

Quindi questo modo di far poesia non è un esercizio di stile, ma è una pratica per imparare sul campo e, ogni poeta, a seconda del proprio bagaglio culturale, realizza il proprio percorso raggiungendo lo stesso obiettivo ma con strumenti diversi.

Sicuramente, man mano che prenderà piede questo modo di fare, ciascun poeta potrà contribuire ad approfondire le conoscenze su questo argomento, riportando la propria esperienza agli interlocutori.

Fiore – Il tuo proposito?

Cruz Lezcano – Di contribuire allo sviluppo di questo nuovo modo di affrontare la poesia.

Per fare ciò non tralascio il mito e il rito, che secondo Platone sono entità create dai poeti.

Tutto diventa mito a patto che subisca una modificazione metalinguistica. Come sappiamo, il mito è un sistema di significazione, che crea comunità.

I miti moderni, però,  sono meno compresi dei miti antichi, nonostante siano onnipresenti e quasi sempre anticipati dall’esperienza e dalla domanda sociale. Ecco perché ho deciso di ricercare le radici della poesia evolutiva nel  concetto del mito moderno perché racchiude in sé la caratteristica dell’evoluzione, della spontaneità, della estemporaneità, della improvvisazione e della rapidità della relazione.

Fiore – Quali sono i tuoi obiettivi a breve termine?

Cruz Lezcano – Avvicinare sempre più l’uomo comune alla poesia e usarla come strumento capace di agire sulle coscienze.

Fiore – La “conditio sine qua non” per fare questo?

Cruz Lezcano – È necessario che la poesia esca dai caffè, dai gruppi e dai reading poetici fra poeti e vada tra la gente.

Fiore – Quale potrebbe essere il traguardo della poesia evolutiva?

Cruz Lezcano – Riattivare la creatività, la capacità di esprimersi e di interagire con il linguaggio delle immagini, così da accendere nei partecipanti la capacità di dare voce alle proprie immagini e di riportare alcuni stati emotivi inconsci verso la coscienza consapevole.

Logicamente, questo obiettivo è più facilmente raggiungibile nella misura in cui la poesia evolutiva diventi un progetto a step negoziato, in cui ogni partecipante decida di programmare nuovi incontri, come in una sorta di laboratori in presenza.

Fiore – Altro?

Cruz Lezcano – La poesia evolutiva può essere vista anche come uno strumento terapeutico, soprattutto se concepita nell’ambito di una serie di incontri, in cui il poeta nutre ed è nutrito dallo scambio.

Questo nuovo modo di fare poesia, secondo me, può essere molto utile nelle scuole e nelle comunità frequentate da persone con sofferenze psicosomatiche.  Può essere vista anche come percorso itinerante, perché riproponendo lo stesso percorso a un target diverso, si possono cogliere le differenze ed imparare dai propri percorsi.

Fiore – Il tuo sogno?

Cruz Lezcano – Di trovare collaboratori fra i poeti che credano in questo tipo di percorso e mi aiutino  con iniziative e nuove idee, ad arricchirlo.

 La poesia evolutiva di Yuleisy Cruz Lezcano

 … a cura di Vincenzo Fiore

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

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Vincenzo Fiore
Sono Vincenzo Fiore, nato a Mariotto, borgo in provincia di Bari, il 10 dicembre 1948. Vivo tra Roma, dove risiedo, e Mariotto. Sposato con un figlio. Ho conseguito la maturità classica presso il liceo classico di Molfetta, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bari con una tesi sullo scrittore peruviano, Carlos Castaneda. Dal 1982 sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti. Amo la Politica che mi ha visto fortemente e attivamente impegnato anche con incarichi nazionali, amo organizzare eventi, presentazioni di libri, estemporanee di pittura. Mi appassiona l’agricoltura e il mondo contadino. Amo stare tra la gente e con la gente, mi piace interpretare la realtà nelle sue profondità più nascoste. Amo definirmi uno degli ultimi romantici, che guarda “oltre” per cercare l’infinito e ricamare la speranza sulla tela del vivere, in quell’intreccio di passioni, profumi, gioie, dolori e ricordi che formano il tempo della vita. Nel novembre 2017 ho dato alle stampe la mia prima raccolta di pensieri, “inchiostro d’anima”; ho scritto alcune prefazioni e note critiche per libri di poesie. Sono socio di Accademia e scrivo per SCREPMagazine.

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